MONICA PIERACCINI
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Toscana quanto sei cara Seconda in Italia L’inflazione costerà 1.600 euro a famiglia

A pesare sui bilanci anche gli aumenti della benzina e dei trasporti. Il picco dei prezzi tra giugno e luglio, ora andamento in calo. Lucibello (Mercafir): "Controlliamo che non ci siano speculazioni". .

Toscana quanto sei cara Seconda in Italia L’inflazione costerà 1.600 euro a famiglia

di Monica Pieraccini

In Toscana decelera l’inflazione di un punto percentuale, attestandosi al +7,2 % annuo, ma non basta a calmierare i prezzi al dettaglio. La nostra regione è la seconda in Italia per tasso di inflazione, tanto che Unc, l’Unione nazionale consumatori, stima una stangata annua sulle famiglie da 1.600 euro, con un picco che sfiora i 1.800 euro a Firenze. Bottigliette di acqua da mezzo litro a 3,50 euro, coni gelato a 5 euro, schiacciate ripiene a 7. Tutto, sul nostro territorio, meta gettonatissima in questa estate 2023 in cui si è tornati a viaggiare come non accadeva dal 2019, è rincarato.

Dal 24 luglio sono scattati gli incrementi delle tariffe di Poste Italiane su raccomandate e spedizioni in genere, dal 1 agosto aumenteranno i biglietti urbani ed extraurbani di Autolinee Toscane.

Sempre sul fronte trasporti, aumenti a due cifre si sono registrati per i voli nazionali (+29 per cento), mentre è tornata sopra i 2 euro la benzina sulla rete autostradale, "portando il costo di un pieno a toccare quota 110 euro", fa presente Codacons Toscana. "Se poi si allarga il confronto allo stesso periodo del 2021, si scopre che benzina e gasolio costano oggi circa il 14 % in più, con un aggravio di spesa di oltre 11 euro a pieno", prosegue l’associazione dei consumatori. Tempi durissimi anche per le famiglie che hanno un mutuo a tasso variabile puro e sono nei primi anni del loro piano di rimborso: il rialzo dei tassi di interesse deciso dalla Bce – il nono in un anno e mezzo – farà aumentare la rata di quasi 290 euro (stima di Facile.it). Caro anche il carrello della spesa. Per i prodotti alimentari l’inflazione resta al +11 per cento rispetto a giugno 2022. Ad aumentare sono soprattutto i beni a più alta frequenza di consumo, come quelli di prima necessità. La pasta, per esempio, secondo una recente analisi di Altroconsumo, costa il 6 per cento in più rispetto al 2022 e il 32 per cento in più rispetto al 2021. Due anni fa, infatti, si pagava mediamente 1,28 euro al chilo, è salita nel 2022 a 1,59 euro per poi passare a 1,69 a giugno 2023.

Nelle ultime settimane anche i prodotti ortofrutticoli si sono dimostrati tra i più inflattivi. I prezzi all’ingrosso dei meloni hanno sfiorato aumenti del 150 per cento in più rispetto ad un anno fa, quelli dell’anguria l’80 per cento in più, ma rincari si sono registrati anche su pomodori e fagiolini, dell’ordine del 20-30 per cento. A far lievitare i prezzi all’ingrosso, soprattutto quelli su poponi e cocomeri, spiega il presidente di Mercafir, Giacomo Lucibello, è stata la carenza del prodotto sul mercato in un momento in cui, con il caldo, è aumentata la domanda. "Non c’è però un allarme prezzi, controlliamo che non ci siano speculazioni sul mercato all’ingrosso e non le abbiamo registrate. Gli aumenti sono quasi del tutto rientrati e ci sono alcuni ortaggi, come i cetrioli e i pomodori grappolo, che registrano flessioni, rispettivamente, del 30 e del 10 per cento in meno rispetto allo scorso anno". Secondo la ‘borsa della spesa’ di Bmti, la Borsa merci telematica italiana, si potrebbero però registrare di nuovo degli aumenti sui meloni, a causa delle forti grandinate al nord Italia. Resta "medio alto", tra gli altri, anche il prezzo dei finocchi.