Un simbolo che divide. La Spezia e la ciminiera: "Va abbattuta. Anzi no"

La vecchia ’torre fumaria’ della centrale Enel ancora oggi svetta imponente. Il sindaco: "C’è altro da valorizzare". L’ambientalista: "Il reperto va recuperato".

Arrivando alla Spezia dall’autostrada la grande ciminiera Enel è la prima cosa che ti si para davanti, simbolo di una storia industriale della città che per la gran parte appartiene al passato e forse, sotto una veste completamente rinnovata, anche al futuro. Intere generazioni di spezzini, quando rientravano da una settimana di vacanza con l’intera famigliola sulla loro macchinina ricolma di valigie, appena scorgevano il grande complesso industriale, sentivano aria di casa. Un’aria che però per tanti anni, a causa di miliardi di tonnellate di carbone bruciati, la centrale di Vallegrande ha reso nerastra e carica di polveri.

I ricordi legati alle ciminiere, un tempo i camini erano quattro, oltre ad avere un qualche risvolto sentimentale, sono quindi anche tragici perché in qualche modo connessi alle tante morti premature registrate nei quartieri di Levante e riconducibili a patologie respiratorie. Negli anni ’90, quando maturò una coscienza ambientale più forte e l’esplosione mondiale delle Cinque Terre fece pensare che forse anche il capoluogo avrebbe potuto puntare su turismo e cultura, cominciò il percorso di trasformazione. Dapprima la riduzione del numero dei giganteschi fumaioli, poi la parziale conversione a metano e infine il definitivo addio al carbone, datato 22 dicembre 2021. Di lì in avanti il grande dibattito pubblico su cosa fare di quell’area, di cui si ha la reale percezione delle colossali dimensioni solo osservandola dall’alto. Qualche politico fantasioso ha immaginato un grande parco giochi acquatico, altri intravedono il luogo naturale per stabilirvi un centro di produzione di energia green. La centrale è ormai un grande dinosauro fuligginoso, un deserto freddo di stabilimenti chiusi e abbandonati al lavoro della ruggine. Il passato operaio, il ricordo di quello che nel 1962 era il secondo stabilimento per dimensioni in Europa è ormai poco più di un fantasma.

Proprio sulle pagine de La Nazione il sindaco della Spezia Pierluigi Peracchini, la vigilia di Natale ha raccontato che prima di stabilire la tempistica della demolizione dell’ultima ciminiera – fissata entro il primo trimestre del 2025 – Enel ha chiesto all’amministrazione se avesse intenzione di mantenerla per trasformarla in un’attrazione. "Abbiamo rifiutato – ribadisce Peracchini –. I luoghi e le bellezze della nostra storia da valorizzare sono altri. La struttura rappresenta un costo per la comunità ed è il simbolo di un periodo che vogliamo superare". Una fase storica, quella in cui si inserisce la costruzione di Vallegrande all’inizio degli anni Sessanta, che ci parla di un Italia in pieno boom economico, affamata di energia per inseguire un progresso che sembrava inarrestabile. "Proprio in omaggio a quella storia – sottolinea, inserendosi nel dibattito, il presidente provinciale di Italia Nostra Luca Cerretti – l’idea di un recupero della ciminiera potrebbe avere un senso. Noi siamo per sostenere l’archeologia industriale, laddove non sia nociva". Per il presidente di Confindustria La Spezia Mario Gerini invece "quello che va veramente salvaguardato è la vocazione produttiva dell’area, il mantenimento della ciminiera potrebbe condizionarne lo sviluppo, pertanto auspichiamo una sua demolizione".

Quando tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del nuovo millennio la città incominciava a ragionare in chiave turistica, con la nascita della rete museale e la trasformazione del centro storico, il refrain recitava: ’Se vogliamo davvero puntare sul turismo, il nostro biglietto da visita non può essere la ciminiera di Enel’. Ora che i numeri di coloro che prendono una nave, un aereo o qualsiasi altro mezzo per visitare Spezia e i suoi dintorni sono cresciuti esponenzialmente, la ciminiera potrebbe paradossalmente avere un’inattesa seconda vita: una terrazza panoramica o forse più ancora un luogo della memoria, dove far dialogare passato e presente, con installazioni e mostre d’arte che trovano posto accanto all’acciaio di un’industria ormai sorpassata dalle esigenze della storia ma capace di lasciare un segno indelebile nelle vicende della città. Da elemento da abbattere a tutti i costi per mutare l’identità e la pelle di un territorio ad attrazione turistica lei stessa: la lunga parabola storica della ciminiera Enel potrebbe non essere ancora conclusa.

Vimal Carlo Gabbiani