Viareggio lancia l’Sos. Il porto è ostaggio dell’insabbiamento. Via libera al dragaggio

Peschereccio finito sugli scogli, sopralluogo del governatore Giani "I lavori partono subito e non ci sarà bisogno di chiudere tutto: le navi più piccole e anche medie possono svolgere la loro attività".

Viareggio lancia l’Sos. Il porto è ostaggio dell’insabbiamento. Via libera al dragaggio

"Imboccatura libera subito. Per la sicurezza di tutti". In otto parole ci sono le richieste dei pescatori viareggini, scritte a caratteri cubitali nello striscione steso sulla passerella che attraversa il molo, saldando la Passeggiata con la Darsena e che ieri mattina ha accolto la visita in porto del presidente della Regione Eugenio Giani. Arrivato di buon’ora "per rendermi personalmente conto della situazione", a fianco del sindaco Giorgio Del Ghingaro, fino al faro che domina il molo. A pochi metri dal quale domenica notte un peschereccio, prendendo il largo dalla banchina verso il mare aperto, si è incagliato. Spinto poi dalla risacca contro la scogliera, dove appoggia ancora la sua prua in attesa della rimozione. I pescatori hanno atteso lì, di fronte al relitto del “Milù“, le promesse della politica che governa il porto con la sua Autorità. Lo stesso porto dove nascono gli yacht più prestigiosi al mondo, che ospita una flotta marinara composta da oltre 80 barche e che combatte, da sempre, con il fenomeno dell’insabbiamento. Tallone d’Achille su cui la mareggiata di inizio novembre si è accanita scaricando tonnellate di sedimenti. Evento che ha reso manifesta la tutta la vulnerabilità di un’infrastruttura nevralgica per l’economia delle città, ma ostaggio, da sempre, della sabbia. E da novembre i pescatori sono potuti uscire solo dieci giorni.

"O chiudete il porto, dichiarando che per la pesca è momentaneamente inagibile – ma in quel caso dovrebbero essere previsti ristori per la categoria – o ci mettete nelle condizioni di uscire in mare prevedendo un’opera di dragaggio che sia efficace. Ma non da domani, da subito", hanno ribadito i pescatori al presidente Giani. Il canale che consente l’accesso al porto è arrivato a misurare un terzo rispetto alla sua larghezza originaria, come conferma la comandante della Capitaneria di Porto, Silvia Brini. La sua profondità, secondo le rilevazioni della marineria, arriva a due metri, "che con la bassa marea si riducono anche di 70 centimetri". "L’avamporto, col fondale basso e disomogeneo, è una trappola: ogni volta che usciamo – tuonano i pescatori – rischiamo di fare la fine del Milù".

Ma il porto, nonostante le preoccupazioni della flotta viareggina, non sarà chiuso. L’Autorità Portuale, da mesi commissariata e in attesa delle nomina di un segretario, rimasta anche questa incagliata su un nome che metta d’accordo Regione e Comune, ha disposto delle misurazioni batimetriche per valutare le condizioni del fondale.

"E abbiamo visto che, anche se si è fortemente ridotto il margine di accesso, il porto può rimanere aperto perché le navi più piccole e anche medie – ha detto Giani – possono ancora vivere la loro attività", mentre i grandi scafi, comunque, sono costretti in banchina. La Regione si è impegnata anche "ad accelerare la operazioni di escavo per liberare il porto dall’insabbiamento", ma con una draga che i pescatori giudicano inefficace. "Per questo non siamo soddisfatti dall’incontro con Giani – conclude Alessandra Malfatti, al timone della Cittadella della pesca che riunisce tutte le cooperative dei pescatori –. Oggi i pescherecci usciranno in porto per protesta, perché la situazione è difficile e ci sono persone che stanno perdono il lavoro e l’impresa".

Martina Del Chicca