PAOLO PELLEGRINI
Cosa Fare

Vigna di città con vista Ponte Vecchio. Donne Fittipaldi, bis dopo Bolgheri

Nasce nel terreno della Villa Menarini, per iniziativa di Maria già disegnatrice di gioielli con le quattro figlie "C’è la voglia di far rivivere la tenuta di famiglia per dare un senso di continuità a una casa molto amata da mio padre".

Vigna di città con vista Ponte Vecchio. Donne Fittipaldi, bis dopo Bolgheri

Lì sotto, da una parte il campo dell’Assi Virtus Giglio Rosso e dall’altra il Giardino dell’Iris, il simbolo e il seme di Fiorenza, glorie fiorentine che più fiorentine non si può. Se alzi gli occhi, più in là, prima della skyline degli Appennini, la classica cartolina con l’Arno il Ponte Vecchio la Torre di Arnolfo la Cupola il Campanile di Giotto, e chi più ne ha più ne metta. Subito in basso, sotto il muretto del giardino, centinaia di pali infilzati nel terreno lungo il pendio; accanto a ognuno, visibile solo a occhio attento o esperto, qualcosa che sbuca dal terreno. Barbatelle. Piccolissimi virgulti, non ancora viti: promessa di una vigna, appena piantata. Piante maritate al palo che fa da tutore, sistemate a quinconce, e qui volendo si risale perfino al misticismo dei pitagorici: una vigna che darà vino nel 2027, accanto a una quindicina di viti che di anni devono averne diverse decine, a giudicare dal tronco bello nodoso.

E come volevi chiamarla, se non Vigna Michelangelo, visto che il Piazzale con il suo David è lì a due passi? Nasce nel terreno della Villa Menarini, e l’idea è proprio di Maria Fittipaldi Menarini, già disegnatrice di gioielli e peraltro perfino astemia, che con le quattro figlie Carlotta, Giulia, Serena e Valentina fa già vino nella tenuta Donne Fittipaldi a Bolgheri, 70mila bottiglie in sei etichette tra un raro bianco – Orpicchio, autoctono casentinese – un Malbec ancestrale in rosato e quattro splendidi rossi. Menarini, già: Maria è la figlia di Mario Menarini, nipote di quell’Archimede che nel 1915 trasferì la sua Farmacia Internazionale da Napoli a Campo di Marte perché Firenze era più vicina a Empoli, dove si facevano le fiale e le bottiglie per il Metarsile e l’Euzymina, cavalli di battaglia di quello che in seguito, prima con Mario poi alla sua prematura scomparsa con il direttore Alberto Aleotti che avrebbe rilevato la proprietà, sarebbe diventato l’impero farmaceutico che oggi conosciamo.

E nella villa sul viale dei Colli Maria conosceva vigne e grappoli fin da piccina, "raccoglievo l’uva – racconta – e la portavo alle domestiche per farne centrotavola". Poi, vent’anni fa, la scoperta di Bolghereaux, ultima frontiera internazionale del Vigneto Toscana. E ora la voglia di far rivivere la vecchia vigna di casa "per dare un segno – dice Maria – e un senso di continuità a questa casa, particolarmente amata da mio padre". Da Bolgheri arriva il know how, cioè l’agronomo Stefano Bartolomei e l’enologo Emiliano Falsini.

Ed ecco il progetto: "Un vitarium – spiega Bartolomei – da iscrivere all’albo dei coltivatori custodi come orto botanico per antiche varietà da conservare, in collaborazione con l’università e il Cnr, oltre che esempio di cultura ambientale". Il vino che ne nascerà sarà un uvaggio, perché la vigna conta 300 piante di Sangiovese, 150 di Canaiolo, 100 di Fogliatonda, 100 di Pugnitello, 50 di Colorino di Valdarno, "omaggio – spiega l’enologo Falsini – alla toscanità classica, con il Sangiovese attore principale delle nostre più importanti denominazioni, ma la storia racconta anche altro". Uvaggio e non blend, perché tutte le uve saranno fermentate insieme. Vigna di città, dunque. Un’idea, questa di Donne Fittipaldi e in particolare di Maria, che ha parenti illustri nella storia (a Firenze ci sono via della Vigna Vecchia e via della Vigna Nuova) e nella geografia, dalla vigna di Leonardo a Milano alla Vigna della Regina a Tortino, dalla veneziana Tenuta Venissa a Mazzorbo al Clos Montmartre di Parigi, e poi a Praga e New York, Berlino e Salonicco. Vigna di città: Maria, nei suoi tanti viaggi, le ha viste e l’hanno ispirata. Fedele al motto di Andy Warhol: "Credo che avere la terra e non rovinarla sia la più bella forma d’arte che si possa desiderare". E se in più ci nasce un vino buono…