Il 69% degli aggrediti non denuncia. E’ la percentuale più triste dello studio dell’Anaao Toscana, il sindacato di medici e dirigenti sanitari italiani, condotto su oltre 100 iscritti. Anche se gli episodi sono in aumento: 1027 solo nel primo semestre del 2023 nella nostra regione (erano 752 nel 2020). "Psichiatria e pronto soccosro sono i reparti dove si registra il maggior numero di casi da parte dei pazienti e dei loro parenti. Il 13% delle vittime lavora in psichiatria e l’11% in pronto soccorso". Dati che i vertici della sigla sindacale hanno fornito nel convegno "Non più soli. Analisi del fenomeno delle aggressioni in ambiente sanitario a un anno dalla scomparsa della dottoressa Barbara Capovanì" organizzato nella Giornata dedicata al fenomeno della violenza sugli operatori sanitari.
Era il 21 aprile dell’anno scorso quando la professionista pisana fu massacrata all’esterno del reparto che dirigeva, la psichiatria territoriale pisana dell’Asl, al Santa Chiara. Poche ore dopo morì in ospedale per le ferite gravissime alla testa, nonostante un intervento. Una tragedia che colpì non solo Pisa, ma tutta Italia, con manifestazioni nelle piazze di addetti ai lavori e cittadini. A processo per omicidio volontario si trova ora Gianluca Paul Seung che era stato ricoverato proprio in quel reparto nel 2019. Capovani aveva firmato le sue dimissioni. In memoria della dottoressa "così pratica e umana", l’ordine dei medici pisani, ha consegnato ieri due borse di studio ad altrettanti giovani medici che si sono laureati con medie altissime, Leo Lacitignola e Giorgia Panichella.
Capovani era molto dedita allo studio di cui sottolineava l’importanza anche con i figli, una è medico. Il presidente dell’ordine di Pisa, Giuseppe Figlini, ricorda anche i colleghi del territorio. "I dati dell’Anaao vanno integrati con le aggressioni alle guardie mediche che avvengono perché spesso vengono chiesti loro farmaci che non possono essere dati".
Continuano quindi gli episodi. Sono stati 572 solo nel territorio dell’Asl Toscana Nord Ovest l’anno scorso, tra cui quello devastante proprio a Capovani, spiega Massimo Ughi, responsabile del servizio prevenzione e protezione dell’Azienda e coordinatore del gruppo aziendale aggressioni. "Nei 572 casi rientrano le offese personali, gli schiaffi ma anche le battute. Da dire, però, che anche il sistema di segnalazione è molto più accessibile di prima".
Il sindacato Anaao parla anche delle soluzioni. Si parte dalla base: bisogna finanziare il Sistema sanitario nazionale. "I tre miliardi in più sul Fsn dell’ultima legge di bilancio non bastano assolutamente. Non bastano, per esempio, a potenziare i servizi di psichiatria, ad aumentare i posti letto per acuti e cronici, a riorganizzare il territorio, ad assumere". Perché per l’Anaao occorre soprattutto "aumentare gli organici: per avere più tempo per la comunicazione con i parenti, più tempo per la cura dei pazienti, meno attese nei pronto soccorso", commenta il segretario nazionale, Pierino Di Silverio.
Lunedì a Pisa, presenti i colleghi della dottoressa Capovani, che ne hanno ricevuto l’eredità, è stato firmato un protocollo in prefettura tra Asl e Aoup. Vigilanza, pulsanti anti aggressione, più controlli mirati, ma anche incontri e formazione. "Perché si deve evitare che la violenza sfoci intervenendo prima", ha detto il prefetto Maria Luisa D’Alessandro. "Capovani aveva un approccio pratico ai problemi, li guardava negli occhi, pur restando sempre dalla parte dei più fragili". La psichiatria pisana, che ha fatto scuola in Italia, è stata rappresentata anche al tavolo tecnico ministeriale per la salute mentale, gruppo di lavoro sulla "salute mentale in carcere e Rems". Un argomento al quale Capovani si era dedicata tanto con passione, la stessa che ha trasmesso a molti suoi colleghi.
Ha collaborato Carlo Venturini