MAURIZIO COSTANZO
Cronaca

12 dicembre 1980, il ‘taccuino’ di Leonardo all’asta: battuto ogni record

Ancora oggi è il manoscritto più caro del mondo e si pensa sia servito per disegnare lo sfondo della Gioconda. Nel 2018 è stato in mostra agli Uffizi, ma si può sfogliarlo online: ecco dove

Codex Leicester  (foto Ansa)

Codex Leicester (foto Ansa)

Firenze, 12 dicembre 2024 - Non un 'taccuino' qualunque quello di Leonardo Da Vinci. Il Codex Leicester è tra i circa 30 testi scientifici che ci ha lasciato il genio, ma questo ha una particolarità: è l’unico in mani private. Leonardo lo scrisse di suo pugno nel periodo durante il quale stava dipingendo Sant'Anna, la Vergine e il Bambino con l'agnellino, con tanto di schizzi e disegni, nella tipica calligrafia a specchio. Dentro parla di astronomia, spiega perché nelle rocce delle montagne si trovano fossili, e ne parla centinaia di anni prima che venisse formulata la teoria della tettonica a placche, spiega il perché della luminosità della Luna, si interroga sul corso dei fiumi e studia il moto dell’acqua. Alcuni esperti ritengono che questo quaderno di appunti sia servito al genio anche per disegnare lo sfondo della Gioconda. Il manoscritto leonardesco, che ha come tema 'Della natura, peso e moto delle acque', è una sorta di 'quaderno' che coniuga arte e scienza, uno dei documenti autografi più preziosi del Genio di Vinci dopo il Codice Atlantico. Era il 12 dicembre del 1980 quando venne battuto all’asta.

Lo acquistò il magnate Armand Hammer pagando oltre 5 milioni dollari e lo fece entrare nel guinness dei primati come il manoscritto più pagato al mondo. Un record che fino a quel momento apparteneva a una copia della Bibbia di Gutenberg, che nel 1978 venne pagata 2 milioni di dollari. E all'asta, sempre da Christies, dopo la morte di Hammer, lo ha acquistato nel 1994 il fondatore della Microsoft. Oltre 30 milioni di dollari, all'epoca più di 42 miliardi di lire, la somma pagata da Bill Gates per aggiudicarsi un'opera composta da 18 grandi fogli piegati in due e scritti sulle 72 facciate, che misurano ciascuno 30 centimetri per 22, rilegati in pelle rossa e scritti a penna e bistro, con l'inconfondibile grafia minuta 'mancina', da destra verso sinistra. Gates lascia che ogni anno un museo diverso in ogni parte del mondo lo esibisca. Il codice contiene 360 disegni e note su osservazioni e studi di idraulica, in particolare sul regime di regolazione dei fiumi - compreso l'Arno e il pericolo di alluvioni a Firenze -, geologia, paleontologia, meccanica e astronomia. Vi sono descritte scoperte inconcepibili con la tecnologia del tempo, compreso un riferimento al sottomarino e alla maschera da sub. Per Leonardo il codice era una sorta di schedario al quale periodicamente aggiungeva fogli, affiancando tra loro pagine con scritti o disegni sullo stesso argomento. Oltre 120mila le persone che lo vollero ammirare a Venezia e Milano, prime due tappe del suo tour italiano tra il 1995 e il 1996, conclusosi poi con una mostra a Roma, città dove era rimasto per oltre due secoli, dalla morte del suo autore fino al 1717, quando venne venduto da Giuseppe Ghezzi, che lo aveva ritrovato in una cassa di vecchi libri, a Thomas Coke, conte di Leicester.

A Firenze il codice mancava dal 1982: in quell'anno la città dove Leonardo nel 1506 ne aveva iniziato la stesura, completata poi a Milano nel 1510, lo ospitò a Palazzo Vecchio, per volere dell'allora suo proprietario, il petroliere americano e appassionato d'arte Armand Hammer. Poi nel 2018 è stato ospitato agli Uffizi. Ma per chi vuole sfogliarlo, può farlo grazie al sito della British Library, dove sono disponibili anche Le avventure di Alice sotto terra, cioè la copia originale di Alice nel Paese delle Meraviglie, e il Bestiario medievale di Friederic Handel.