REDAZIONE CRONACA

18 luglio del 64 dopo Cristo: Nerone e il grande incendio di Roma

Utilizzando terreno reso sgombro dall’incendio, l’Imperatore fece costruire sull’Aventino la sua ‘Domus Aurea’

Nerone e l'incendio di Roma

Firenze, 18 luglio 2022 - Era il 18 luglio del 64 d.C. quando a Roma si sviluppò un incendio che distrusse gran parte della città. Il governo ne attribuì la responsabilità ai cristiani, che furono arrestati in massa e giustiziati. Gli oppositori accusarono invece Nerone di aver provocato il rogo, per poter ricostruire in modo grandioso la città. E si racconta suonasse la lira e cantasse mentre osservava Roma bruciare.

 

Le cause vennero individuate nella strettezza delle vie e nei materiali scadenti usati per la costruzione delle case, addossate le une alle altre. Nerone fece studiare un piano regolatore e nuovi accurati regolamenti urbanistici. Nuovo slancio venne dato all’edilizia e gran parte del proletariato romano ebbe possibilità di lavoro. Utilizzando terreno reso sgombro dall’incendio, Nerone costruì sull’Aventino la sua ‘Domus Aurea’, suscitando in tal modo la fiera reazione delle classi popolari, fortemente aizzate dall’aristocrazia romana che era minacciata dalla politica imperiale. 

 

Quando salì al trono, Nerone non aveva ancora 17 anni. In un primo tempo la madre, il precettore filosofo Seneca, ed il prefetto del pretorio, Afranio Burro, governarono di fatto per lui. Questo periodo, che passerà alla storia come il ‘quinquennium’, fu segnato da un programma di governo sostanzialmente moderato, in cui cominciarono però già a definirsi le linee programmatiche della politica del nuovo principe. Istruito nel culto per la cultura greca, e grande ammiratore del mondo ellenico, si diffusero rapidamente a Roma rappresentazioni teatrali e competizioni, sia atletiche che letterarie. Contemporaneamente cercò in ogni modo di esaltare l’autorità imperiale, definita ellenisticamente come salvatrice del mondo.

 

Nell’apparente interesse del Senato, istituì una pensione imperiale per i senatori, provvedimento che, diminuendone l’indipendenza economica, portò  a una diminuzione anche del potere politico dell’aristocrazia. Il provvedimento evidenziò un cambiamento nell’origine sociale e nella provenienza dei componenti del Senato, per la cui commissione contavano sì i diritti di famiglia, ma ancor più le cariche civili o militari ricoperte. Da parte sua il Senato non approvò la sua riforma fiscale, che aboliva la tassazione indiretta - provvedimento a favore delle classi disagiate - aumentando quella diretta sui patrimoni, che colpiva i molti latifondisti.

 

Nerone assunse dunque via via un atteggiamento da sovrano assoluto e da tiranno: temendo che la madre tentasse di esautorarlo, la fece uccidere. Limitò la libertà di pensiero e di espressione, operò confische nei confronti degli oppositori. Per mantenere alto il suo prestigio e procurare entrate alle casse dello Stato, Nerone ottenne successi politico-militari: riuscì a ristabilire il protettorato romano sull’Armenia, in modo da contenere i Parti, con cui arrivò poi a un accordo. Quando nel 68 scoppiò una rivolta nelle province, Galba, governatore della Spagna, marciò verso Roma. Abbandonato anche dai pretoriani, che si schierarono dalla parte di Galba, Nerone si uccise.

 

Nasce oggi

 

Gino Bartali nato il 18 luglio 1914 a Ponte a Ema (Firenze). Eroe intramontabile del ciclismo, tra i suoi tanti successi, vinse due Tour de France e tre Giri d’Italia. Medaglia d’oro al merito civile nel 2005, nel 2013 è stato riconosciuto Giusto tra le Nazioni dal sacrario della Memoria di Gerusalemme, Yad Vashem, per aver salvato la vita a centinaia di ebrei perseguitati nascondendo carte e falsi documenti nella sua bicicletta, trasportandoli con la scusa che si stava allenando. Ha detto: “Il bene si fa ma non si dice. E certe medaglie si appendono nell’anima, non alla giacca”.

 

Maurizio Costanzo