
Jack LaMotta sul ring (foto Ansa)
Firenze, 19 settembre 2022 - Il 19 settembre 2017 moriva Jake La Motta. Per i più giovani avrà per sempre il volto da oscar di Robert De Niro in 'Toro scatenato', l'indimenticabile film di Martin Scorsese. La sua è stata una delle tante vite entrate nella leggenda del pugilato, che la boxe ha prestato a Hollywood.
Un campione del ring dalla fama immortale nonostante non fosse né il più potente, né il più tecnico, né il più veloce, ma solo il più coraggioso. Figlio di un emigrante siciliano, dopo gli anni della Grande Depressione americana, incarnava la voglia di farsi strada nella vita, il desiderio di riscatto degli italo-americani del bronx. Una fama costruita non solo a suon di cazzotti nei 102 incontri che ha disputato, ma anche per le sregolatezze e gli eccessi che nella sua vita non sono mancati: ad esempio si sposò sei volte. La sua carriera da professionista durata 14 anni lo vide vincere 83 incontri, 30 dei quali per ko, quattro pareggi e 19 sconfitte. Era uno dei tanti ragazzi di strada della New York più violenta: una volta raccontò di aver aggredito un allibratore con un tubo di metallo lasciandolo agonizzante a terra. Sul ring diventava una furia e i quattro duelli con il croato Fritzie Zivic, fra il 1943 e il 1944, sono passati alla storia come i match più scorretti della storia della boxe.
Nel 1952 il ‘Toro’ si ritrovò davanti Sugar Robinson, per il loro sesto confronto. Fu una lotta impietosa, crudele. Robinson dominò il combattimento, La Motta resistette stoicamente col volto insanguinato e massacrato fino al 13esimo round, quando l’arbitro fermò il match, che da allora venne chiamato ‘Il massacro di San Valentino’. La crudeltà del match lasciò tracce sul fisico, La Motta da allora non fu più lo stesso e chiuse con la boxe nel 1954 con una sconfitta ai punti per mano di Billy Kilgore. Un giorno raccontò: “Vivo a Manhattan, passeggio per le strade del centro e se entro in un ristorante decoroso la gente dice: “Quello è Jake La Motta”. Se mi guardo indietro rivedo un ragazzo dall’aspetto piuttosto gradevole, ma questo era trent’anni fa, prima che il mio naso assumesse l’aspetto di un raccordo anulare, prima che prendessi 30mila pugni, prima di andare in riformatorio e prima della prigione”.
Durante gli incontri si è rotto il naso sei volte, come le mani del resto, e aveva 50 cicatrici sugli occhi: “Sono un effetto collaterale della professione” diceva ironizzando. “Non sono diventato ricco – disse - . Ho fatto 2 milioni di dollari in 15 anni di pugilato ma li ho spesi tutti. All’epoca non era mica come adesso, che fai un match e prendi 10 milioni di dollari”. “I pugni più importanti che tirato? Sono quelli che hanno battuto Robinson la prima volta, quelli che mi hanno consentito di vincere il titolo con Cerdan, quelli che mi consentirono di vincere un match che stavo perdendo a 23 secondi dalla fine”. E riguardo a De Niro raccontò: “Mi ha seguito con il registratore per un anno intero, la notte studiava i filmati dei miei incontri, ha parlato con le mie mogli, i miei figli, i miei amici. Quando ha finito, mi conosceva meglio di quanto mi conosca io”.
Nasce oggi
Sir William Gerald Golding nato il 19 settembre 1911 a Newquay, in Cornovaglia. Grande scrittore britannico, nel 1983 ha ricevuto il Premio Nobel per la letteratura e nel 2008 il Times lo ha posizionato al terzo posto nella classifica dei ‘50 più grandi scrittori britannici dal 1945’. Ha scritto: “I miei ieri camminano con me. Tengono il passo, sono facce grigie che sbirciano sulla mia spalla”.
Maurizio Costanzo