Firenze, 21 gennaio 2025 - È uno degli abbracci più intensi delle collezione degli Uffizi quello ritratto nel ‘San Giovannino’ del Parmigianino, che riguardano l’infanzia e il rapporto con Gesù. Nel Cinquecento, le redazioni della ‘Vita di San Giovanni’, posero l’accento sulla commozione dei due bambini e gli abbracci che essi si scambiano nell’incontro, riconoscendosi l’un l’altro, presaghi del loro comune destino di martirio. E dal XV secolo si era diffuso uno specifico filone nelle arti che si concentrava sull’immagine di San Giovanni fanciullo, vestito di pelo di cammello, rimando ai ripetuti soggiorni nel deserto inaugurati fin dalla tenera età. Gli scrittori fiorentini di cose d’arte denominarono questo soggetto – facente parte del dipinto ‘La Madonna di San Zaccaria - ‘San Giovannino’ per indicarne specificamente l’età sotto i dieci anni, ed è così che lo scolpirono Donatello e Michelangelo, e lo dipinsero Filippo Lippi, Rosso Fiorentino e qui Parmigianino. Gli abbracci rappresentano un gesto universale di affetto e connessione umana. Sebbene possano apparire semplici e talvolta “scontati” nella loro quotidianità, essi rivestono un ruolo fondamentale per il benessere psicofisico non solo di chi li riceve, ma anche di chi li offre.
Non a caso è stata istituita la Giornata mondiale dell’abbraccio, che si celebra oggi, e per l’occasione gli esperti linguistici di Babbel - l'app che promuove la comprensione reciproca attraverso le lingue - hanno esplorato non solo i termini internazionali legati a questo gesto, ma anche le espressioni più curiose e le differenze culturali presenti nei diversi paesi.
“Gli abbracci costituiscono un vero e proprio mezzo di comunicazione non verbale per esprimere vicinanza emotiva e conforto; inoltre, essi contribuiscono a trasmettere sentimenti complessi, come empatia e sicurezza, arricchendo il dialogo tra le persone grazie all’intimità del contatto fisico” afferma Esteban Touma Portilla, Content Producer e insegnante di Babbel. Dagli orsi agli alberi, fino ai fratelli: i termini per descrivere varie tipologie di abbracci. Ogni gesto d'affetto porta con sé una serie di implicazioni e ogni termine consente di cogliere sfumature emotive e sociali diverse, offrendo uno sguardo sulle molteplici dimensioni degli abbracci.
Bear hug: traducibile come “abbraccio dell’orso”, questo termine è impiegato per descrivere in modo metaforico una stretta avvolgente e particolarmente energetica. Nonostante sia usato comunemente per indicare un abbraccio “caloroso”, il termine ha origini che risalgono alla lotta libera nel Seicento: si tratta di una mossa specifica in cui il lottatore afferra l’avversario con entrambe le braccia ed esercita pressione cercando di “stritolarlo”. Il termine è infatti ancora presente nel vocabolario tecnico del wrestling moderno.
Tree hugging: questa espressione indica l’atto di abbracciare gli alberi, un gesto simbolico di connessione con la natura e che rappresenta l’impegno attivista per salvaguardare l’ecosistema naturale.
XOXO: per trasmettere l’idea di un abbraccio affettuoso anche online (dai messaggi ai social media), nei paesi anglofoni si usa il simbolo grafico “XOXO”, che sta per “kisses and hugs” (“baci e abbracci”). La lettera “X” simboleggia un bacio, mentre la “O” un abbraccio.
Abrazo de hermano: questo termine spagnolo, traducibile con la frase “abbraccio da fratello”, descrive un gesto affettuoso, ma al contempo informale e rapido, che implica lo scambio di piccole pacche sulla schiena o sulle spalle della persona abbracciata in segno di rispetto, solidarietà e incoraggiamento. Si utilizza per esprimere una connessione emotiva e platonica tra persone che si considerano molto vicine sul piano emotivo, come veri fratelli, anche se non lo sono biologicamente.
Come cambiano gli abbracci da cultura a cultura? Gli abbracci sono universali, ma le norme che li contraddistinguono differiscono da paese a paese. Se nel Mediterraneo e in America latina è usuale abbracciarsi non solo con familiari ed amici, ma anche con colleghi e conoscenti, spesso accompagnando il gesto con uno o più baci (ad esempio, il “bisè” in Francia consiste in un abbraccio seguito da due baci), nell’Europa centro-settentrionale e orientale e in America settentrionale gli abbracci sono meno frequenti e riservati a contesti intimi con i propri cari: in questi Paesi si preferisce infatti la stretta di mano in contesti professionali o con persone appena conosciute.
Anche in Asia e in Africa settentrionale gli abbracci e più in generale, le manifestazioni pubbliche di affetto non sono particolarmente comuni, considerate persino inappropriate. Inoltre, in alcune lingue del mondo non esiste una parola specifica per indicare l’“abbraccio”, ma il concetto è espresso attraverso gesti fisici come, per esempio, il “Kunik” degli Inuit (strofinare i nasi) o l’“Hongi” dei Maori (avvicinare naso e fronte a quelli della persona che si vuole “abbracciare”).