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21 luglio 1899: nasce Hemingway, lo scrittore innamorato dell’Italia

Da adolescente arrivò come volontario della Croce Rossa, venne ferito ma rimase sempre legato al Belpaese

Ernest Hemingway (foto Ansa)

Firenze, 21 luglio 2022 - Tutti di Ernest Hemingway conoscono romanzi e racconti, pietre miliari della letteratura. Ma del grande scrittore e giornalista, insignito del premio Pulitzer nel 1953 e del Nobel per la letteratura nel 1954 per ‘Il vecchio e il mare’, non ugualmente noto nel mondo è il legame profondo con l’Italia, che tanto ispirò la sua creatività e che comunque resta immortalato in molte pagine delle sue opere.

Nato il 21 luglio del 1899 a Oak Park, Illinois, arrivò per la prima volta nel nostro Paese nel 1917, come volontario della Croce Rossa, quando era poco più che adolescente.  Fu mandato vicino a Fossalta, sul Piave, per distribuire ai soldati al fronte generi di conforto. Ma nella notte tra l’8 e il 9 luglio del 1918 venne ferito a entrambe le gambe dalle schegge di un mortaio austriaco. All’ospedale americano di Milano subì molte operazioni, e qui si innamorò dell'infermiera Agnes von Kurowsky. Nelle lettere agli amici raccontava dei suoi luoghi preferiti della città, il Duomo, la Scala, la galleria Vittorio Emanuele II. Furono proprio l’amore e l’esperienza della guerra a ispirare la trama di uno dei suoi romanzi più famosi, ‘Addio alle Armi’.

Quando era ancora convalescente passò qualche giorno sul lago Maggiore, a Stresa, alloggiando nella camera 106 del Grand Hotel des Iles Borromees, dove tornò altre volte firmandosi come “un vecchio cliente” nel libro degli ospiti. E oggi quella stanza porta il nome, in suo onore, di ‘Hemingway suite’.  Volle tornare sui luoghi della guerra anni dopo con la moglie Hadley Richardson, attraversò a piedi il passo del Gran San Bernardo ma fu deluso dalla ricostruzione post bellica, tanto che di Fossalta scrisse: «Una città ricostruita era molto più triste di una devastata. Era decisamente come entrare in un teatro vuoto dopo che il pubblico e gli attori erano andati via».

 

Tra le varie città che visitò, Vicenza, Trento, Milano. Nel 1919 scrisse in una lettera all’amico James Gamble: «Ho così tanta nostalgia dell’Italia che quando ne scrivo viene fuori quel non so che di speciale che si riesce a mettere solo nelle lettere d'amore». Nel 1923 cominciò a frequentare Cortina, e dopo essersi sposato con Pauline Pfeiffer, la seconda moglie, visitò il Belpaese in lungo e in largo, da Rapallo a San Marino, da Firenze a Genova, e poi Rimini, Imola, Bologna, Parma, Piacenza. A Venezia, dove frequentava celebrità come Elizabeth Taylor e Richard Burton, aveva un tavolo sempre riservato all’Harry’s Bar, ed era così tanto appassionato di cocktail che ne venne creato uno solo per lui, il ‘Montgomery’. Era un assiduo frequentatore della Locanda Cipriani dell’isola di Torcello, ed è qui che nel 1950 terminò la stesura del romanzo ‘Di là dal fiume e tra gli alberi’, ispirato alla magia lagunare di Venezia e all’amore travolgente per la diciottenne nobildonna veneta Adriana Ivancich.

 

E poi il Cilento, la Sicilia, Lignano Sabbiadoro, dove è stato immortalato in alcune foto nel suggestivo paesaggio lagunare, mentre si toglie la sabbia dalla scarpa. Hemingway amava andare a caccia lungo il Tagliamento, era affascinato dalle pinete selvagge, dai casoni e dagli isolotti, e immortalò quella che chiamava la ‘Florida italiana’ in molti suoi romanzi. Nel 1959 fece un ultimo viaggio nel sud Italia. Scrisse: «Vorrei essere seppellito lassù, lungo il Brenta, dove sorgono le grandi ville con i prati, i giardini, i platani, i cipressi». In realtà, morto suicida il 2 luglio del 1961, riposa nel cimitero di Ketchum, piccolo comune degli Stati Uniti d’America.

 

Nasce oggi

 

San Filippo Neri nato il 21 luglio 1515 a Firenze. Era chiamato il “santo della gioia” e venne definito il “secondo apostolo di Roma”. Radunò un gruppo di ragazzi poveri togliendoli dalla strada e avvicinandoli alla fede col suo esempio e la sua intercessione. Contagiandoli con la gioia, creò la congregazione dell’Oratorio riconosciuto da Papa Gregorio XIII nel 1575. Ha detto: “Scrupoli e malinconia, fuori di casa mia”.

 

Maurizio Costanzo