
Sarah Scazzi, e Sabrina e Michele Misseri (foto Ansa)
Firenze, 26 agosto 2022 – Era il 26 agosto del 2010 quando Sarah Scazzi, uscita di casa nel primo pomeriggio per andare al mare, in quel giorno afoso di fine agosto trovó la morte ad appena 15 anni. Era una ragazzina esile, alta poco meno di un metro e 60, capelli biondi. Si era preparata per una giornata al mare: ai piedi aveva un paio di infradito, indossava pantaloncini corti e una maglietta rosa. Aveva messo il necessario in uno zainetto che portava sulle spalle, e come tutte le ragazze della sua età, ascoltava musica con le cuffiette nelle orecchie. Questa è l’ultima immagine che hanno di lei i pochi passanti che la videro passare per Avetrana mentre percorreva i 400 metri che dividevano casa sua dalla villetta degli zii e della cugina Sabrina Misseri, con la quale doveva trascorrere quella giornata in spiaggia. Ed è proprio da quelle quattro mura, che abitualmente frequentava come una seconda casa, che non uscirà più viva. Dopo essere stata uccisa venne gettata in un pozzo cisterna in contrada Mosca, nelle campagne del comune tarantino, dove fu ritrovata dopo alcune settimane, in una fredda notte d’autunno: era il 6 ottobre quando lo zio Michele confessò l’omicidio. Per tutto quel tempo si cercò Sarah ovunque, ma sembrava sparita nel nulla. In quei lunghi 42 giorni furono avanzate varie ipotesi e battute varie piste, dal rapimento da parte di un maniaco sessuale al sequestro di persona fino a una improbabile fuga volontaria. Solo poi si scoprirà che dietro la misteriosa scomparsa di Sarah c’era la famiglia Misseri. Da parte sua Concetta Serrano, la mamma di Sarah, agli investigatori continuava a ripetere: “La mia bambina è stata rapita, non si sarebbe mai allontanata da casa, non ne aveva alcun motivo”. Gli appelli si moltiplicarono sui social, su Facebook nacque un gruppo di ricerca che superò in un baleno le mille adesioni. Ad Avetrana si organizzò una fiaccolata, il fratello Claudio e papà Giacomo fecero di tutto per avere informazioni. Intanto si cercava nelle campagne tra il tarantino e il salento, si continuava a scrutare in casolari diroccati, si guardava in pozzi incustoditi, ma ogni giorno che passava senza notizie era un tuffo al cuore. Alla ricerca di possibili tracce, quei 400 metri percorsi a piedi da Sarah in quel caldo pomeriggio d’agosto, furono ripercorsi più e più volte dagli inquirenti. Tra tante ipotesi c’era solo una certezza: prima di far perdere le proprie tracce, Sarah era arrivata viva a casa degli zii, per poi sparire nel nulla. Il cerchio dunque cominciò a stringersi attorno alla famiglia Misseri: gli investigatori convocarono Michele, sua moglie Cosima, la figlia Sabrina, e l’altra figlia Valentina tornata da Roma dove vive da tempo. Poi una prima, possibile svolta: era il 29 settembre quando zio Michele raccontò di aver trovato in campagna il cellulare mezzo bruciacchiato di Sarah, tra le stoppie che aveva bruciato la sera prima. Lo consegnò ai Carabinieri, ma la sua era una messinscena. Il 6 ottobre venne nuovamente convocato nella caserma del comando Carabinieri di Taranto e qui, dopo essere stato a lungo interrogato, confessò di aver strangolato e ucciso la piccola Sarah. E rivelò anche il posto dove il corpo della quindicenne venne poi effettivamente ritrovato. Mamma Concetta apprese quella drammatica notizia in diretta televisiva, mentre proprio da casa Misseri, stava partecipando alla trasmissione ‘Chi l’ha visto?’. Ma si trattava, ancora una volta, dell’ennesima mezza verità. Michele avrebbe solo provveduto a nascondere il cadavere. Otto mesi dopo è emersa infatti un’altra verità investigativa: ad uccidere la 15enne sarebbero state la cugina Sabrina e la zia Cosima, dopo l’ennesimo litigio d’amore. Sarah e Sabrina si erano infatti entrambe invaghite di Ivano, un amico comune. Il 21 febbraio 2017 la Cassazione ha confermato la condanna all’ergastolo per Sabrina e Cosima, con fine pena mai. Gli otto anni di pena a Michele Misseri per soppressione di cadavere dovrebbero concludersi nel 2024. Dopo essersi dimostrato un detenuto modello – in carcere ha conseguito il diploma delle medie, legge, dipinge, si fa chiamare ‘zio’ e a quanto pare non porterebbe più la fede al dito - è stata avanzata dai suoi legali la richiesta per gli arresti domiciliari. Richiesta respinta dal Tribunale, che invece avrebbe accordato un percorso di riabilitazione con ‘permessi premio’ che si tradurrebbero in brevi periodi fuori dall’istituto penitenziario di Lecce. Il desiderio di Misseri resta quello di ritornare al più presto nella sua villetta, e pensando al suo futuro, avrebbe ottenuto anche un lavoro: un’azienda agricola sarebbe disponibile a impiegarlo nelle campagne come bracciante. Nasce oggi Julio Cortazar nato il 26 agosto 1914 a Parigi. È stato uno dei massimi scrittori del Novecento, maestro del racconto stimato da Pablo Neruda e Borges, paragonato ad Allan Poe e Cechov. Ha scritto: “Se cadi ti rialzo. Oppure mi sdraio accanto a te”. Maurizio Costanzo