Alessandro Antico
Cronaca

33 anni senza verità

Il caso Moby Prince

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Una manifestazione per il caso Moby Prince (foto Novi)

Livorno, 24 agosto 2024 - In questa estate in cui l’unica certezza è il clima torrido e pesante, ci troviamo a commentare una tragedia sfiorata a bordo di un traghetto. La gioia e l’attesa di molta gente diretta in vacanza all’isola d’Elba sono sprofondate in un incubo che, per merito di soccorsi tempestivi, non si è chiuso con l’imprimatur della morte.

Il pensiero non può non andare al “Moby Prince” che il 10 aprile del 1991 bruciò a 2,7 miglia dal porto di Livorno e a bordo del quale trovarono fine atroce 140 persone.

Una terza commissione parlamentare d’inchiesta è al lavoro per fare chiarezza. A nulla, infatti, è arrivata finora la magistratura. Solo deputati e senatori, a distanza di oltre trent’anni, si sono accostati a una parte della verità. La precedente commissione, infatti, aveva concluso che alla dinamica di quella tragica collisione fra il traghetto della Navarma e la superpetroliera Agip Abruzzo prese parte un terzo fantomatico natante. Ma ancora oggi non possiamo dire: «I colpevoli sono stati individuati, processati, condannati».

Tiriamo un sospiro di sollievo in mezzo al fumo acre del principio d’incendio a bordo del traghetto salpato martedì da Piombino. Esaltiamo i soccorritori che hanno impedito alla nave gialla di trasformarsi in una bara galleggiante. La macchina del soccorso ha funzionato benissimo e questa è la gente di cui siamo orgogliosi.

Ma continuiamo a chiederci che cosa accadde, invece, in quella tarda serata del 1991. Perché quel “may day, prendiamo fuoco!” non fu raccolto in tempi ragionevoli? Perché quel maledetto tempo trascorse senza che nessuno impedisse a 140 persone di morire asfissiate o carbonizzate sulla balena blu?

Sono le solite domande che ci ripetiamo ormai da più di tre decenni: ora basta, vogliamo la verità. «Io sono 141» è lo slogan stampato su maglie e striscioni di chi vive quella morte dal 1991. Anche ogni lettore della “Nazione“ e ogni cittadino della Repubblica italiana è un 141. Tempo scaduto, diteci la verità. «Io sono 141».