MAURIZIO COSTANZO
Cronaca

4 dicembre, 50 anni fa Jane Fonda a Firenze per dire “basta alla guerra”

Al Palazzo dei Congressi si presentò senza un filo di trucco, in abiti dimessi: era la sua unica tappa italiana

Jane Fonda (foto di repertorio da Ansa)

Jane Fonda (foto di repertorio da Ansa)

Firenze, 4 dicembre 2024 – Era il 4 dicembre del 1974 quando su Firenze si accesero i riflettori del mondo intero. Grazie a Jane Fonda, figlia di Henry Fonda, grande attore e premio Oscar, arrivata in città ospite della rassegna Festival dei Popoli. La famosa attrice era all’apice della popolarità, aveva lavorato in film che l’avevano consacrata come una stella del cinema, diretta dai più importanti registi al mondo. Apertamente schierata contro la guerra del Vietnam, era andata a Hanoi insieme al marito Tom Hayden, dove avevano girato un documentario che parlava delle atrocità delle truppe americane nei confronti dei Vietcong e della popolazione. Ma l’opera intitolata "Introduction to the Enemy ", le creò in patria censure e vari problemi. Ma Jane Fonda non si arrese, non voleva che fosse proiettato solo nei circoli pacifisti americani. Desiderava che quel documentario avesse più visibilità possibile, ovunque. Perciò cominciò a promuoverlo in Europa.

La sua unica tappa italiana fu Firenze: quel giorno di 50 anni fa l’attrice era al Palazzo dei Congressi, strapieno di persone, tra cui molti politici. Jane Fonda si presentò senza un filo di trucco, in abiti dimessi: fu da quel palco fiorentino che chiese apertamente al governo italiano di prendere posizione contro la guerra. Perorò la causa con passione e determinazione, e la sua partecipazione diede particolare visibilità al Festival dei Popoli, il più importante Festival Internazionale di cinema documentario in Italia e il più antico in Europa. Fonda, due Oscar nella sua lunghissima carriera, uno nel 1972 per Una squillo per l'ispettore Klute e un altro nel 1979 per Tornando a casa, l’anno scorso al Festival di Cannes ha ricordato quel periodo.

"Conobbi a Parigi dei soldati americani sfuggiti alla guerra del Vietnam – ha detto-. Parlarono della loro esperienza, di quello che l'America stava facendo in quel paese. E a quel punto decisi che dovevo fare qualcosa. Lasciai Vadim, Parigi e tornai in America. La mia esperienza di attivista cominciò così, nelle strade di Detroit dove la protesta dei giovani contro l'intervento americano in Vietnam fu qualcosa di clamoroso, la nascita di un movimento. Io scendevo in piazza, rischiavo, organizzavo, mi impegnavo ma mi sentivo sempre una star da copertina, con la babysitter a casa a guardare la mia prima figlia Vanessa. Il comitato studentesco mi convinse: sii utile con il tuo lavoro. E così cambiò la mia carriera e la mia vita". Cosa caratterizza oggi la sua vita? "L'attivismo – ha raccontato - è questo che ha dato e dà un senso alla mia vita. Prima la lotta contro la guerra in Vietnam, il pacifismo, ora il cambiamento climatico. Impegnarsi per il pianeta, arrestare chi depreda il territorio, chi lo sfrutta fregandosene dei disastri ambientali è la mia vita", ha detto l'attrice attiva da anni con Greenpeace.