MAURIZIO COSTANZO
Cronaca

I 70 anni di Marco Tardelli, dalla Toscana al tetto del mondo

Nato a Careggine, ad inizio carriera vestì la maglia del Pisa. All'epoca faceva anche il cameriere in un ristorante vicino Piazza dei Miracoli, dove ha servito Dino Zoff

L'urlo mundial di Marco Tardelli (foto Ansa)

L'urlo mundial di Marco Tardelli (foto Ansa)

Firenze, 24 settembre 2024 – Che strane coincidenze che riserva la vita. Quando Marco Tardelli, che oggi compie 70 anni, era agli inizi della sua carriera da giocatore , quella che dalla Toscana lo avrebbe portato sul tetto del mondo, faceva anche il cameriere part-time in un ristorante vicino Piazza dei Miracoli.

E proprio ai tavoli di quel locale, ha raccontato di aver servito Dino Zoff, al quale poi il destino volle che gli sarebbe succeduto brevemente come capitano Juve. Ma a quel tempo nessuno poteva immaginare che nella sua vita ci sarebbe stato quell’indimenticabile “Campioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo!” che Nando Martellini avrebbe scandito in tv col trasporto e l'emozione che in quel momento stava attraversando, come un brivido, l'Italia intera. Era l'11 luglio del 1982, al termine della finale del Bernabeu.

L'urlo liberatorio di Marco Tardelli dopo la rete segnata nella finale del Mundial '82, che gridò per tutto il campo la sua felicità divenne il simbolo di un trionfo, ricordo indelebile dell'Italia felice di quegli anni. Oggi Tardelli compie 70 anni, ma è sempre illuminato dalle luci della notte del Bernabeu, gli azzurri che battono 3-1 la Germania dopo aver - contro ogni pronostico - superato le colonne d'Ercole costituite dall'Argentina di Maradona e dal Brasile di Zico. Quell'Italia di Enzo Bearzot lui la ricorda sempre come «una grande squadra».

È stato uno dei primi «universali» del calcio, voluto alla Juve da Giampiero Boniperti all'epoca degli scudetti targati Trapattoni (cinque per lui, più una Coppa Campioni, una Uefa, una Coppa delle Coppe e due Coppe Italia). Con la sua corsa frenetica - lo chiamavano Schizzo, ma il maestro Bearzot lo aveva ribattezzato 'Coyote’ per le notti insonni - Tardelli ha macinato tutte le zone del campo, sempre con grande classe e stile. Perché a pallone sapeva giocare bene e lo testimoniano non solo i successi azzurri e quelli in bianconero, ma anche una splendida doppietta al Real Madrid con la maglia dell'Inter, quando il cammino agonistico si avviava alla conclusione. Toscano di Careggine, nato in una famiglia operaia ultimo di quattro fratelli, veste le maglie del Pisa e del Como ad inizio carriera.

Numero 8 della Juventus per 11 stagioni (dal 1975 al 1985, con 295 presenze e 35 reti), quindi due anni all'Inter, per chiudere in Svizzera, al San Gallo. Il mondo del calcio gli è rimasto dentro ed una volta smesso di giocare è stato responsabile dell'Under 16 azzurra, poi vice di Cesare Maldini nell'Under 21 con il quale vince l'Europeo. Ha allenato il Como in serie C ed il Cesena in B. Nel 1996 è ancora secondo di Maldini, ma questa volta per la nazionale maggiore. L'anno dopo guida l'Under 23 a vincere l'oro ai Giochi del Mediterraneo. In serie A lo chiama in panchina l'Inter e quella è la vetta della sua carriera da tecnico, anche se l'esperienza termina con un esonero.

Non mancano a Tardelli esperienze all'estero, come ct dell'Egitto e - vice di Giovanni Trapattoni - alla guida dell'Irlanda. È stato commentatore televisivo alla 'Domenica Sportivà, oltre che di altri programmi sportivi della Rai. Nella sua lunga carriera da calciatore, piena di tanti bei ricordi, ha purtroppo trovato spazio anche l'esperienza dell'Heysel, la sua ultima partita in maglia bianconera. «Poteva essere una delle vittorie più belle, ma ciò che accadde, quella tragedia immane, ha cancellato tutto» ha ricordato anni dopo. Ed ha sempre difeso la scelta di giocare: «Cosa sarebbe accaduto se non fossimo scesi in campo? Io mi rispondo che avrebbero potuto esserci grossi problemi, quindi non potevamo fare diversamente». L'uomo a cui l'imminenza delle partite provocava l'insonnia, per molti anni tra i più gettonati oggetti del desiderio femminile, ha smesso quando, a San Gallo, si è accorto che non aveva più voglia di giocare alla domenica, anche se continuava ad allenarsi. Ma quell'urlo di gioia rimane nei sogni di tutti gli appassionati di calcio.

Maurizio Costanzo