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9 febbraio 1978, muore Girardengo. Prima leggenda del ciclismo

La sua vita sembra un romanzo: leggendario è l’incontro col bandito Sante Pollastri, e con l’allenatore Biagio Cavanna che divenne cieco come uno dei personaggi di ‘Nuovo Cinema Paradiso’

Costante Girardengo (foto Ansa)

Firenze, 9 febbraio 2022 - C’è stato un tempo in cui emigrare in America spesso rappresentava l’unica ancora di salvezza, la terra promessa per cercare fortuna. Ma c’è stato anche chi, invece di salire su una nave, scrisse la sua storia montando in sella a una bicicletta. Erano i tempi in cui il ciclismo era una rivalsa sulla miseria. Erano i tempi di Costante Girardengo.

‘L’omino di Novi’, come venne definito, scampò al comune destino di emigrante grazie al suo talento. I successi degli anni ’10 e ’20 del secolo scorso lo hanno incoronato campionissimo, facendolo diventare un simbolo per l’Italia dell’epoca, l’incarnazione stessa della forza e della determinazione nel portare a traguardo i propri sogni. È stato per 8 volte campione d’Italia, ha vinto 6 edizioni della Milano-Sanremo, 5 volte la Milano-Torino, 3 volte il giro di Lombardia. “Il punto di forza del Gira è l’onestà sportiva” scrisse Nazareno Fermi. Non accampava mai scuse: “Sono andati più forte di me” ammetteva quando non arrivava primo.

E pensare che la famiglia non condivise immediatamente quella sua passione, infatti passò del tempo prima che il padre si convincesse a comprargli la prima bici nuova, dal costo di 160 lire, pagata a rate e con non pochi sacrifici. Era l’inizio di una straordinaria carriera scolpita nel libro d’oro del ciclismo. Tuttavia il suo mito è cresciuto soprattutto per un’impresa non sportiva, il leggendario incontro con Sante Pollastri, ricordato anche da Francesco de Gregori in uno dei suoi brani più famosi, ‘Il Bandito e il Campione’.

Girardengo e Pollastri erano nati tutti e due a Novi Ligure, entrambi figli di contadini poverissimi. Non si sa con certezza se siano mai stati amici, ma una cosa è certa: avevano in comune la passione per la bicicletta e questa rappresentava, per ciascuno di loro, un mezzo di riscatto. I due avevano un amico in comune, il massaggiatore Biagio Cavanna, che aveva allenato Girardengo, e anche Pollastri quando era ragazzo. Tuttavia il bandito non riuscì a sfondare nel mondo del ciclismo. Le loro strade si separano fino a incrociarsi di nuovo nel dicembre del 1932 quando Pollastri, riparatosi in Francia dopo una tragica rapina in una gioielleria di Milano, incontrerà Girardengo nel velodromo di Parigi, dove il campione doveva disputare la ‘Sei giorni’. Essendo un tifoso del suo compaesano, gli raccontò dei suoi crimini e di non rivelarli alla Polizia, per evitare la galera. Ma non andò così.

Condannato all’ergastolo e poi estradato in Italia, dopo aver scontato 32 anni di carcere, per il leggendario bandito, che aveva compiuto anche atti di generosità in aiuto dei più poveri, arrivò la grazia del Presidente della Repubblica Gronchi. Solo così Pollastri potè tornare a Novi Ligure, dove visse vendendo stoffe da ambulante fino alla fine dei suoi giorni. In questa storia che sembra quasi un romanzo, fatta di bici, di uomini e delle diverse strade che la vita riserva a ciascuno, anche la data della morte sembra una tappa non casuale. Come due corridori, l’ultimo traguardo lo taglieranno l’uno dietro l’altro: per primo Costante Girardengo, che morì il 9 febbraio 1978 , e poi Sante Pollastri, l’anno successivo. Quanto al comune amico, allenatore e preparatore atletico Biagio Cavanna, come uno dei personaggi di ‘Nuovo Cinema Paradiso’, divenne cieco, ma solo con gli occhi. Lo chiamavano ‘il mago di Novi’ perché gli bastava il tocco delle mani per intuire la potenza di un atleta, le potenzialità e persino i possibili problemi. Passò alla storia per aver lanciato grandi campioni: Milano e Carrea, Gismondi e Filippi. E soprattutto per aver scoperto, e allenato, un giovane di cui presagì talento e trionfi: un certo Fausto Coppi.

Nasce oggi

Pietro Nenni nato il 9 febbraio 1891 a Faenza. È stato un politico e giornalista. Ha detto: “La politica delle cose: fai quel che devi, succeda quel che può”.

Maurizio Costanzo