Firenze, 21 agosto 2024 – Settembre, è tempo di farsi controllare le macchie dal dermatologo. Dopo la tintarella estiva, infatti, è bene verificare che non ci siano dei cambiamenti sulla nostra pelle. A consigliarlo è Aiteb, l’associazione italiana terapia estetica botulino. “Dietro a ogni cambiamento di colore localizzato si nasconde una patologia definita a cui corrisponde un percorso terapeutico diverso”, spiega il presidente di Aiteb, Giovanni Salti. Ma niente fai da te. “La diagnosi deve essere fatta da uno specialista dermatologo”, aggiunge.
Le diverse tipologie di “macchie”
A ogni tipologia di “macchie” corrisponde una diagnosi e quindi una cura mirata. La lentigo solare, quella più comune, è lenticolare, spesso presente al volto, al dorso delle mani e allo scollo: è dovuta all’eccessiva esposizione solare. La cheratosi seborroica pigmentata è simile ma è palpabile e ha una superficie ruvida e desquamante. Entrambe sono lesioni benigne.
La cheratosi attinica è l’esito di prolungate esposizioni solari: è caratterizzata da superficie ruvida con squame molto ben aderenti alla pelle e difficilmente staccabili. E’ una lesione che richiede un trattamento per la sua potenzialità evolutiva in carcinoma, quindi in un vero tumore cutaneo.
Le lentigo maligne sono veri e propri melanomi localizzati sul volto: in questo caso oltre all’esame dermatoscopico sarà necessario un esame istologico.
Infine ci sono le “macchie ormonali” dette melasma o cloasma. Quest’ultima è una pigmentazione cutanea scura tipica della gravidanza o delle donne in terapia con contraccettivi orali, dovuta alla stimolazione dei melanociti da parte degli ultravioletti e da parte ormonale.
“Le lentigo solari potranno essere trattate con una luce pulsata adeguata, un laser Q-switched o anche un peeling, una cheratosi seborroica dovrà essere trattata con metodi più energici come un laser Co2. Le cheratosi richiedono chemioterapici in crema o terapia fotodinamica o un laser C02″, spiega Maurizio Benci di Aiteb, dermatologo. “Le lentigo maligne vanno invece asportate chirurgicamente ed analizzate: non riconoscere una lentigo maligna e trattarla può esporre a gravi conseguenze la vita del paziente. Il cloasma non deve essere trattato con terapie aggressive con laser o luci pulsate perché può peggiorare, meglio quindi usare creme, maschere, peeling depimentanti o laser non ablativi sempre poco aggressivi o infiammatori”.
“L’importante, come sempre, è evitare il fai da te – conclude Benci – ma affidarsi a dermatologi professionisti, che sapranno fare la corretta diagnosi e indirizzare verso il percorso terapeutico migliore e adatto”.