REDAZIONE CRONACA

Accoltellata a morte, al via il processo per un delitto di 16 anni fa

Si è svolta a Firenze la prima udienza del processo a carico di Pasquale Bucccolieri, 49enne originario di Brindisi e residente a Porcari, accusato di omicidio volontario per la morte di Isabel Cristina Macarthy, uccisa a coltellate il 19 aprile 2008 nella sua abitazione a Montecatini

L'esterno dell'appartamento dove fu uccisa Isabel Cristina Macarthy

L'esterno dell'appartamento dove fu uccisa Isabel Cristina Macarthy

Firenze, 26 novembre 2024 – Si è aperto in corte d'Assise a Firenze il processo a carico di Pasquale Bucccolieri, 49enne originario di Brindisi e residente a Porcari (Lucca). L'uomo è accusato di omicidio volontario per la morte di Isabel Cristina Macarthy, 47enne prostituta brasiliana, uccisa a coltellate il 19 aprile 2008 nella sua abitazione a Montecatini (Pistoia). Nella prima udienza si è discusso dell'ammissione delle prove poi il processo è stato aggiornato al 17 dicembre. 

Tra gli elementi dell’accusa ci sarebbe il ritrovamento del  Dna di Buccolieri sul corpo della vittima dove era stato rilevato, nel corso dell’autopsia, un morso su una gamba da cui i periti avevano prelevato l’impronta della dentatura e quindi la traccia biologica. Isabel era originaria del Brasile, ed era arrivata a Montecatini da Santa Cruz Do Sol. Riceveva i clienti in un piccolo appartamento di via Marconi, al numero 66. Ed è lì che fu trovato il suo corpo dopo l’allarme delle amiche che inutilmente bussavano alla porta e le telefonavano. Il delitto fu fatto poi risalire al pomeriggio del 19 aprile del 2008. Isabel fu trovata la sera dopo, riversa nel suo letto, seminuda, in un lago di sangue. Era morta dissanguata. La vittima aveva aperto al suo killer, che poi si era richiuso la porta alle spalle. Le indagini della Polizia di Stato furono difficili. L’agenda di Isabel conteneva i nomi di molti uomini. Nel 2019 ci fu una richiesta di archiviazione, ma oltre un anno fa le indagini hanno ripreso vigore grazie alle più sofisticate tecnologie oggi a disposizione degli investigatori e, soprattutto, alla possibilità di confrontare le banche dati. Dal Dna rilevato sul corpo della vittima gli inquirenti risalirono prima al fratello dell’imputato che però era in carcere all’epoca e quindi non poteva essere l’autore del delitto.