Firenze, 8 febbraio 2023 – Fra 20 e 30 scuole, a seconda dei calcoli. Tanti dovrebbero essere gli istituti in Toscana a perdere l’autonomia e, dunque, a essere accorpati. Ma la rivoluzione non scatterà dal prossimo anno scolastico, bensì da quello successivo. Tutto nasce in seguito alla legge di bilancio, varata a fine anno, che porta in tutto lo Stivale a una riduzione complessiva di 700 autonomie. Riguarderanno soprattutto il sud, dove ancora deve essere perlopiù attuato il ‘dimensionamento’, ovvero la creazione degli istituti comprensivi, da noi ormai una realtà assodata. A Firenze fa molto discutere la possibile unione tra due licei storici, rivali da sempre: i classici Michelangelo e Galileo.
«Ma tutto è ancora da vedere", dice Claudio Gaudio, segretario regionale Cisl Scuola. "Sarà la conferenza Stato-Regioni a mettere a punto i criteri per far sì che ogni Regione goda delle autonomie di cui necessita. In sostanza, a ogni realtà regionale verrà dato un ‘pacchetto di dirigenti’. A quel punto, sarà la politica locale a decidere come distribuire quel determinato numero di presidi". E a decretare, dunque, "se è meglio accorpare due istituti in città oppure togliere l’autonomia, se non addirittura un plesso, alle aree più periferiche".
Insomma, meglio unire Michelangelo e Galileo oppure mantenere l’autonomia a un istituto di Marradi? La questione sarà fondamentalmente questa. Certo, di non facile soluzione. "L’Usr deve ascoltare i territori per capire le singole esigenze", continua Gaudio. "Noi concordiamo con l’obiettivo di eliminare le reggenze, che attualmente in Toscana sono una quarantina, ma ci batteremo affinché vengano mantenuti i parametri attuali: una scuola conserva la propria autonomia quando ha 600 alunni, 400 nelle aree montane". Il paventato limite di 900 alunni, sotto il quale l’autonomia si perde? Gaudio scuote la testa: "Un parametro molto indicativo, tutto da vedere. Basti pensare che se dividiamo gli attuali 120.000 alunni per 900 otteniamo più scuole di quelle che abbiamo". Il progetto di accorpamento nasce da un dato oggettivo: il calo demografico. "Ma quello dovrebbe essere l’inizio per eliminare il problema delle classi pollaio", tuonano i sindacati.
In Toscana adesso ci sono 472 scuole. Dal prossimo settembre scenderemo a 470 perchè anche in Val di Cornia nasceranno i comprensivi. E a quel punto tutta la regione avrà compiuto il processo di dimensionamento scolastico. "In base ad una nostra analisi, tra due anni rischiamo che una trentina di istituti toscani perdano l’autonomia", dice Pasquale Cuomo dell’Flc-Cgil. "E sarà solo l’inizio di una serie di chiusure che toccheranno principalmente le aree più periferiche. Un taglio lineare operato per distruggere le aree interne. Noi ci opporremo con tutte le forze a questa istruzione differenziata". La Cgil conferma il dato dei 900 alunni. Sotto quest’asticella, addio autonomia. "Ma ora si parla di fare una media regionale", aggiunge Cuomo, che punta anche il dito contro il "rischio di ingovernabilità" di scuole troppo grandi, suddivise anche in 18 plessi. Il tema del dimensionamento delle istituzioni scolastiche preoccupa Anci Toscana.
Lo spiega Sara Funaro, delegata Scuola dell’associazione: "La riduzione del numero degli istituti rischia di penalizzare sia i Comuni più grandi, che dopo tanti sforzi rischiano di andare in sofferenza, sia i piccoli Comuni, in particolare quelli distanti dai principali centri abitati: un ulteriore problema per le aree interne, che già vivono i disagi di una carenza di servizi".
Secondo Alessandro Artini, presidente Anp, "più che preoccuparci degli accorpamenti, di per sé non sbagliati a priori, dovremmo invece rendere la governance delle scuole più snella ed efficace. Solo così possiamo pensare di dar vita a maxi istituti, anche di 2.000 allievi". "Tra dirigere una scuola di 600 alunni ed una di 1800 c’è una diversità di mestiere", dice.