Manuela Plastina
Cronaca

Aggressioni ai volontari sanitari. Via ai corsi di prevenzione e difesa. “Persone generose, non si toccano”

Dopo l’ultimo caso le associazioni (Anpas, Misericordie e Croce Rossa) si mobilitano il 27 febbraio. Il presidente della Fratellanza Militare di Firenze Ghini: “Abbiamo bisogno di difendere i nostri ragazzi”

Presidente Anpas Toscana Dimitri Bettini

Presidente Anpas Toscana Dimitri Bettini

Aggressioni ai soccorritori, Anpas Toscana organizza corsi di prevenzione per i volontari. Dopo l’ultimo episodio dei giorni scorsi a Firenze, a un volontario delle Pubbliche assistenze toscane malmenato mentre cercava di prestare le prime cure a un paziente colto da malore, le associazioni si mobilitano. Il 27 febbraio a Firenze, Anpas, Misericordie e Croce Rossa, interverranno durante la seduta della commissione Politiche per la promozione della legalità e della sostenibilità urbana, ma il primo atto concreto arriva dal movimento che raccoglie i 50mila volontari toscani di Pubblica assistenza. Il corso, già partito, avrà lo scopo di prevenire, riconoscere, disinnescare l’aggressività e la violenza contro gli operatori. Le lezoni, organizzate con l’associazione sportiva Ju Jitsu education, porteranno prevenzione e tecniche di de-escalation all’interno del percorso di formazione continua che i volontari effettuano. “E’ un incentivo alla sicurezza dei volontari in ambulanza – ha detto il presidente di Anpas Toscana, Dimitri Bettini – il tema della prevenzione è fondamentale per tutti gli operatori sanitari, a maggior ragione se come i nostri sono volontari. Abbiamo un dialogo aperto con prefetture e centrali 118 della Toscana. Un’organizzazione come la nostra, che ha 24 centri anti violenza, case rifugio contro la violenza di genere, e lavora con le cooperative di reinserimento, non può non occuparsi della sicurezza dei volontari”. I dati sulle aggressioni sono allarmanti. L’osservatorio della Regione ha registrato 1.136 casi nel primo semestre 2024: 903 aggressioni verbali, 207 fisiche e 26 contro la proprietà. Oltre la metà delle violenze (il 53%) vede vittime gli infermieri, il 17% gli operatori socio sanitari e il 13% i medici. La maggiore incidenza (45%), riguarda i servizi psichiatrici territoriali. Negli ospedali il pronto soccorso.

Firenze, 22 febbraio 2025 – «I volontari non si toccano. Mai». Il presidente della Fratellanza Militare di Firenze Giovanni Ghini ricorda un principio base per tutta la comunità: nessuno merita violenza, tanto più persone al servizio degli altri come personale sanitario o addetti al trasporto pubblico. Se poi si tratta di volontari, che dedicano il loro tempo, impegno e dedizione gratuitamente, nessun gesto offensivo è mai tollerabile. L’ultimo episodio di violenza contro uno dei volontari della Fratellanza militare risale a pochi giorni fa. Lo racconta direttamente Ghini.

Presidente, che cosa è successo e quando?

«Era la settimana scorsa, mercoledì nel secondo pomeriggio. Una nostra squadra in ambulanza è andata alla stazione per prestare soccorso a una persona in codice giallo».

Di cosa si trattava?

«Una persona si era sentita male in treno: andava soccorsa subito. Una volta arrivati nell’area ferroviaria di Santa Maria Novella, la nostra squadra si è messa subito all’opera per aiutare l’uomo. Erano presenti due soccorritori esperti e un giovane che ha circa 25 anni, ma già con esperienza. Ha la solidarietà nel sangue: essendo ’figlio d’arte’ di uno storico volontario della stessa associazione».

In che modo è stato aggredito?

«Mentre facevano il loro dovere nel prestare soccorso, dal nulla è spuntato un uomo, è riuscito a crearsi un varco tra i soccorritori e ha colpito duramente il volontario sul viso. L’uomo, un 34 enne di origine straniera già conosciuto alle forze dell’ordine e pare con problemi psichici, non c’entrava niente con l’incidente, niente con l’operazione di soccorso: si è avvicinato e ha colpito con l’unico scopo di fare male a un soccorritore volontario».

Cosa è successo poi?

«Immediatamente è intervenuta la Polfer in servizio alla stazione: ha rincorso e poi fermato l’aggressore, impedendogli di fare altri danni».

La squadra come si è comportata?

«È rimasta attonita da quanto avvenuto. Ma appena hanno verificato che il loro compagno di soccorso stava discretamente bene, son tornati a occuparsi della loro missione: pensare alla persona che aveva bisogno di aiuto e portarla in sicurezza in ospedale».

Il giovane aggredito ha riportato danni importanti?

«Per fortuna solo un lieve trauma facciale senza ulteriori danni: dopo poche ore aveva già ripreso il suo impegno per la Fratellanza».

Non è la prima volta che succede un fatto del genere…

«Solo poco tempo fa c’era stata con dinamica analoga un’aggressione a un altro volontario in via Nazionale».

I casi sono in aumento?

«Sì, ma ancora non siamo a livello di compromissione dell’impegno dei nostri volontari. Non c’è quella preoccupazione che induce qualcuno a decidere di non salire più sull’ambulanza o abbandonare il servizio. Ma abbiamo bisogno di un modello incentivante e di risposte, per difendere i nostri ragazzi e il nostro impegno».

Tra associazioni diverse c’è solidarietà?

«Tanta e una grande etica di rispetto tra tutti, sempre entusiasti del rendersi utili. Perché i volontari non si toccano».