La polizia sta lavorando giorno e notte per identificare gli autori dell’agguato avvenuto nella notte tra mercoledì e giovedì nel quartiere dell’Isolotto, a Firenze, in cui due 24enni sono stati bersaglio di sei colpi di pistola sparati da un gruppo “rivale“. La procura ha aperto un fascicolo per tentato omicidio, porto abusivo d’arma da fuoco, lesioni. Gli investigatori della squadra mobile della questura sono sempre più convinti che l’episodio dell’altra notte non sia altro che l’ultimo, violento atto di una faida fra bande di due quartieri periferici.
Una dell’Isolotto e un’altra delle Piagge, agglomerato fatto in prevalenza di casermoni popolari che sorge esattamente dalla parte opposta dell’Arno. Un conflitto che dura da almeno cinque mesi: lo scorso dicembre, in un giardino del quartiere delle Piagge, ci fu una maxi rissa tra una quarantina di persone in cui, anche in quell’occasione, partì un colpo di pistola che ferì un giovane a una gamba. Nelle settimane successive, altre piccole e grandi vendette quando i protagonisti si incontravano, anche non casualmente, in città: due accoltellamenti, un “sequestro“ di un giovane portato contro la sua volontà all’Isolotto e umiliato.
La sensazione, in ambiente investigativo, è che la risposta delle istituzioni, stia per arrivare molto presto. Tra i partecipanti all’agguato potrebbero esserci anche dei ragazzini, dei minorenni. Il fatto ha destato grande preoccupazione nel quartiere e ha anche innescato una vibrante polemica a livello politico sul problema sicurezza in città. «Cose come queste nella nostra città non le vogliamo e la nostra attenzione sarà sempre massima», ha risposto la sindaca Sara Funaro. Stefano Brogioni
Pisa, 19 aprile 2025 – Piazza dell’Isolotto a Firenze divenuta campo di battaglia per una guerra tra ‘maranza’ che si prendono a calci e si sparano addosso. Un pensionato 78enne di Lucca accoltellato e rapinato da tre ragazzini tra i 15 e i 17 anni mentre porta fuori il cane. Il centro di Siena macchiato di sangue dopo una maxi rissa tra bande composte da giovani. Per non parlare di piazza Dante a Pisa, teatro in questi mesi di una mezza dozzina di pestaggi tra minorenni.

In tutta la Toscana la violenza dei ragazzi è ormai un fenomeno all’ordine del giorno. Una triste realtà confermata anche dal rapporto Espad Italia, lo studio dell’Istituto di fisiologia clinica del Cnr di Pisa che ha analizzato i casi di maggiore impatto sociale nei ragazzi tra i 15 e i 19 anni.
Sabrina Molinaro, ricercatrice del Cnr di Pisa e responsabile dello studio Espad, quanto è seria la situazione?
“Molto. Le do alcuni dati: in Toscana il 38,3% dei giovanissimi ha preso parte a zuffe, l’11,7% ha commesso violenze insieme ad amici. Inoltre, il 4% dice di aver fatto male a qualcuno tanto da ricorrere a cure mediche, il 2,9% ha colpito un insegnante e il 3,4% ha usato armi per ottenere qualcosa“. Come se lo spiega? “Siamo di fronte a una generazione immersa nel digitale che rischia di sottovalutare la cultura della violenza e dell’odio che spopola in rete. Anche la realtà non offre grande sollievo: le guerre, le poche prospettive e la rabbia sempre più presente nelle persone nutrono un clima di tensione che porta alla normalizzazione della violenza”.
Come si sentono i ragazzi?
“Soli e ignorati in comunità sempre più chiuse. Per questo si rifugiano nei social, dove le relazioni sono appiattite e la violenza spiattellata senza mostrarne gli effetti sulle vittime. Il risultato sono giovani cinici, senza empatia e distaccati emotivamente dalle conseguenze delle azioni violente“. Cos’è per loro la violenza? “Un’affermazione distorta di se stessi. Usano la violenza per esistere, essere presenti e sentirsi parte di qualcosa visto che la società non li vede e non li ascolta. Mi affermo per avere visibilità ed essere accettato in una piccola comunità”.
La gang.
“Esatto. Il gruppo dà quel senso di appartenenza che cercano e se l’unica comunità che trovano è quella violenta... allora violenza sia”.
Come deve rispondere la società?
“La scuola, così come tutti noi cittadini, deve essere un modello: insegnare gentilezza, empatia e accoglienza. Poi serve una cultura di comunità nei quartieri che porti a costituire ambienti sereni: aree di istruzione e sport gratuiti per far stare i giovani insieme in modo che sviluppino empatia e rispetto per l’altro”. Anche la famiglia ha un ruolo da giocare?
“I genitori devono imparare a parlare coi figli, comprenderli e ascoltarli e per farlo serve educazione affettiva e digitale. Se si ignorano e si lasciano chiusi in casa, avranno meno mezzi per affrontare la società che è fuori dalla porta, e la violenza sarà la soluzione più istintiva”.