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Alberto Asor Rosa morto, ecco chi era. Il legame con la Toscana

Il grande storico della letteratura aveva 89 anni. Dalla difesa della Val d'Orcia alla guerra alla Tav di Firenze, storiche le sue battaglie politiche e sociali nella regione. Giani: "Addio a un grande intellettuale"

Alberto Asor Rosa è morto a 89 anni (Foto ImagoE)

Alberto Asor Rosa è morto a 89 anni (Foto ImagoE)

Firenze, 21 dicembre 2022 - Alberto Asor Rosa è morto. L'illustre storico della letteratura, nonché professore universitario, critico, saggista e deputato del Pci aveva 89 anni. Cordoglio e lutto in tutta la Toscana. Tre anni fa il professore aveva ricevuto la cittadinanza onoraria dal comune di Capalbio. Da sempre si era impegnato a partecipare alla vita politica e sociale della regione Toscana. Come quando nel 2014 si oppose strenuamente ai lavori della Tav tra Firenze e Bologna. Ecco dunque chi era Alberto Asor Rosa e il suo legame con la Toscana: 

Chi era Alberto Asor Rosa

Critico letterario, storico della letteratura e saggista, Alberto Asor Rosa era ricoverato da dieci giorni alla clinica Villa Margherita, a Roma, dove è morto a 89 anni. "Doveva uscire questo venerdì - fa sapere la figlia Angela -. Sembrava stesse meglio ma ha avuto un improvviso arresto cardiaco. Negli ultimi due anni mio padre ha avuto una salute traballante dovuta a problemi cardiaci e polmonari" spiega Angela Asor Rosa, una delle due figlie, con la sorella Laura, di Alberto Asor Rosa. "Vorremmo organizzare qualcosa all'Università La Sapienza di Roma - alla facoltà di Lettere, ma siamo abbastanza storditi", racconta ancora Angela Asor Rosa.

 Alberto Asor Rosa era un intellettuale, operaista, sempre in bilico tra studio e lotta sociale. Era nato a Roma il 23 settembre 1933, per diplomarsi al Liceo Classico Augusto di Roma, si è poi laureato alla Sapienza, relatore Natalino Sapegno. Studioso di fama, docente di storia della letteratura alla Sapienza, intellettuale di formazione marxista da sempre impegnato nella dialettica tra cultura e potere e nell'analisi della realtà sociale. Lasciò il Pci nel 1956 e vi rientrò solo nel '72: lavorò alla sua trasformazione ed è stato più volte parlamentare (eletto nel '79), e poi, dopo la caduta del Muro, membro della direzione del Pds e direttore della nuova 'Rinascita', che sotto la sua guida però prese sin dal primo numero le distanze dal passato togliattiano, e questo non era proprio un'ovvietà per la rivista fondata dal Migliore. Studioso in particolare della letteratura italiana moderna e del periodo barocco, ha ideato e diretto la monumentale Storia della letteratura Einaudi, e tante monografie e corsi universitari affollatissimi dedicati ai grandi protagonisti della letteratura italiana.

Mentre il suo impegno più politico, militante per carattere, è legato alla collaborazione a periodici come «Mondo operaio», «Mondo nuovo» e alla direzione di «Contropiano», «Laboratorio politico» e, infine, appunto «Rinascita» nel '90/91. L'esordio di Asor Rosa come studioso avvenne con «Scrittori e popolo» del '65, polemica disanima della letteratura italiana impegnata tra Otto e Novecento, scoprendone l'ottica populista e aprendo un dibattito sul rapporto intellettuali e proletariato che ebbe molta risonanza. Stesso taglio ideologico ebbe il suo successivo studio su «Thomas Mann o dell'ambiguità borghese» del '71, anche se con un maggiore impegno storicistico.

Tra le sue opere più recenti: Letteratura italiana. La storia, i classici, l'identità nazionale (2014); Scrittori e popolo 1965. Scrittori e massa 2015 (2015), in cui cerca di dare ordine alla produzione letteraria degli scrittori nati dopo il 1960; Machiavelli e l'Italia. Resoconto di una disfatta (2019); L'eroe virile. Saggio su Joseph Conrad (2021). Nel 2005 gli sono stati dedicati studi in onore: Critica e progetto. Le culture in Italia dagli anni Sessanta a oggi, mentre è del 2020 il volume Scritture critiche e d'invenzione, contenente un'ampia selezione della sua produzione saggistica e letteraria.

La difesa della Val d'Orcia

"La notizia della scomparsa di Alberto Asor Rosa mi rattrista, ero stato a casa sua per un evento conviviale prima della pandemia e abbiamo trascorso una serata insieme molto piacevole. Purtroppo, le sue condizioni di salute non erano più buone e da circa un anno non poteva più frequentare Monticchiello". Così il sindaco di Pienza (Siena) Manolo Garosi sulla morte del professor Alberto Asor Rosa che aveva fatto di Monticchiello, frazione del comune valdorciano, il suo 'buen retiro'. "Su quanto Asor Rosa ha fatto per la nascita del parco della Val d'Orcia - aggiunge Garosi ricordando la figura dello storico tra coloro i quali parteciparono attivamente nei primi anni duemila al percorso che portò la Val d'Orcia a diventare parco artistico, naturale e culturale - va tutta la nostra riconoscenza per il contributo che da letterato, storico e studioso ha svolto in quegli anni". "Sulla discussione circa l'ecomostro' di Monticchiello - prosegue il sindaco ricordando la vicenda legata ad una lottizzazione di villette a schiera del 2006 contro la cui costruzione Asor Rosa lanciò una forte campagna ambientalista - posso dire che oggi di ecomostro vediamo ben poco". 

La cittadinanza onoraria di Capalbio

Nel 2019 il professore ricevette la cittadinanza onoraria dal comune di Capalbio. In quella occasione disse: "La mia scoperta di Capalbio, e la mia residenza qui, proprio dentro le mura dell’antica città, risalgono a più di quarant’anni fa. Conosco a menadito le distese dei boschi, dei prati e delle dune, che arrivano fino al mare; conosco vie e viuzze dell’entroterra; e conosco capalbiesi dei due sessi, di ogni genere e mestiere, con i quali intrattengo rapporti di profonda amicizia, molti dei quali, quando io sono arrivato qui erano bambini o appena adolescenti. Sono grato al Comune e al suo Sindaco, Luigi Bellumori,e a tutti quelli che hanno promosso questa iniziativa. Nei molti anni venturi (spero!) mi sentirò qui a casa più di prima”.

La guerra contro la Tav

Nel 2014 il professore si oppose strenuamente al progetto del sottoattraversamento di FIrenze. Secondo Asor Rosa, il cantiere fiorentino era "uno degli interventi più inutili, dispendiosi e catastrofici che l'Italia si trovi ad affrontare'', dichiarò durante un convegno a Firenze. 

Giani: "Addio a un grande intellettuale"

Si uniscte al cordoglio per Asor Rosa anche il presidente della regione Toscana Eugenio Giani: "Asor Rosa è stato un protagonista della cultura italiana anche grazie all’impegno portato avanti in politica e per la società: a lui, come a un’intera generazione di intellettuali progressisti e rigorosi, si deve l’impronta che ha forgiato una vena importante del pensiero e della passione civile nel nostro paese”. Giani ricorda il rapporto privilegiato che il professore aveva con la Toscana: "Salutiamo un grande toscano di adozione, un uomo che ha speso energia e amore per la nostra regione e in particolare per la Val d'Orcia”.