
Alberto Sordi
Firenze, 24 febbraio 2022 – “La nostra realtà è tragica solo per un quarto, il resto è comico. Si può ridere su quasi tutto”. Ne era convinto il grande Alberto Sordi, nato a Trastevere, figlio di un maestro strumentista che suonava la tuba e insegnava musica, e di una maestra. La musica gli fu amica tante volte, fin da bambino, quando studiò canto lirico ed entrò a far parte del coro della Sistina.
Dalla radio arrivarono i primi successi, dove lanciò una serie di personaggi rimasti nella memoria collettiva, da ‘Il compagnuccio della parrocchietta’ a Mario Pio al Conte Claro. Prestò la voce a Oliver Hardy del mitico duo Stanlio e Ollio, tuttavia il marcato accento trasteverino gli valse la cacciata dalla milanese Accademia dei Filodrammatici. Quella che però poteva essere la sua maledizione si trasformò nella chiave della sua popolarità. Su di lui scommisero Vittorio De Sica e poi Federico Fellini con ‘Lo sceicco bianco’, ma è con ‘I vitelloni’ che ebbe il primo successo. Interpretando il bulletto Nando in ‘Un americano a Roma’ divenne celebre, e la sua carriera frenetica al ritmo anche di una decina di pellicole all’anno, per il numero record di complessivi 160 film.
Nella sua lunga carriera interpretò personaggi comici e parodistici che lo hanno reso uno dei più grandi maestri della commedia all’italiana, ma ci fu spazio anche per interpretazioni drammatiche, come ne ‘La grande guerra’ di Mario Monicelli o ‘Un borghese piccolo piccolo’. Tra i tantissimi film, ‘Il medico della mutua’ resta forse il più emblematico di tutti, insieme a ‘Il marchese del Grillo’. Portò sullo schermo l’italiano medio con tutti i vizi e le virtù, furbo, piacione a suo modo ingenuo, che ride sornione anche quando non dovrebbe. Le doti da entertainer televisivo e le prove da ballerino hanno dimostrato che oltre a essere un grandissimo attore, Alberto Sordi sapeva eccellere in tutto ciò che faceva.
Tenne la sua vita privata lontano dai riflettori, confessò un unico amore, quello in gioventù per Andreina Pagnani. Visse nella sua bella villa sulla via Appia insieme alle due sorelle. Elargiva grandi donazioni senza mai ostentarle e un giorno confessò un’aspirazione giovanile: “Se non avessi fatto l’attore avrei voluto fare l’antiquario”. Divenne anche sindaco della sua Roma per un giorno: il 15 giugno del 2000, quando l’allora primo cittadino Francesco Rutelli gli cedette la fascia tricolore. Era amatissimo da tutti, grandi e piccoli. Si è spento il 24 febbraio del 2003 nella commozione generale. Tutti i suoi concittadini lo salutarono in un’interminabile processione al Campidoglio. Ai funerali solenni in San Giovanni in Laterano parteciparono 250mila persone. L’epitaffio sulla sua tomba è una battuta del Marchese del Grillo: “Sor Marchese, è l’ora”. In cielo, come ultimo saluto, un aereo sventolò uno striscione con la scritta in romanesco: “Arbè, sta vorta c’hai fatto piagne!”.
Nasce oggi
Pico della Mirandola nato il 24 febbraio 1463 a Mirandola. Umanista e filosofo, godendo della rete di protezione dei Medici si trasferì a Firenze, dove morì improvvisamente nel 1494, a 31 anni. Aveva una cultura enciclopedica e si dice fosse capace di recitare la Divina Commedia al contrario, risalendo dall’ultimo verso dell’ultimo canto al primo. Si racconta fosse in grado di fare lo stesso con qualsiasi opera appena letta. Da ciò l’appellativo che ad oggi si attribuisce a chi è dotato di straordinaria memoria. Ha scritto: “Come scegliere la propria saggezza senza aver frequentato le altre?”.