Firenze, 2 gennaio 2025 - Il 14 aprile aveva festeggiato 80 anni, una vita sui campi da calcio, prima come calciatore, poi come allenatore e dulcis in fundo come commentatore tv. Aldo Agroppi era divisivo: amato da chi lo ha conosciuto e apprezzato, antipatico a chi non ne ha gradito humour, battute dissacratorie e giudizi mai banali.
"Da una vita mi dicono sempre che non sto simpatico alla massa" aveva raccontato in un’intervista nella sua Piombino dove trascorreva le giornate tra amici per stare lontano da un calcio che non amava più. "E che vuol dire che non piaccio a tanti tifosi? Cosa vuoi che mi interessi? Non sono ruffiano, non dico le cose che le persone vogliono sentirsi dire, ma le mie opinioni sono vere, non ho bisogno di sponsorizzare nessuno, anzi...Ci si prende sempre troppo sul serio, specie nel calcio di oggi ed ecco perché io mi diverto sempre di meno". Aveva detto Agroppi una militanza in maglia granata per otto anni, con oltre duecento partite. "Chi cresceva nel Torino in quegli anni, '60 e '70, poi rimaneva del Toro per sempre - disse Agroppi - Io sono orgoglioso di aver contribuito alla vittoria di due coppe Italia ma soprattutto di essere stato e di essere ancora voluto bene dalla gente che ha il granata nel sangue. I babbi hanno raccontato di me ai figli, poi i babbi sono diventati nonni, ma nessuno mi ha mai dimenticato".
Ma nella vita di Agroppi c'è stato un secondo grande amore, quello che ha contraddistinto la parte finale della sua carriera da calciatore, il Perugia. "Sono stato capitano dei grifoni e il giocatore che con la mia esperienza ha aiutato a rendere la squadra competitiva anche per la serie A - ricordò Agroppi -. Proprio a Perugia sono diventato poi allenatore e da lì sono iniziati altri 25 anni della mia seconda vita, ovvero dal Pescara alla Fiorentina".
"L'anno che andammo in B nel 1993 fu rocambolesco, io accettai una sfida folle di Vittorio Cecchi Gori ma capivo che non ero ben voluto da tutti e fui esonerato, anche se colpe mie non me ne sentivo troppe" spiegò Agroppi che poi però divenne un opinionista molto apprezzato, specie dagli anti juventini, visto che non era mai stato tenero con il club bianconero.
"Ho sempre detto cose che mi pareva fossero sotto gli occhi di tutti, ovvero che gli arbitri avessero una sudditanza nei confronti della Juventus e, non a caso, ogni volta che aprivo bocca, mi veniva risposto con attacchi molto offensivi. Ecco perché nel tempo mi sono di più allontanato da questo calcio che vive sempre troppo di ipocrisie. Meglio godermi la famiglia, gli amici e le partite di carte. Tanto chi vuole sapere come la penso basta che bussi alla porta di casa mia. Io apro a tutti e mi confronto con tutti, basta non essere ordinari e superficiali". Concluse.