MONICA PIERACCINI
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Cronaca

Nubifragi in Toscana, il meteorologo: “E’ cambiata l’intensità della pioggia. La pulizia dei fiumi non basta”

Il climatologo e meteorologo del Cnr, Giulio Betti: “Il clima è cambiato ed è un errore pensare che i dragaggio degli alvei siano sempre soluzioni definitive. In alcuni casi accelerano la velocità dell'acqua, rendendo la situazione potenzialmente più pericolosa”

Alluvione a Cecina nella notte tra il 26 e il 27 ottobre (foto Novi)

Alluvione a Cecina nella notte tra il 26 e il 27 ottobre (foto Novi)

Firenze, 26 ottobre 2024 – Il clima è cambiato e per arginare la straordinaria intensità delle precipitazioni non basta pulire i fiumi. Occorre investire sulle infrastrutture, a partire dai ponti. E', in sintesi, quanto ha detto Giulio Betti, meteorologo e climatologo del Cnr, a Radio 24.

Lo abbiamo raggiunto anche noi, telefonicamente, e ha ribadito il concetto. «Pulire e gestire i fiumi nella maniera corretta è importante, ma può non bastare di fronte a quantitativi di pioggia eccezionali». In Liguria, a Sori, ad esempio, il fiume e i tombini erano puliti eppure il torrente è esondato. «Il problema - spiega Betti - è che sono cambiati il modo e l’intensità delle precipitazioni. Questi eventi estremi non solo sono più frequenti, ma concentrano in poco tempo un’enorme quantità di acqua che i fiumi, anche ben tenuti, faticano a contenere. Anche nella preistoria, davanti a certe quantità d'acqua, un fiume come quello di Sori sarebbe esondato».

Secondo il meteorologo, è un errore pensare che la pulizia dei fiumi e il dragaggio degli alvei siano sempre soluzioni definitive. «Dragare il fiume è utile in certi contesti, ma può anche aumentare la velocità dell’acqua in caso di piena, rendendo la situazione potenzialmente più pericolosa. L’obiettivo dovrebbe essere rallentare il flusso: un corso d’acqua naturale, con anse e vegetazione, tende a ridurre la velocità dell'acqua rispetto ad uno rettilineo e privo di ostacoli» Rimuovere la vegetazione ripariale può essere controproducente: «Le piante lungo le rive rallentano le piene. Eliminare tutta la vegetazione porta ad accelerare il flusso dell'acqua, e questo può aggravare le inondazioni».

L'analisi di Betti si concentra soprattutto sulla necessità di adattare le infrastrutture al nuovo clima. «Dobbiamo intervenire sui ponti, ampliando le luci per permettere il passaggio di maggiori volumi d’acqua e detriti. La loro struttura attuale spesso non è adatta ai nuovi ritmi del ciclo dell'acqua, che si è intensificato a causa del riscaldamento globale»

«È chiaro che adattare il territorio al cambiamento climatico ha un costo. Ma ogni euro investito in prevenzione è un euro risparmiato su danni futuri e, inoltre, migliora la resilienza del territorio. In regioni dove si sono fatti interventi strutturali, i danni da alluvioni risultano spesso minori». Investendo «in maniera saggia» sul territorio, conclude l’esperto, si creano posti di lavoro, si riduce, anche se non è possibile eliminare, l'impatto delle forti precipitazioni e si ha a disposizione una risorsa idrica durante le estati siccitose.