Firenze, 16 novembre 2023 – Presidente Giani, a due settimane dal disastro che ha colpito la Toscana centrale e la costa come si sente? Stanco e provato? Oppure è talmente tanto da fare che non sente la fatica?
«C’è talmente tanto da fare che non ci si può permettere di sentire stanchezza. In realtà sono sostenuto dall’energia di chi sente di dover rispondere al meglio al servizio dei cittadini».
È più dura questa esperienza oppure la gestione delle ondate Covid che hanno caratterizzato i suoi primi mesi da governatore?
«Sono due cose diverse ma egualmente molte delicate e difficili. Io spero di poter affrontare questa emergenza con i risultati che abbiamo tutti potuto verificare col Covid, quando la Toscana ha dimostrato capacità quali poche altre regioni per estensione delle vaccinazioni e per sostegno alle persone colpite. E ora, di fronte a quanto è successo negli scorsi giorni, conto che emerga il modello toscano della Protezione civile, che già in altri frangenti si è dimostrato di assoluto valore».
In questi giorni quando era solo con se stesso non ha mai pensato che per far fronte al dissesto idrogeologico in Toscana si poteva fare di più?
«Credo che in tutte le cose ci debba animare lo spirito di fare meglio. Ed è con questo spirito che affronto anche questa emergenza. Non c’è tempo per le polemiche. Però voglio sottolineare che, rileggendo anche gli atti degli anni passati, nessuno aveva mai proposto interventi prioritari per torrenti quali il Furba a Seano, lo Stella a Quarrata, la Bardena a Figline di Prato, l’Agna a Montale, il Vincio a Stabbia e Cerreto Guidi, il Bagnolo a Montemurlo, o il Rio di Fucecchio a Fucecchio. Questo disastro è stato prodotto dal reticolo minore dei corsi d’acqua su cui certamente dovremo programmare interventi importanti. Però, ripeto, nessuno considerava questi interventi così prioritari, così come si dice oggi dopo questa bomba d’acqua con precipitazioni concentrate in una notte superiori all’alluvione dell’Arno nel 1966».
Le parole del ministro Musumeci l’hanno fatta arrabbiare. Non era il momento giusto per fare polemica o sono state ingenerose e non veritiere?
«Mi dispiace per lui, le sue parole sono state fuori luogo e fuori tempo. E questo a prescindere dalle diverse e legittime posizioni politiche. Da parte dei cittadini e delle imprese che hanno perso tutto c’era molta attesa per le sue parole. Onestamente non ha fatto una bella figura, lasciandosi andare a polemiche che forse andavano bene per un dibattito televisivo. Certo non è stato il messaggio di speranza che tutti si attendevano dal rappresentante del governo. Pensare che i dissesti idrogeologici debbano essere affrontati esclusivamente con le assicurazioni, denunciando che in Italia solo il 6 per cento si assicura, è assolutamente limitante. Sappiamo bene che le assicurazioni anche quando sono fatte pongono tanti di quegli ostacoli e cavilli da non consentire mai al danneggiato di recuperare il danno subito. È lo Stato che deve assicurare direttamente la difesa dei territori e il ristoro per quanto i dissesti creano».
Cosa ci insegnano l’alluvione e le frane del 2 novembre?
«Ci insegnano che nonostante in Toscana si sia lavorato molto sulla prevenzione dei grandi fiumi, c’è ancora tanto da fare. Sull’Arno negli anni abbiamo realizzato invasi come Bilancino e Roffia, abbiamo potenziato gli argini, siamo al lavoro per quattro nuove casse d’espansione. Ora tutto questo dobbiamo farlo anche nel reticolato minore, quello dei corsi meno conosciuti. Anche se pure rispetto a questi ultimi vorrei rivendicare quanto già fatto. Solo negli ultimi cinque anni nell’area colpita dall’evento abbiamo realizzato 85 milioni di interventi. Va detto che ogni piano, compreso il piano gestione alluvioni dell’Autorità di distretto, prende a riferimento come evento peggiore l’alluvione di Firenze, ma in questo i cumulati e l’intensità sono stati di molto superiori anche a quell’evento».
Le istituzioni devono avere una tavolo permanente stile Conferenza Stato-regioni per affrontare con armi appropriate le conseguenze del cambiamento climatico? Serve una nuova Italiasicura come nel governo Renzi e Gentiloni?
«Sicuramente aver smantellato la struttura nazionale di Italiasicura è stato un grave errore. Come Regione siamo disposti a mettere nuove risorse ma c’è un punto che deve essere chiaro: queste risorse non potranno essere pari a quelle che deve mettere lo Stato. E questo ragionamento non lo vedo solo per la Toscana, ma per l’Italia tutta, questo paese fragilissimo di oltre 7 mila fiumi. Ci deve essere un impegno forte da parte del Parlamento e del Governo perché dedichino risorse che tutelino i territori di questo paese».
Ha visto le mappe dell’Autorità di Bacino dell’Appennino settentrionale? Le zone ad alto rischio sono numerose anche nelle zone colpite dall’alluvione. Gaia Checcucci, segretario dell’Autorità, ha parlato di disastro prevedibile, così anche Erasmo D’Angelis. Anche lei ha denunciato fiumi tombati, come in Val Bisenzio, che sono esplosi.
«A partire dall’Autorità di Bacino nessuno mi ha mai mostrato progetti o intenzioni di intervenire sui torrenti che ho citato sopra. Come si fa a dire che era tutto previsto se niente del genere è stato mai progettato e concretamente previsto? Sono espressioni che mi lasciano sconcertato. Occorre uscire dai concetti generali ed essere molto precisi e concreti. E personalmente in questo fase più di polemiche dalle Autorità vorrei avere progetti».
Bisognerà fare scelte coraggiose come delocalizzare case e fabbriche lungo i corsi d’acqua. Andrà avanti su questa strada?
«Occorre essere determinati Per esempio ho concertato col sindaco di Vaiano che il capannone industriale da cui è emerso il torrente tombato negli anni Cinquanta dovrà essere espropriato e il tratto di fiume dovrà essere rinaturalizzato».
E poi ci sono le frane. Prima in Mugello, ora dalla Garfagnana alle colline pratesi. Un altro grosso problema.
«È vero e dal punto di vista dei costi sono interventi altrettanto se non più costosi degli interventi sui corsi d’acqua perché spesso le frane impongono anche di dare un altro tracciato alla viabilità. Ma questo non deve essere un alibi, dobbiamo darci da fare. C’è urgenza di un Piano frane a livello nazionale».
Lei ha stimato due miliardi di danni tra cittadini colpiti e imprese in ginocchio. La Toscana saprà rialzarsi solo se arriveranno soldi sicuri da Roma.
«Proprio così, è necessario un grande intervento a livello nazionale. Solo con uno sforzo da parte del governo gli interventi potranno essere realizzati. E più in generale ritengo che, come è stato fatto a Venezia col Mose, il governo debba riservare alla tutela dai dissesti idrogeologici un’attenzione all’altezza di quanto più volte affermato da esponenti del governo riguardo ai cambiamenti climatici, da considerare ormai strutturali e non straordinari».
Teme ritardi nell’erogazione dei fondi come avvenuto in Emilia Romagna?
«Fino a oggi no, per le prime parole che avevo ascoltato. In buona fede mi ero convinto che a
Roma ci fosse consapevolezza come a Firenze di dover lavorare insieme nell’interesse dei cittadini e delle imprese. Ma sinceramente quanto ho sentito ieri dal ministro Musumeci mi ha insospettito sull’effettiva possibilità che questo avvenga. Mi auguro di sbagliarmi».
Sistema di allerta. Polemica sui colori. Si deve cambiare qualcosa, lo chiedono i sindaci. E’ d’accordo?
«I sistemi di allarme sono sempre migliorabili in virtù della tecnologia che si raggiunge. Se con questa evoluzione si può segmentare in modo ancora più puntuale il territorio, alla luce di una sempre migliore prevedibilità degli eventi meteo, e fissare regole più precise su quanto i sindaci devono fare da quando i tecnici diramano l’allarme, bene, è tanto di guadagnato».
Lei è commissario straordinario per l’emergenza. Le sue ordinanze hanno subito inciso: bollette, mutui, rifiuti. Obiettivo sveltire provvedimenti. Quali obiettivi ha?
«Riportare al più presto le cose alla normalità, questo è quello per cui mi sto impegnando al
massimo. Questo vuol dire per esempio togliere i cumuli di rifiuti dalle strade e dai piazzali delle imprese. Dopo le prime ordinanze ho voluto ricondurre tutto a una ordinanza più generale che consenta di raccoglierli e portarli in discarica o negli impianti di smaltimento anche dove si tratti di speciali deteriorati dall’acqua. Più in genere cerco di sfruttare le possibilità delle ordinanze per raggiungere il massimo dell’operatività e della fluidità amministrativa. Ne abbiamo bisogno».
E dopo la ricostruzione con risorse adeguate. La vorrebbe portare avanti lei o ha capito che la polemica politica darà in mano la nuova fase al generale Figliuolo?
«Sono una persona molto pragmatica, non mi interessa che sia io a guidare la ricostruzione o il
generale Figliuolo. L’importante sono i risultati. L’importante è garantire ai cittadini e alle imprese velocità, risorse per i ristori, presenza sul territorio».