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Almanacco del giorno, 24 agosto 1862: la Lira diventa moneta nazionale

Storia e curiosità della moneta italiana. Oggi, chi si ritrova una ‘vecchia lira’, può ricavarne migliaia di euro. Ecco le serie che possono valere una fortuna

La Lira

Firenze, 24 agosto 2021 - È uscita di scena nella notte dell’ultimo dell’anno del 2001, portandosi dietro tanta storia, molti ricordi e più di qualche momento difficile. Mentre il mondo festeggiava a suon di botti e brindisi, ansioso di dare inizio al futuro, la Lira veniva abbandonata, sostituita dall’Euro: proprio come capita ogni notte di fine anno alle cose vecchie, che ci portiamo dietro da tanto, troppo tempo, e oramai non servono più. All’alba del 1 gennaio 2002 la Lira era già andata fuori corso: al suo posto era subentrata la moneta unica europea.

 

Per la Lira era tempo di andare in pensione. Di strada ne aveva fatto, e tanta. Per 140 anni era stata l’unica moneta italiana, fin da quando, il 24 agosto 1862, divenne ufficialmente valuta di Stato per decreto di Vittorio Emanuele II. Che stabilì fuori corso tutte le altre monete - ed erano centinaia - che all’epoca circolavano nel Regno d’Italia. L’introduzione della Lira come moneta unica portò grandi vantaggi al nostro Paese. Arrivata un anno dopo l’unità politica, fu un motore formidabile per la costruzione e lo sviluppo non solo economico ma anche sociale dell’Italia intera. La Zecca si mise subito al lavoro e negli anni successivi furono battute monete d’oro, d’argento, di rame, che oggi valgono una fortuna.

 

Ma se le prime lire vennero coniate solo dopo l’Unità d’Italia, avvenuta nel 1861, la sua storia è millenaria, al punto che c’è chi fa risalire le sue origini addirittura all’VIII secolo. Di certo sappiamo che è stata l’unità di peso dei Romani, e infatti il nome deriva proprio da latino “libra”. Fu Carlo Magno poi a trasformare la libbra da peso in moneta, per estendere alle terre occupate in Italia il sistema che il padre, Pipino il Breve, aveva adottato nel Regno franco. Ma anche se è stato Napoleone a far coniare la prima ‘lira italiana’ in metallo, quella giunta fino ai nostri giorni è unicamente quella del sistema decimale introdotto da Vittorio Emanuele II. Certo, non sono mancati momenti difficili. Alla vigilia della Prima Guerra mondiale ad esempio, per conservare il metallo, furono emessi buoni di cassa con l’effige di Vittorio Emanuele III. Per effetto delle sanzioni la moneta metallica venne addirittura ritirata. Nel ‘43 l’occupazione alleata dell’Italia portò a una nuova moneta, l’AM-lira, e nel ‘44 venne emesso un nuovo biglietto di Stato. Il resto è storia recente, dove fa ‘capolino’ anche l’inflazione a causa della quale, nel 1959, venne sospeso il conio delle monete da 1 e 2 lire.

 

Ma non ci furono solo momenti difficili: un anno più tardi, nel 1960, avvenne il primo riconoscimento internazionale per la lira, ammessa nel Fondo Monetario Internazionale. Nel 1978 entrò nello Sme, inizialmente inserita in una banda di oscillazione speciale del 6%. Ma durerà fino al 1990, quando la ‘forchetta’ venne ristretta al 2,25%. Era l’anticamera degli anni ‘difficili’, culminata nel settembre del 1992 con la fuoriuscita dal sistema monetario europeo. Un ‘esilio’ durato ben 4 anni: il 25 novembre 1996 la lira rientrò infatti nello Sme e tre anni più tardi, nel 1999, la moneta italiana entrava nell’Euro. Anche il nome stesso, ‘lira’, ha avuto un percorso non facile, riuscendo però a resistere ai vari tentativi di cambiarlo avvenuti nel corso della storia: qualcuno ci provò con il ‘marengo italiano’ e con lo ‘scudo’.  I Dogi di Venezia, ad esempio, passarono dalla ‘lirazza’ alla ‘lirona’ fino alla ‘liretta’. “Tra le tante avventure è già molto che la lira abbia conservato il nome che porta” dirà un giorno Guido Carli. Dalla storia al presente: oggi averne qualcuna conservata nel cassetto può valere una fortuna. La moneta da 1 lira del 1947 ornata di spighe, se perfettamente conservata, ovvero a Fior di Conio, può arrivare fino a 1500euro. Quella da 2 lire del 1947 addirittura a 1.800 euro. Le 100 lire rare del 1956 hanno un valore che va dai 20 ai 150 euro. Le 100 lire dal 1957 al 1961 possiedono un valore che può toccare i 600 euro, mentre le monete dal 1962 al 1963 possono valere dai 100 ai 200 euro.

 

Oggi, ripensare alla lira, evoca secoli di storia e spaccati di vita. Per questo in molti la ricordano con affetto. Con le lire i migranti con le valigie di cartone comprarono, con sacrifici, i biglietti per l’America, o quelli dei treni per andare a cercare fortuna al nord. Con la lira milioni di italiani pagarono sigarette, cambiali, schedine del Totocalcio, la prima televisione, i primi dischi, la prima automobile, quella del boom economico, la Fiat 500. “Se potessi avere mille lire al mese” divenne un motto per generazioni di giovani, richiamando il desiderio mai sopito di realizzazione e indipendenza dopo le ristrettezze della guerra. Un sogno piccolo borghese italiano, raggiungibile e non esagerato. Col tempo, e per via dell’inflazione incalzante, monete di questo valore divennero banconote d’uso quotidiano, familiari nei loro valori anche artistici e simbolici. Chi ad esempio non ricorda la vecchia banconota da 100.000 lire, che reca l’immagine della Canestra di frutta di Caravaggio a simboleggiare abbondanza e ricchezza? Un capolavoro universale che ha dato l’inizio all’era moderna e segnato un nuovo genere, la ‘natura morta’, frutto di una ‘disfida’ fra artisti, vinta poi dal Merisi. Ma questa è un’altra storia.

 

Nasce oggi

 

Paulo Coelho, nato il 24 agosto 1947 a Rio de Janeiro. Scrittore, poeta e blogger brasiliano, è uno degli autori più noti e letti nel mondo. Uno dei suoi aforismi recita: “Il mondo è nelle mani di chi ha il coraggio di sognare e di correre il rischio di vivere i propri sogni”.

Maurizio Costanzo