
Posta elettronica
Firenze, 24 settembre 2021 - Per annunziare la vittoria ad Atene, Filippide corse, ininterrottamente, la prima maratona della storia. Nel medioevo i messaggi venivano allacciati alle zampe dei piccioni viaggiatori. Napoleone era solito affidare le sue missive ad efficienti portaordini, mentre nel vecchio west le lettere viaggiavano a bordo di erranti diligenze. Persino gli antichi Romani o i Mongoli si erano dotati di un servizio postale ben organizzato. Ovunque, e in ogni epoca, gli uomini si sono posti il problema di come comunicare tra loro, coprendo lunghe distanze, con gli strumenti che avevano a diposizione. Gli indiani si affidavano ai tamburi e ai segnali di fumo, mentre a Stone Age a spopolare erano le mimiche da colle a colle. Con l’avvento del telefono, si preferì la voce all’inchiostro. Poi però, con l’era Internet, ecco che scrivere torna di moda. Ma senza più pergamena o calamaio.
Era il 24 settembre 1979 quando la CompuServe, azienda leader nell’informatica, lanciò un nuovo servizio che avrebbe rivoluzionato il modo di comunicare dell’intero mondo: la possibilità, per i suoi clienti, di inviare messaggi di posta elettronica via internet, con un semplice click. Era il primo servizio commerciale online attivo negli Stati Uniti. Come mittente appariva l’identificativo dell’utente, ma nonostante la corrispondenza fosse limitata, almeno all’inizio, al solo Nord America, di fatto quel giorno sancì la nascita dell’e-mail, che di lì a poco avrebbe spopolato in ogni angolo del pianeta. In realtà già nel1971 il programmatore Ray Tomlinson installò su Arpanet un sistema in grado di scambiare messaggi fra le varie università, e sempre lui utilizzò il simbolo @ come separazione tra il nome del destinatario e il server, che faceva le funzioni di cassetta della posta. Ma chi ha realmente definito il funzionamento di quest’applicazione del web, fu Jon Postel. In ogni caso, da quel 24 settembre del 1979, la CompuServe trasformò questo sistema di messaggistica in qualcosa alla portata di tutti, permettendo a chiunque di avere un proprio indirizzo di posta elettronica.
Si stava per chiudere un’era, che i millennial oggi farebbero presto a definire ‘giurassica’. Quella della carta, dell’inchiostro, dei francobolli, delle cartoline e delle lettere scritte a lume di candela. Il ‘Postino’ Massimo Troisi, nel suo film capolavoro, le consegnava in bicicletta al poeta Pablo Neruda. Tantissime, tutti i giorni. Come davvero capitava a chi aveva il compito di consegnarle quotidianamente, di porta in porta, ai cittadini, finendo inevitabilmente per fare la conoscenza delle loro storie, anche l’assidua frequentazione col poeta cileno si trasformerà, nel film, in un’ottima amicizia. Inizia così, per il postino personale di Neruda, la scoperta e la condivisione della bellezza delle parole, che da impronunciabili diventano improvvisamente necessarie e indimenticabili.
Fatto assai curioso, con l’avvento delle e-mail, non tardarono a capitare episodi che invece, nella vita “reale” (salvo casi di lettere anonime), erano assai meno frequenti. Forse per via dello scudo di anonimato offerto dallo schermo del computer, nel 1982-1983 avvenne il primo falso del web, proprio sulla chat americana di CompuServe. Passò alla storia col nome “AlexAndJoan”, dove Alex, che nella vita reale era un riservato psichiatra cinquantenne di New York, si spacciò a lungo per una donna muta di nome Joan, neuropsicologa altezzosa e antireligiosa, divenuta paraplegica in seguito a un incidente stradale. La storia finì solo dopo due anni, quando “Joan”, che oramai aveva messo su una complessa rete di relazioni virtuali, coinvolse un amico conosciuto online in un incontro ‘reale’ con Alex. Una volta scoperto, lo psichiatra cercò di giustificarsi dicendo che il suo era stato solo un esperimento messo in atto “per poter meglio relazionarsi con le proprie pazienti”. In realtà si trattava del primo di una lunga serie di pericolosi inganni del web: vere e proprie trappole che nella nostra epoca sarebbero dilagate insieme alle tristemente note ‘fake news’.
Certo, le mail hanno i loro bei lati positivi. Per comunicare basta un click e per recapitarle una frazione di secondo. Senza contare che l’uso della carta si è ridotto drasticamente. Ma siamo proprio sicuri che mandare una mail sia proprio ad impatto zero? Non si direbbe proprio, dal momento che – secondo quanto emerge da una ricerca realizzata dall’Agenzia per l’Ambiente e la Gestione dell’Energia - l’invio di 1 messaggio da 1 megabyte produce circa 19 grammi di anidride carbonica. Bastano soli 8 messaggi per produrre tanta anidride carbonica quanta quella di un’auto che percorre 1 chilometro . A questo punto basta fare un po’ di conti: se 100 persone mandassero quotidianamente 33 mail per circa 220 giorni, alla fine dell’anno si produrrebbero 13,6 tonnellate di CO2, equivalenti a 13 viaggi in aereo andata e ritorno da Parigi a New York. Se si considera che ogni giorno nel mondo vengono scambiate 190 miliardi di mail, non deve stupire che internet produca circa il 7% del consumo energetico globale. Come fanno a inquinare le mail? Sembrerebbe un controsenso, ma non lo è affatto. I servizi di posta elettronica si appoggiano su server che, per funzionare 24 ore su 24, hanno bisogno di energia elettrica. E vanno inoltre raffreddati, con un ulteriore consumo di elettricità. Dunque, tirando le somme, l’aver detto addio ( o quasi) alle vecchie lettere sta costando davvero molto al nostro pianeta. Meglio ritornare a carta e penna? I più romantici non hanno dubbi: le dichiarazioni d’amore via mail avranno pure un sacco di emoticon, ma così poca magia.
Nasce oggi
Antonio Tabucchi nato il 24 settembre 1943 a Pisa. È stato uno dei più famosi scrittori e intellettuali del Novecento. Ha detto: “Ma forse mancano i viaggi più straordinari. Sono quelli che non ho mai fatto, quelli che non potrò mai fare. Restano non scritti, o chiusi in un loro segreto alfabeto sotto le palpebre, la sera. Poi arriva il sonno, e si salpa”.
Maurizio Costanzo