Firenze, 30 agosto 2021 - Nacque in Brasile il 30 agosto 1821, figlia di un mandriano che morì di tifo. Venne battezzata col nome Ana, sarà poi Garibaldi ad attribuirle il diminutivo spagnolo Anita, col quale è passata alla storia. Aveva un animo ribelle, era amante della natura al punto da fare il bagno nuda nel mare, incurante degli sguardi scandalizzati. Imparò presto ad andare a cavallo e in un Brasile governato dal pugno duro dell’impero, fu iniziata ai discorsi politici e agli ideali di giustizia sociale dallo zio Antonio.
La famiglia, che intanto si era trasferita a Laguna, sperando di mettere a tacere le maldicenze di chi non vedeva di buon occhio il suo spirito libero, la fece sposare con un uomo più grande di lei, proprio il 30 agosto 1835, giorno in cui compiva 14 anni. Quello stesso anno scoppiò la ‘rivolta degli straccioni’, una sommossa popolare che Anita guardava con ammirazione. C’era anche lei quando gran parte degli abitanti si recò in chiesa per intonare un Te Deum di ringraziamento, dopo che i ribelli, il 22 luglio 1839, avevano conquistato momentaneamente la città. Ed è lì che vide per la prima volta Giuseppe Garibaldi. S’incontreranno nuovamente il giorno dopo, e in quell’occasione l’eroe dei due mondi, fissandola, le dirà: “Devi essere mia”.
Da quel momento Anita sarà la compagna di Garibaldi, la madre dei suoi figli e la compagna di tutte le sue battaglie, vivendo una vita avventurosa. A cominciare da quando, all’inizio del 1840, nella battaglia di Curitibanos, venne fatta prigioniera delle truppe imperiali brasiliane. Il comandante, colpito dal suo temperamento, le concesse di cercare il cadavere del marito sul campo di battaglia. E fu a quel punto, approfittando della distrazione delle guardie, che afferrando un cavallo, Anita riuscì a fuggire. Si ricongiungerà con Garibaldi a Vacaria, nel Rio Grande do Sul. Combatterà sempre coi suoi uomini, e pare che veniva spesso assegnata alla difesa delle munizioni, persino negli attacchi navali. Il 16 settembre 1840 darà alla luce il loro primo figlio, Domenico, che verrà sempre chiamato Menotti in onore del patriota modenese Ciro Menotti.
Subito dopo il parto, esattamente dodici giorni dopo, Anita sfuggirà a una nuova cattura. I soldati imperiali avevano circondato la sua casa, avevano ucciso gli uomini lasciati da Garibaldi a sua difesa, ma Anita, col neonato in braccio, riuscì a trovare una via di fuga, a inforcare il cavallo e a fuggire nel bosco. Vi rimarrà nascosta per quattro giorni, col neonato al petto e senza viveri, finché non verrà ritrovata da Garibaldi. Un episodio al quale lo scultore Mario Rutelli s’ispirò per il monumento equestre sul Gianicolo, il cui basamento accoglie ora le sue ossa.
In Uruguay rimarranno sette anni. Divenne sposa di Garibaldi, diede alla luce altri figli, tra cui Rosita, che morirà a soli due anni. E poi Nizza, il viaggio a Roma durante i moti del 1849. E infine la marcia successiva alla caduta di Roma con obiettivo Venezia, che ancora resisteva agli austriaci. Anche quella volta Anita seguì il marito a cavallo, nonostante fosse incinta e divorata dalla febbre. Fu durante quella drammatica e sfortunata fuga dei difensori della Repubblica romana verso Venezia, nel pieno dei rovesci della rivoluzione italiana, che morì, incinta del loro quinto figlio, che non venne mai alla luce.
Alcune navi austriache intercettarono Garibaldi e Anita, che riuscirono a sbarcare su un tratto di costa disabitato, trovando inizialmente riparo in un piccolo capanno. Furono condotti poi attraverso le valli, ma Anita intanto aveva perso conoscenza. Venne adagiata su un materasso e trasportata su una barchetto per il trasporto di merci. Fecero appena in tempo a chiamare un medico in una fattoria: era il 4 agosto 1849 quando Anita spirò, all’età di soli 28 anni. Il suo corpo, frettolosamente sepolto, venne casualmente ritrovato sei giorni più tardi, il 10 agosto 1849, da un gruppo di ragazzini. Persino dopo morta non ebbe pace: le sue ossa furono infatti oggetto di indagini medico legali e di varie traslazioni.
Oggi di Anita resta il ricordo, e l’esempio, di una donna che ha avuto la forza, e il coraggio, di scegliere la strada meno battuta. Che un giorno ha scelto di ricominciare a vivere una vita nuova, solo sua, consapevole che il valore della libertà sta nell’agire mettendola in pratica. Un’eroina che, fino all’ultimo, non ha mai avuto paura della morte, come nonne ha avuto dell’amore. Quel 30 agosto 1821 lottò per venire al mondo: ed è per questo, forse, che non avrebbe mai smesso di lottare, per tutta una vita.
E come un segno del destino, proprio il 30 agosto, ma del 1860, il sogno che univa Giuseppe e Anita Garibaldi per la conquista del Regno d’Italia, vedrà la resa dell’esercito borbonico all’avanzata dei garibaldini in Calabria.
Nasce oggi
Cameron Diaz nata il 30 agosto 1972 a San Diego, California, Stati Uniti. Attrice ed ex modella statunitense, ha detto: “La famiglia è la cosa più importante della vita, ma ognuno ha la sua idea di famiglia. Può essere adottare un bambino a un certo punto della vita, o diventare genitore dei figli del tuo compagno, oppure decidere di avere solo cani e gatti se stai meglio con loro che con gli esseri umani. O puoi decidere di non avere figli del tutto e fare famiglia coi tuoi amici e i loro bambini”.
Maurizio Costanzo