REDAZIONE CRONACA

Almanacco del giorno: 5 gennaio 1968, inizia la Primavera di Praga

Il sogno di un ‘socialismo dal volto umano’ viene stroncato dalla Russia, che invade coi carri armati la Cecoslovacchia e reprime nel sangue le speranze di democrazia

I carri armati sovietici a Praga

Firenze, 5 gennaio 2022 – Era il 5 gennaio 1968 quando in Cecoslovacchia, di fatto, cominciava la Primavera di Praga. Alexander Dubcek quel giorno divenne segretario del Partito Comunista di Cecoslovacchia, e fu protagonista di un tentativo tanto audace quanto difficile: introdurre elementi di democrazia in uno dei sistemi più duri del Patto di Varsavia.

Il tentativo di “socialismo dal volto umano” che Alexander Dubcek cercò inutilmente di pilotare, fu un esperimento coraggioso e tragico. A marzo, con l’elezione dell’ex generale Ludvik Svoboda alla presidenza, si aprì ufficialmente la strada a una serie di riforme sociali. La censura fu parzialmente abolita, la libertà di parola e di opinione venne ripristinata, furono aperte le frontiere. Nel progetto c’era anche la creazione di una Cecoslovacchia federata. Nessuno pensò mai né di rovesciare il sistema né di prendere le distanze dall’Unione Sovietica, anzi, l’idea guida era quella di piccoli passi, tanto che i prigionieri politici non furono liberati e non passò la legalizzazione del Partito democratico sociale. Ma l’Urss di Leonid Breznev era in allarme, anche perché in anni di guerra fredda, con la Cecoslovacchia in posizione chiave per lo schieramento difensivo del Patto di Varsavia, non poteva permettersi di perdere pezzi, o di assistere a un eventuale indebolimento, che avrebbe messo a rischio il blocco monolitico dell’alleanza.

Inutile l’incontro del 3 agosto, a Bratislava, tra Dubcek e Breznev per rassicurarlo sulla fedeltà sua, del Partito e del Paese. L’allarme al Cremlino era ormai scattato e la ‘dottrina Breznev’ della sovranità limitata forniva la giustificazione di un intervento militare, che non si fece attendere. Il sogno di un “socialismo dal volto umano” si sarebbe infranto nella notte tra il 20 e il 21 agosto, con l’avanzare dei carri armati. Un’invasione militare spacciata dal Cremlino come una “liberazione dai controrivoluzionari”. Più di seimila blindati sovietici, tedesco-orientali, polacchi, ungheresi e bulgari, e circa mezzo milione di soldati irruppero nei confini cecoslovacchi, indifesi perché l’esercito era stato inviato verso la frontiera con la Germania occidentale, per un’esercitazione che Mosca aveva programmato a maggio.

In quella tragica notte le truppe di cinque Paesi del Patto di Varsavia invasero la Cecoslovacchia tra l’incredulità della popolazione che non riusciva a considerare nemici i soldati, e circondava i carri armati cercando di dialogare in russo con gli occupanti, come raccontò da testimone Umberto Eco. Dubcek invitò a non opporre resistenza ma alla fine il bagno di sangue ci fu, lasciando sul terreno 200 morti. Le immagini dei tank sovietici in piazza San Venceslao fecero il giro del mondo. I cecoslovacchi avevano tentato di svincolarsi dall’ortodossia sovietica imposta dal Cremlino, ma invano. Ad avere la meglio sulla speranza di democrazia, erano state le armi della Russia. Il risultato era stato raggiunto con l’uso della forza: non ci saranno più manifestazioni nella Cecoslovacchia “normalizzata”. Il 16 gennaio 1969 lo studente universitario Jan Palach, in piazza San Venceslao, si cosparse di benzina e si diede fuoco in segno di protesta. Morirà dopo tre giorni di agonia. Il mondo si commosse per l’ennesima storia di speranza tramutatasi in dramma. Ma oramai la Primavera di Praga era solo un lontano, triste ricordo.

 

Nasce oggi

 

Umberto Eco nato il 5 gennaio 1932 ad Alessandria. Intellettuale di fama mondiale, ha detto: “Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’Infinito…Perché la lettura è un’immortalità all’indietro”. 

 

Maurizio Costanzo