
Processo di Norimberga
Firenze, 1 ottobre 2021 - A Norimberga capitò, per la prima volta nella storia, che a sedere sul banco degli imputati vennero chiamati i responsabili ideologici e non soltanto quelli materiali di una guerra. E sempre per la prima volta nella storia, accadde che questi furono giudicati in un equo processo, davanti a una giuria internazionale, piuttosto che essere oggetto di giustizia militare. Lo avevano deciso gli Alleati nei confronti dei vertici della Germania nazista superstiti, determinati a punire pubblicamente gli atroci crimini compiuti. Del resto, una condanna ottenuta in seguito a un regolare processo, avrebbe portato con sé: “L’avallo della Storia, cosicchè il popolo tedesco non potrà sostenere che l’ammissione di colpevolezza di crimini di guerra sia stata ottenuta con la forza”.
Il processo contro i gerarchi si tenne non a caso nel Palazzo di Giustizia di Norimberga, città che sotto la dominazione hitleriana era solita ospitare raduni di propaganda nazista. Fra i ventiquattro imputati c’erano politici, militari e funzionari: erano tra i più importanti capi nazisti catturati o ritenuti ancora in vita. Sulle loro teste pendevano accuse pesantissime: crimini di guerra e contro l’umanità. Gli imputati avevano diritto all’assistenza di un legale di loro scelta. Il processo iniziò il 20 novembre 1945. Un pubblico di oltre 400 persone assistette al dibattimento, insieme a 325 giornalisti di 23 Paesi del mondo. Per non correre il rischio che il processo potesse essere accusato di basarsi su testimonianze non obiettive, il procuratore capo americano Robert Jackson sostenne l’accusa solo sulla base dei documenti prodotti dagli stessi nazisti piuttosto che sui testimoni. La stima delle sei milioni di vittime ebree, così come molto di quello che oggi conosciamo dell’Olocausto, di Auschwitz e della distruzione del ghetto di Varsavia, sono emerse proprio dalle testimonianze presentate a Norimberga.
Era il primo ottobre del 1946 quando vennero lette le sentenze: dodici imputati furono condannati a morte per impiccagione, altri all’ergastolo. Ernst Kaltenbrunner (capo delle SS e responsabile dell’organizzazione dei campi di concentramento e di sterminio), Joachim von Ribbentrop (Ministro degli Esteri del governo tedesco), Alfred Rosenberg (ideologo del nazismo e delle leggi razziali) e Hermann Goring (comandante della Luftwaffe e per un lungo periodo della dittatura nazista, vice di Adolf Hitler insieme a Joseph Goebbels) furono tra coloro che vennero giudicati colpevoli per quanto riguarda tutti i capi di imputazione, condannati perciò alla pena capitale. Le esecuzioni vennero fissate per il 16 ottobre 1946, ma Goring non arrivò mai sul patibolo: si impiccò in carcere la notte prima dell’esecuzione. A Rudolf Hess, che alcuni storici ritengono sarebbe stato l’erede designato di Hitler, venne inflitto l’ergastolo. Solo tre vennero assolti: il Ministro dell’Economia Hjalmar Schacht, l’ambasciatore tedesco in Turchia, Franz von Papen, e Hans Fritzsche, giornalista radiofonico e poi capo della Divisione Stampa Nazionale. Il verdetto di condanna venne emesso dal Tribunale Militare Internazionale istituito da Usa, Urss e Gran Bretagna.
Quello di Norimberga è stato il processo più famoso ai nazisti coinvolti nella seconda guerra mondiale e nella Shoah, denominato ‘Processo dei principali criminali di guerra’. Ma ce ne furono anche altri, che videro imputati criminali di guerra di ‘grado inferiore’, tra cui il celebre ‘Processo ai dottori’, accusati di avere commesso crimini di guerra e contro l’umanità perpetrando o partecipando a esperimenti nazisti in nome della scienza. Tra i gravissimi atti che compirono i medici tedeschi, spicca l’orribile attuazione del programma di ‘eutanasia’ sistematica di persone ritenute “indegne alla vita”: ritardati mentali, internati e disabili. Per non parlare degli assurdi esperimenti pseudo-scientifici nei campi di concentramento, che i medici condussero sui prigionieri senza il loro consenso: la maggior parte delle ‘cavie’ prescelte, ebrei, polacchi, russi e zingari, morirono o rimasero permanentemente menomati.
Altri criminali di guerra, processati invece nei tribunale dei Paesi dove i crimini erano stati commessi, scamparono a sentenze severe. Addirittura in quelli della Germania Occidentale, a un certo numero di criminali nazisti, che per giustificarsi sostennero di aver agito eseguendo ordini impartiti dai superiori, vennero concesse attenuanti, che di fatto hanno permesso loro di condurre una vita normale in società. Altri fuggirono e non vennero mai né processati né puniti. Non deve stupire che nel Processo di Norimberga non figurò l’imputato degli imputati, il colpevole dei colpevoli: Adolf Hitler. Il Tibunale Militare Internazionale istituito dagli Alleati decise espressamente di non processarlo a posteriori, per non dare l’impressione che fosse ancora in vita. Lasciando l’Uomo dell’Orrore tra le braccia della morte, indegno di essere rievocato dall’oltretomba, persino per la causa della giustizia. Del resto, il tribunale della Storia ha emesso il proprio verdetto nei suoi confronti, nel momento esatto in cui il Fuhrer si è reso colpevole della prima delle milioni di vittime. Il resto è giudizio divino: eterno, implacabile e senza appello.
Nasce oggi
Marco Tullio Giordana, nato il 1 ottobre 1950 a Milano. Regista e sceneggiatore tra i più famosi e apprezzati a livello internazionale, autore di lavori di successo tra cui ‘La meglio gioventù’ e ‘I cento passi’, ha vinto quattro David di Donatello. Ha detto: “La memoria per me non è un dovere, ma un godimento che ho coltivato fin da ragazzino. Ero affascinato da diari e biografie. Pensavo che ci fosse molto da imparare anche solo dal racconto delle vite e avevo la curiosità di scoprire la versione più attendibile di una storia”.
Maurizio Costanzo