REDAZIONE CRONACA

Almanacco del giorno: 3 settembre 1982, la mafia uccide il generale Dalla Chiesa

Storia di una strage ‘annunciata’ che chiude drammaticamente i ‘cento giorni a Palermo’ del prefetto che aveva dichiarato guerra alla mafia

Il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa

Firenze, 3 settembre 2021 - Erano passate da poco le nove di sera del 3 settembre 1982. Il generale dei Carabinieri e prefetto di Palermo Carlo Alberto Dalla Chiesa stava rientrando a casa a bordo di una A112. In quel momento, la guerra che la mafia aveva dichiarato allo Stato, segnò uno dei momenti più tragici. Sotto una pioggia di piombo cadde un simbolo delle istituzioni, che negli ultimi giorni della sua vita aveva affidato uno sfogo amaro al giornalista Giorgio Bocca. “Un uomo viene colpito quando viene lasciato solo”, disse in quella che è stata la sua ultima intervista.

 

Oltre che suonare come un inquieto presagio, quelle sue parole esprimevano un senso di impotenza, frustrazione e ostilità. Sentimenti che accompagnarono Dalla Chiesa nei suoi ‘cento giorni a Palermo’, lasciato senza i poteri di coordinamento e di intervento a lungo e inutilmente reclamati. Fino a quell’ultima sera, quando il generale venne barbaramente ucciso da Cosa Nostra nell’attentato in cui persero la vita anche sua moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente di scorta Domenico Russo, che seguiva la coppia a bordo di una Alfetta. La strage fece scalpore anche per il modo con cui venne eseguita: un kalashnikov, un’arma da guerra.

 

In una Palermo che si risvegliava sgomenta, stretta tra orrore e disperazione, mentre al carcere dell’Ucciardone si brindava, sul luogo dell’agguato qualcuno lasciò un cartello con la scritta: “Qui è morta la speranza dei palermitani onesti”. Ai funerali, che si svolsero in un clima di grande tensione, all’indignazione della città fece eco l’omelia del cardinale Salvatore Pappalardo, che tuonò: “Mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata”.

 

Dalla Chiesa era nato a Saluzzo,  il 27 settembre del 1920, figlio di un generale dei Carabinieri. Indosserà la divisa a 22 anni, riceverà il suo primo incarico in Campania, alle prese con il bandito La Marca. Dopo aver organizzato i soccorsi in occasione del terremoto del Belice, arriverà in Sicilia in un momento difficile: il 16 settembre era scomparso il giornalista Mauro De Mauro, il 5 maggio del ’71 venne ucciso il procuratore Pietro Scaglione. Dalla Chiesa indagherà sui due casi stilando una mappa dei nuovi e vecchi capimafia. Nel 1973 diventa generale, a Milano assumerà la guida della divisione Pastrengo per fronteggiare il terrorismo rosso. Il 2 maggio 1982 viene nominato prefetto di Palermo, ed è qui che, dopo soli quattro mesi, troverà la morte.

 

All’atto della sua nomina il generale era stato chiaro: “Non guarderò in faccia nessuno”, aveva detto. Arrivava in Sicilia per colpire Cosa Nostra e per spezzare il sistema politico affaristico contiguo alla mafia, ai danni di chi ne traeva illeciti vantaggi, soprattutto nel mondo degli appalti. L’attacco era partito con un rapporto contro 162 boss, lavoro investigativo che pose le basi del primo maxiprocesso con 475 imputati. Con la strage di via Carini dunque, l’organizzazione mafiosa regolava i conti con un nemico storico, baluardo della legalità.

 

I processi, in questi anni, hanno scritto una verità parziale. Sono stati condannati i sicari e i vertici della cupola tra cui Totò Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco e Pippo Calò, ma i lati oscuri restano tanti. L’ombra della “coesistenza” di interessi incombe anche su un misterioso episodio. Negli attimi successivi alla strage, qualcuno entrò nella casa di Dalla Chiesa con la scusa di cercare lenzuoli per coprire i cadaveri: in realtà ne approfittò per portare via documenti scottanti che il Prefetto custodiva nella cassaforte, compreso un dossier sul caso Moro. Quando i magistrati l’aprirono, non trovarono più nulla.

 

Tra le tante zone d’ombra che ancora incombono su quell’efferato assassinio, resta un’assoluta certezza: il generale dalla Chiesa è stato un eccezionale servitore dello Stato. Proseguì senza cedimento nella strada della legalità, a costo della sua stessa vita: oggi il suo esempio, scolpito nel marmo vivo della storia, è un simbolo assoluto di onestà e giustizia. Il suo sacrificio non fu inutile: contribuì a radicare il sentimento di ripulsa per ogni forma di violenza mafiosa tra la gente. Una mobilitazione di coscienze che si levò ad una voce sola, con una forza mai vista, a cominciare da quel 3 settembre 1982, la drammatica sera in cui l’Italia perse e pianse un vero uomo delle istituzioni. Carlo Alberto Dalla Chiesa: per sempre un Carabiniere. Un Generale. Un uomo giusto.

 

Nasce oggi

 

Mario Draghi, nato il 3 settembre 1947 a Roma. Economista, accademico e banchiere, ex governatore della Bce, attuale Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana. 

 

Maurizio Costanzo