Firenze, 1 settembre 2021 - Nella notte tra il 14 e il 15 aprile del 1912, si consumò uno dei più drammatici e iconici disastri della storia della navigazione. Il Titanic, il transatlantico “inaffondabile”, proprio durante il suo viaggio inaugurale verso gli Stati Uniti, dopo la collisione contro un iceberg, si inabissa nel fondo dell’oceano portando con sé 1.517 persone. Su 2.224 tra passeggeri ed equipaggio, poco più di 700 si salvarono.
C’erano a bordo anche dodici cani, ne sono sopravvissuti solo tre. Uno di questi fu avvolto in una coperta dalla padrona e portato sulla scialuppa di salvataggio. Gli altri morirono perché rinchiusi in gabbie che nessuno aprì. La nave più famosa della storia concluse il suo viaggio colando a picco, arrestandosi alla profondità di 3.800 metri sott’acqua. Rimase lì, immobile, per più di settant’anni, finché il 1° settembre del 1985 non venne raggiunta da Robert Ballard, una sorta di Indiana Jones dei mari, forse il più celebre oceanografo del mondo.
Ma Ballard, oltre a essere uno scienziato, che lavorava presso l’Istituto oceanografico Woods Hole, era anche un comandante della Marina Militare statunitense. E solo anni dopo, alla Cnn, rivelò la vera storia che quel ritrovamento nascondeva. La priorità della sua spedizione subacquea, da parte del governo americano, non era rinvenire lo storico relitto di una delle più gravi tragedie della marineria civile mondiale. Bensì una missione top secret: recuperare due sottomarini nucleari americani, il Thresher e lo Scorpion, affondati negli anni ’60, in piena guerra fredda. Il Titanic, dunque, fungeva da copertura perfetta per giustificare quella missione in mezzo all’oceano, ingannando i sovietici ed evitando così che si mettessero sulle tracce delle armi atomiche. “Non volevano che il mondo sapesse cosa andavamo a fare”, racconterà Ballard, che insieme alla sua squadra trovarono ed esplorarono prima di tutto i sottomarini, in assoluta segretezza. La missione, però, a quel punto non poteva dirsi certo completata. Rimaneva ancora da far ‘riemergere’ il Titanic. E a complicare le cose, ci si mise anche la fretta: il tempo utile stava infatti per scadere: l’equipaggio a bordo aveva a disposizione risorse per rimanere in mezzo all’oceano solo per altri 12 giorni.
La spedizione guidata da Ballard, riuscì comunque ad esplorare accuratamente, con l’ausilio di un robot sommergibile telecomandato, il relitto dello sfortunato transatlantico. Era a circa 4.000 metri di profondità, diviso in due tronconi a circa 600 metri di distanza l’uno dall’altro, con in mezzo un ‘campo di detriti’ cosparso di oggetti caduti durante il naufragio. Grazie al piccolo sommergibile Alvin collegato con un cavo al robot marino Jason Junior, si riuscì a penetrare nella parte interna del troncone di prua. Furono scattate molte foto del ‘campo dei detriti’, che servirono alle megaproduzioni televisive nel racconto della tragedia: pile di piatti, occhiali, valige, la testa di una bambola di porcellana, un orologio, testate di letti, resti di panchine e varie scarpe, spesso vicine l’una all’altra. A testimoniare il fatto che in quel punto, 74 anni prima, c’erano i corpi delle vittime, ormai decomposti e dissolti. Nessuno scheletro dunque, solo tante calzature disseminate sul fondale marino e tra i rottami della nave
Subito dopo il naufragio e per molto tempo si favoleggiò di incredibili ricchezze custodite nella stiva e di come recuperarle: da una quantità imprecisata di lingotti d’oro a una mummia egizia preziosa e maledetta, fino a qualche misteriosa sostanza connessa con l’energia nucleare. Del resto, in ogni storia di naufragio, c’é sempre anche un tesoro, e il Titanic non poteva fare certo eccezione. E infatti da decenni è in corso una caccia al tesoro sul sito del relitto, con prelievi di migliaia di cimeli, criticati dai parenti delle vittime, dai superstiti, dai loro discendenti e dal mondo scientifico. Ma cosa c’era realmente a bordo del Titanic? Sicuramente un’auto di lusso, porcellane, un dipinto, un libro prezioso e i gioielli delle signore di prima classe, mai recuperati. Dal 1987 la Rms Titanic, detentrice dei diritti, ha effettuato varie campagne prelevando migliaia di oggetti e nel 1998 addirittura una porzione dello scafo. I cimeli sono stati esposti in giro per il mondo, da Las Vegas a Singapore, e poi messi all’asta.
Quel che è certo, è che anche Ballard rinnovò l’impegno per salvaguardare il relitto minacciato dalle forze della natura, da turisti e da squadre di recupero senza scrupolo. E oggi - grazie al trattato applicabile solo dopo 100 anni che un relitto giace in fondo al mare - il Titanic risulta inserito nella Convenzione dell’Unesco per la protezione del patrimonio culturale subacqueo. Ma c’è un altro allarme a preoccupare tutti. Lanciato proprio qualche giorno fa dal gruppo di ricercatori sottomarini OceanGate, secondo i quali il relitto della nave affondata nel 1912 “si sta rapidamente deteriorando” e rischia di scomparire per sempre. Fino ad allora continuerà ad abitare nel cuore buio dell’oceano, senza far rumore. A dispetto di tutti i pirati del mare, ignari del fatto che i tesori più grandi, non sono d’oro né d’argento.
Nasce oggi
Carlos Sainz, nato il 1 settembre 1994 a Madrid, Spagna. Pilota di Formula 1, è approdato alla Ferrari nel 2020. Ha detto: “Quello che conta in F1 è sempre l’ultima gara”.