Firenze, 15 novembre 2023 – Ventisei anni una, ventidue l’altra. Anila Grishaj e Luana D’Orazio rappresentano due storie parallele, due vicende tragicamente legate da un destino infame. Le due ragazze sono morte sul lavoro in modi molto simili.
Anila è stata uccisa da un macchinario che l'ha colpita alla testa in una fabbrica di surgelati, a Pieve di Soligo, nel trevigiano, in cui era vicedirettrice. Luana, mamma di un bambino, è morta stritolata dentro un orditoio il 3 maggio 2021, a Prato, durante il turno di lavoro nella ditta tessile che l'aveva assunta come apprendista.
Tante, troppe tragedie che ogni anno allungano la scia di sangue dei morti sul lavoro. Nei primi sette mesi del 2023 sono 559 le vittime, delle quali 430 in occasione di lavoro (+4,4% rispetto a luglio 2022) e 129 in itinere (-17,8% rispetto a luglio 2022). Alla Lombardia va la maglia nera per il maggior numero di vittime in occasione di lavoro (74). Seguono Veneto (40), Lazio (36), Campania e Piemonte (33), Emilia Romagna (31), Puglia (29), Sicilia (26), Toscana (21), Abruzzo (16), Marche (14), Umbria e Calabria (13), Friuli Venezia Giulia (12), Trentino Alto Adige e Liguria (11), Sardegna (10), Basilicata (5) e Valle d'Aosta e Molise (1). In 20 anni i morti sul lavoro sono stati circa 20mila.
Quelli che per molti sono incidenti sul lavoro, numeri che si aggiungono ad altri numeri, per altri, per i parenti delle vittime, sono molto altro. “Non sono incidenti sul lavoro, sono veri e propri omicidi. Ogni volta che c'è una giovane vittima morta sul lavoro si sentono tante chiacchiere, tante parole di cordoglio, ma poi non cambia mai nulla". Queste le parole piene di rabbia della mamma di Luana, Emma Marrazzo, all’Adnkronos.
"Quando ho appreso questa terribile notizia ho sentito come una pugnalata al cuore - racconta Emma Marrazzo che vive a Pistoia crescendo il suo nipotino, il bambino di Luana -. Ogni volta che c'è una tragedia sul lavoro per me la ferita aperta con la morte di mia figlia Luana torna a sanguinare forse ancora più di prima. Lo sconforto mi assale, perché non cambia mai niente: si parla ogni volta di prevenzione necessaria dopo tutte le morti e poi non viene fatto niente. Ogni morte è per me uno choc insopportabile, il dolore torna sempre più forte".
Per Emma Marrazzo, che ora gira anche nelle scuole tra le province di Prato, Firenze e Pistoia, "non si deve parlare di incidenti sul lavoro ma di omicidi sul lavoro. E direi anche di smetterla con la definizione di 'morte bianca': è una morte bianca solo per chi non paga mai, per i familiari delle vittime è una morte 'nera'. Le istituzioni parlano e basta quando ci sono infortuni mortali ma questo massacro va fermato subito. È una vera e propria guerra. Serve sicurezza vera sul lavoro, basta chiacchiere".
Per onorare la memoria della figlia Luana, Emma Marrazzo ha annunciato anche il suo impegno nella raccolta delle firme per una proposta di legge che introduca il reato di omicidio sul lavoro e lesioni gravi o gravissime alle lavoratrici e ai lavoratori.