Pistoia, 17 novembre 2024 – Un libricino verde, dal titolo irriverente. Chi poteva essere così sfacciata da ripudiare, e invitare a farlo, la filosofia accademica? È la domanda che si è posta Annarosa Buttarelli, all’epoca studentessa di filosofia, quando è “inciampata“ nel saggio “Sputiamo su Hegel”. È iniziata così la sua conoscenza di Carla Lonzi, madre del femminisimo teorico degli anni ’70 che Buttarelli, da studiosa e curatrice dei suoi testi, racconterà martedì alle 18 al festival Pari e Dispari, alla libreria Lo Spazio di Pistoia. Folgorata da un libro sottile, il cui peso era tutto nel contenuto.
Non immaginava di trovare all’interno un pensiero rivoluzionario ma familiare, di ritrovare sé stessa...
“Mi stavo formando come filosofa, avevo già avviato una carriera accademica, ma ero a disagio. Quando ho trovato il libro di Carla Lonzi sul banchetto dell’università a Milano, l’ho preso immediatamente in mano. Intanto perché il titolo suscitava scandalo in una come me e poi perché era un libricino che stranamente si trovava su quel banchetto, solitamente occupato da grandi filosofi. Quando l’ho aperto ho avuto una folgorazione. Ho subito capito, come aveva capito anche Elena Ferrante, che chi aveva scritto quel libro era una donna di genio, che sapeva capovolgere i paradigmi della filosofia tradizionale”
Perché è ancora importante?
“Oggi è di nuovo un fenomeno mondiale. Da quando abbiamo aperto nel 2018, io e Cristiana Collu, il fondo Carla Lonzi, da tutto il mondo hanno cominciato ad arrivare richieste di consultazioni, traduzioni, seminari, soprattutto dai giovani che hanno incontrato in lei un pensiero che oggi è quasi sparito, concreto, che riguarda le relazioni reali, positivo, che li fa uscire dal disorientamento contemporaneo”.
Oggi che tipo di femminismo stiamo vivendo?
“Oggi si deve usare il plurale perché il femminismo è diventato un campo di battaglia tra femminismi. Posto che sia il nome che si dà a chi lotta per le cause delle donne, il discrimine è tra femminismi che, pur con delle differenze, si orientano verso lo stesso scopo che è la libertà delle donne e la loro salvaguardia, anche rispetto al corpo, e un femminismo assunto in modo arbitrario dalla cosiddetta destra, che io rifiuto. Per una ragione molto semplice: non è possibile separare la forma dalla sostanza, cioè non basta dichiararsi femministe o lottare per l’inviolabilità del corpo femminile e poi pensare a delle punizioni e delle limitazioni della libertà. Non è femminismo, è il furto del nome”.
Quella di Lonzi è una filosofia della differenza sessuale. Che ruolo ha in una società che tende invece all’omologazione?
“Diciamo che potrebbe dare un contributo alla capacità di leggere la realtà così com’è. Nel mio libro precedente parlo del ruolo distruttivo del cosiddetto politicamente corretto, di destra e di sinistra, cioè i dettami della morale pubblica, quella dichiarata, che però si discosta dalla pratica e dalle leggi che vanno in tutt’altra direzione. Sta omologando tutti, perché tutti hanno paura a dire qualcosa che va contro il politicamente corretto e quindi si crea il pensiero unico. Potremmo fare un grande lavoro di rieducazione al pensiero critico che non c’è più, non viene neanche più insegnato, non si è più in grado di ragionare in proprio”.
Crede che Lonzi oggi non sarebbe d’accordo con alcune battaglie femministe?
“Con quelle inutili o addirittura pericolose no”.
Tipo?
“Per esempio non sarebbe d’accordo, nel difendere la salute delle donne che a volte ha bisogno dell’aborto, nel chiamarlo diritto. Perché riguarda la salute, fisica e psichica, è un diritto alla salute, ma non è un diritto all’aborto. Non sarebbe d’accordo sul fare un mercato della gravidanza. Forme di gravidanza per altri all’interno di legami affettivi sono sempre esistite, il problema è se diventa un mercato dell’utero. Ovviamente non nella forma del reato universale della destra. Ecco lei sarebbe inorridita dalle lotte feroci all’interno del femminismo, da chi dà del fascista a chi la pensa come me, senza distinguere questa mia posizione da quella della destra, che invece è un fondamentalista”.