MONICA PIERACCINI
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Cronaca

Anticorpi monoclonali, cosa sono: le immunoglobuline che hanno rivoluzionato la medicina

Cosa sono, come funzionano e quando vengono utilizzati

Firenze, 16 maggio 2024 – Gli anticorpi monclonali? Hanno radicalmente cambiato la storia clinica di una quantità enorme di malattie. A dirlo è Andrea Matucci, specialista in allergologia ed immunologia clinica, dirigente di primo livello Sod Immunoallergologia dell'Azienda ospedaliero universitaria di Careggi. “Negli ultimi 15 anni, e con un'impennata negli ultimi cinque-dieci anni – spiega – hanno cambiato radicalmente l'atteggiamento terapeutico e la storia di molte malattie. Ormai anche la ricerca farmaceutica nel mondo è tutta orientata verso l'identificazione di nuovi anticorpi monoclonali oppure delle cosiddette small molecules, quindi gli inibitori dei segnali intracellulari che sono il passaggio successivo nell'attivazione di una cellula. La ricerca sul farmaco classico di sintesi rappresenta solo il 5 per cento del totale”. Sui farmaci biologici si parlerà durante un convegno che si terrà a Firenze, all'hotel Baglioni, il 22 e 23 novembre 2024.

Cosa sono gli anticorpi monoclonali

Secondo quanto spiega lo specialista dottor Matucci, gli anticorpi monoclonali sono immunoglobuline che vengono sintetizzate in laboratorio e vanno a colpire e riconoscere degli specifici target terapeutici, che possono essere delle sostanze solubili, che si chiamano citochine, oppure delle molecole di membrana presenti su vari tipi cellulari.

Esistono, sostanzialmente, tre tipi di anticorpi monoclonali : i chimerici, composti da una porzione di derivazione umana ed una murina, corrispondente al 25% della materia, gli umanizzati, in cui la componente murina è del 5% e poi ci sono i fully human, completamente umani, che sono al 100% di struttura analoga a quella umana.

Come funzionano e quando vengono utilizzati

Gli anticorpi monoclonali vanno a bloccare i meccanismi che sono alla base delle diverse malattie. Nelle patologie oncologiche, ad esempio, è largamente utilizzato nella terapia dei linfomi B il farmaco Rituximab, che va a colpire le cellule malate. Ci sono poi anticorpi monoclonali che vanno a colpire le plasmacellule, per esempio nel plasmacitoma. In ambito oncologico hanno avuto inoltre enorme successo i “check point inibitors”, come l'Ipilimumab. Questi, spiega ancora il dottor Matucci, agiscono in maniera più sofisticata: il sistema immunitario viene quasi paralizzato dalle cellule tumorali perché quest'ultime vanno a bloccare le cellule del sistema immunitario che attaccherebbero il tumore. Gli anticorpi vanno a riconoscere e bloccare queste molecole presenti sulle cellule del sistema immunitario, per cui il tumore non le può più bloccare e loro diventano aggressive nei confronti del tumore stesso. I check point inibitors hanno per per esempio radicalmente cambiato la storia del tumore del polmone e del melanoma.

Gli anticorpi monoclonali sono risultati efficaci in tante malattie, come quelle immunoreumatologiche, come l'artrite reumatoide e il lupus sistemico. Vengono impiegati anche nelle malattie respiratorie spesso considerate allergiche, come asma bronchiale severo, poliposi nasale, dermatite atopica e le vasculiti eosinofile quali la Egpa.

Gli effetti secondari

Anche gli anticorpi monoclonali hanno effetti secondari, specie in alcuni farmaci che vengono utilizzati in malattie gravi. Ma si tratta di un piccolo prezzo da pagare rispetto a quello che è il beneficio terapeutico. I check inibitors, per esempio, oltre ad attaccare il tumore possono innescare risposte autoimmunitarie inattese e quindi il paziente può sviluppare malattie quali la tiroidite autoimmune o le artriti.