Firenze, 29 luglio 2022 – Sono ore di apprensione per don Giovanni Momigli, parroco di Santa Maria a Scandicci. Nei giorni scorsi ha accusato un malore ed è stato operato d’urgenza a Prato. Al momento è ancora ricoverato, e anche se le sue condizioni sembrerebbero in miglioramento, la situazione resta in evoluzione ed è continuamente monitorata e attenzionata dai medici del nosocomio pratese.
Giovanni Momigli, nato a Firenze nel 1950, a 34 anni, dopo aver preso da privatista la maturità magistrale, all’apice della sua carriera sindacale, lascia il sindacato ed entra in seminario. La scelta radicale fa notizia. Indro Montanelli, sul “Giornale”, gli dedica uno dei suoi famosi controcorrente: "Eravamo abituati a sacerdoti che facevano i sindacalisti - scrisse con la sua abituale facezia corrosiva - ma non a sindacalisti che scegliessero di essere preti".
Fra i suoi compagni di studi Don Alessandro Santoro e Don Andrea Bigalli. Il 12 aprile del 1990 è ordinato sacerdote. A settembre il Cardinale Piovanelli lo invia come vicario parrocchiale a San Gervasio. Il 1 settembre 1991 gli affida la chiesa di San Donnino, ove entrerà il successivo 11 ottobre. Il 6 gennaio 1992 Piovanelli lo nomina amministratore parrocchiale anche della Chiesa di S. Andrea a San Donnino, per poi unificarle pastoralmente.
Il 1º gennaio del 1993, Piovanelli chiama Don Momigli a dirigere il primo Ufficio diocesano per la pastorale sociale e del lavoro, istituito a Firenze per la prima volta dopo il Sinodo diocesano. Ufficio riconfermato dai successori di Piovanelli, i cardinali Antonelli e Betori. A San Donnino nel ’91 trova una situazione difficile per la presenza di tremila cinesi di fronte a una popolazione di 4.500 abitanti. In parrocchia mette insieme, fin dal luglio 1992, anche il primo oratorio interculturale per ospitare i ragazzi di tutte le nazionalità presenti nella frazione, far conoscere e magari far dialogare insieme i loro genitori.
Da questa esperienza nasce poi, gradualmente, il Centro Spazio Reale, una struttura che comprende spazi sportivi, camere di foresteria, aule di formazione ad alta tecnologia multimediale, un auditorium e uno spazio ludico. L’impegno di Don Momigli si è mosso verso la comunità cinese, ma capillarmente e sostanzialmente nei confronti dell’intera comunità locale. Grazie ad un paziente dialogo sono state messe le basi per una fruttuosa convivenza, dalla quale sono emersi anche imprenditori cinesi illuminati e la nascita di più di un’associazione di cittadini cinesi con cui collaborare.
Sarebbe tuttavia riduttivo limitare l’azione di Don Momigli alla pur importante questione dell’integrazione. Lui, come ha fatto spesso relativizzando il suo ruolo, direbbe: "Sono solo un prete, l’attenzione non va posta su di me, ma su quello che ha animato e mosso il mio lavoro". Alla fine del settembre 2016, dopo 25 anni, di intenso lavoro ha lasciato San Donnino.
Maurizio Costanzo