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Autonomia differenziata, stop al referendum. Giani: “Un’altra bocciatura della legge Calderoli”. Cosa succede ora

Il governatore della Toscana: “Le Regioni non hanno bisogno di una differenziazione formale delle competenze, ma di un’autonomia equa e solidale. Servono risorse per far fronte ai bisogni dei cittadini”

Firenze, 21 gennaio 2025 – “Un'ulteriore bocciatura della Corte Costituzionale rispetto alla legge Calderoli”. Così si è espresso Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana, una delle promotrici del referendum sull’autonomia differenziata, commentando lo stop della Consulta al quesito referendario.

“La Corte – ha spiegato Giani – ha ritenuto che la legge Calderoli sia stata già smontata a sufficienza e che quindi non fosse necessario sottoporre la questione a referendum”. Il governatore toscano ha rilanciato il tema, evidenziando che “le Regioni non hanno bisogno di una differenziazione formale delle competenze, ma di un’autonomia equa e solidale e che si fondi da parte del governo soprattutto sulle risorse,  perché quello che ci proponeva Calderoli erano competenze a costo zero, mentre invece abbiamo bisogno di risorse per far fronte ai bisogni dei cittadini”. Pertanto, è l'auspicio del governatore della Toscana, “apriamo una grande campagna perché l'autonomia porti nell'ambito dei compiti e delle competenze delle Regioni risorse a partire dalla sanità, continuando per il trasporto pubblico, le rigenerazioni urbane, e gli interventi che possono alleviare i distacchi sociali e le disuguaglianze”.

Il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani (Foto Giuseppe Cabras / New Press Photo)
Il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani (Foto Giuseppe Cabras / New Press Photo)

Cos’è l’autonomia differenziata

L’autonomia differenziata è una riforma che si basa sull’articolo 116 del Titolo V della Costituzione. Questo articolo consente alle Regioni di richiedere maggiori competenze in 23 materie, che spaziano dall’ambiente all’istruzione. La legge Calderoli, che funge da cornice normativa per questa devoluzione di poteri, stabilisce le regole per negoziare le intese tra Stato e Regioni su alcune o tutte queste materie.

Il parere della Corte Costituzionale

La Corte si era già espressa a dicembre 2024, individuando sette profili di incostituzionalità nella legge Calderoli. Tra i rilievi principali:

  • Le funzioni devono essere trasferite in modo puntuale e non per intere materie
  • La definizione dei Lep (Livelli essenziali delle prestazioni) deve coinvolgere il Parlamento e non essere delegata esclusivamente all’esecutivo
  • L’utilizzo di strumenti come i Dpcm e i decreti interministeriali per definire aliquote o modificare competenze è stato bocciato
  • La partecipazione obbligatoria delle Regioni agli obiettivi di finanza pubblica è stata giudicata necessaria. 
Il Palazzo della Consulta
Il Palazzo della Consulta

Il referendum e il nuovo stop della Consulta

La richiesta di un referendum abrogativo della legge Calderoli, sostenuta da un comitato promotore che includeva forze di opposizione e sindacati come la Cgil, aveva raccolto oltre 500 mila firme. Tuttavia la Consulta ha dichiarato il quesito inammissibile. In particolare, «la Corte ha rilevato che l’oggetto e la finalità del quesito non risultano chiari. Ciò pregiudica la possibilità di una scelta consapevole da parte dell’elettore». 

Questa decisione ha evitato al governo di affrontare una campagna referendaria su una legge già modificata dalla stessa Corte in precedenza. Infatti, a dicembre, la Consulta aveva individuato diversi profili di incostituzionalità nella legge, richiedendo una sua revisione.

Cosa succede ora

Ora, l'iter legislativo riprenderà con la riscrittura della legge delega sui Livelli Essenziali delle Prestazioni (Lep), necessari per garantire servizi uniformi su tutto il territorio nazionale. Questo processo, tuttavia, potrebbe richiedere tempo, posticipando ulteriori riforme, come quella del premierato, verso la fine della legislatura In sintesi, dopo la bocciatura del referendum, l'attenzione si concentra sul Parlamento, chiamato a rivedere e perfezionare la normativa sull'autonomia differenziata, assicurando che ogni modifica rispetti i principi costituzionali e garantisca equità tra le diverse regioni italiane.