
Corrado Festelli, coordinatore toscano Confarca
Firenze, 27 aprile 2020 – Uno tra i settori più colpiti in questo periodo, segnato dall’emergenza sanitaria Covid, è quello delle autoscuole. E Confarca, la Confederazione autoscuole riunite e consulenti automobilistici, lancia l’allarme: “Dopo 47 giorni di isolamento e chiusura delle proprie attività, le autoscuole e le agenzie pratiche auto della Toscana sono arrivati allo stremo delle forze”.
“Abbiamo gli incassi a zero mentre le tasse e i costi fissi di gestione li abbiamo continuati a pagare tutti. Affitti, rate mutui, finanziamenti, bolli, rimessaggi, assicurazioni, sono stati tutti evasi regolarmente, mentre solo alcuni hanno beneficiato del bonus dei seicento euro – spiega Corrado Festelli, coordinatore toscano Confarca -. Nonostante la forte crisi che sta attraversando il nostro settore, a livello nazionale siamo stati considerati poco, a livello regionale zero. Le istituzioni hanno due possibilità: o tenerci chiusi, ma consentirci di sopravvivere, per questo il nostro appello è anche alla Regione, per lo stanziamento di fondi a sostegno delle nostre attività. Oppure permetterci di lavorare, farci riaprire e rapidamente, nel rispetto delle normative di sicurezza e di tutti protocolli previsti. Tengo ad esempio a sottolineare che gli esami moto hanno riserve di sicurezza aderenti al Dpcm”.
All’indomani della conferenza stampa del premier Giuseppe Conte, per illustrare il nuovo Dpcm per affrontare, a partire dal 4 maggio, la fase 2 dell’emergenza Coronavirus, Paolo Colangelo, presidente della Confarca, confederazione che rappresenta le autoscuole, le scuole nautiche e gli studi di consulenza italiani, sottolinea: “Siamo stati letteralmente abbandonati come categoria, ci troviamo in una situazione paradossale in cui i titolari delle scuole guida possono aprire al pubblico ma senza erogare i servizi al cittadino, con il rischio di non rientrare nemmeno nell’estensione della cassa integrazione”.
“Il codice Ateco per le autoscuole non è mai stato bloccato - ricorda Colangelo - quindi in teoria dal 4 maggio potremmo riaprire, ma il divieto di effettuare formazione e dunque di erogare i servizi non ce lo permette. È un vuoto legislativo che, da un lato, rischia di non farci rientrare nemmeno nell’estensione della cassa integrazione, e dall’altro di non poter lavorare perché il governo si è dimenticato di noi”
.“È una situazione paradossale ed unica al tempo stesso - rimarca il presidente della Confarca - poiché di fatto un titolare di un’autoscuola potrebbe sì aprire l’attività, ma senza poter erogare servizi al cittadino.. Chiediamo quindi delle delucidazioni immediate a fronte di uno stallo che finora ha messo letteralmente in ginocchio un settore con 7mila imprenditori ed oltre 30mila addetti che saranno costretti a chiudere”.
Il comparto del settore autoscuole toscano rivendica dunque il proprio disagio di fronte a tutti gli organi di governi nazionali e periferici e sottolinea: “Siamo stati tra i primi , anche per scelta volontaria dettata dall’emergenza sanitaria, a chiudere le nostre aziende. Siamo stati tra quelli che hanno richiamato alla responsabilità i cittadini invitandoli a stare a stare a casa, aspettando aiuti del nostro Stato che attualmente pochi di noi hanno avuto. Il nostro settore prevede cinquecento aziende, con un migliaio di occupati, dislocate nella nostra regione e Confarca Toscana intende lanciare i proprio grido di allarme, le nostre aziende sono la collasso ed a rischio riapertura. Ad incassi zero ci siamo dovuti sobbarcare tutti costi fissi di gestione. Le autoscuole sono il settore che desta maggiore preoccupazione nell’ottica di una ripresa scaglionata delle attività produttive: rinnovo patenti, esami di guida, corsi professionali, sono tra le attività subordinate connesse al settore dell’autotrasporto ed in questo specifico momento un rallentamento del trasporto merci nel nostro Paese porterebbe ad uno scenario Kafkiano”.
Per questo la Confarca Toscana “rivendica i diritti ancora inascoltati delle Autoscuole ed Agenzie pratiche, abbiamo bisogno di certezze e non più di vane promesse. Noi proponiamo di aprire in sicurezza le nostre attività il prima possibile perché appare retorica e lontana l’ipotesi di congrui finanziamenti a fondo perduto per le nostre aziende, per cui l’unica soluzione possibile è a nostro avviso la ripresa delle nostre attività rispettando i requisiti di sicurezza”.