IRENE PUCCIONI
Cronaca

"Aiuto, hanno avvelenato i nostri pozzi. Come ci laviamo? Servono le autobotti"

Viaggio a Molin Nuovo in Valdelsa, accanto alla strada regionale 429 dove sono stati nascosti i veleni delle concerie di Santa Croce

Sotto le lente degli inquirenti i rifiuti tossici usati per un tratto della nuova 429

Empoli, 21 aprile 2021 - Aprono il rubinetto di casa e hanno paura. Si lavano i denti con le bottiglie acquistate al supermercato. La doccia se la fanno ancora con l’acqua dei pozzi privati, ma sulla pelle, adesso, avvertono una sensazione strana. Quella che si prova quando non si hanno più certezze, ma solo timori. Le famiglie che abitano a Molin Nuovo nella vallata-discarica che affianca il lotto 5 della strada regionale 429, dove sono stati occultati i veleni delle concerie di Santa Croce, sono piombate nello sconforto. Nessuna di loro sa se il "keu" (nome del prodotto degli scarti conciari utilizzato come inerte per la costruzione della strada), potrà filtrare – o lo ha già fatto – nelle falde acquifere, finire nei pozzi e scorrere nelle tubature delle loro case. Serviranno controlli, verifiche. Ma nel frattempo che fare? Le famiglie chiedono una soluzione-tampone, come la possibilità di essere collegate all’acquedotto o di essere servite da autobotti. Dario Mandriani, dopo aver abitato per 6 anni in Lombardia per motivi di lavoro, tre anni fa è ritornato nella sua Valdelsa. Ha comprato una porzione di un casolare in mezzo al verde, a ridosso del tratto di strada dove l’ ‘ndrangheta ha smaltito illecitamente rifiuti altamente pericolosi. Con molto sacrifici lo sta finendo di ristrutturare. "Ero così felice di essere tornato dove sono cresciuto – racconta tra rabbia e scoramento – Ho comprato questa casa nel 2018 e l’anno dopo ci sono tornato con la mia famiglia. Il fatto di non disporre dell’acqua dell’acquedotto pubblico non era problema. Il nostro pozzo ci ha sempre permesso di avere acqua per le faccende domestiche, la pulizia personale e l’irrigazione dell’orto e del giardino. Per scrupolo non l’abbiamo mai bevuta né ci cuciniamo. Adesso abbiamo paura anche a farci una doccia o a lavarci i denti".  

Anche Vania Micheli non dorme più sonni tranquilli. "L’acqua del pozzo non la bevo, ma la uso per tutto il resto - spiega – Se ripenso a quanta polvere ho dovuto respirare durante i  lavori. Più volte mi sono messa a discutere con gli operai perché non avevano alcun riguardo nel transitare a velocità sostenuta davanti alle case. Ebbene, quei disagi in confronto a quello che è venuto alla luce erano niente. Non possiamo aspettare i tempi della magistratura, nella quale abbiamo piena fiducia. Prima che si possa arrivare in fondo a tutta la vicenda, individuando e condannando i responsabili di questo disastro, passeranno anni. Noi che abitiamo accanto a questi terreni, che potenzialmente stiamo usando acqua contaminata da sostanze pericolose che mettono a rischio la nostra salute, cosa dobbiamo fare?". Al rischio per la salute si uniscono le potenziali ripercussioni sul mercato immobiliare della bassa Valdelsa, che grazie alla nuova strada aveva fatto fare un balzo in avanti al valore di case e terreni. Difficile fare previsioni. Ma all’indomani della maxi inchiesta è saltato l’accordo, già concluso, dell’acquisto di una villa.