ERIKA PONTINI
Cronaca

"Noi, baby criminali spietati come Scarface", erano il terrore di Arezzo: 9 arresti

Associazione a delinquere, rapine, aggressioni: la gang giovanile ‘Famiglia Montana’ aveva mutuato il nome dal film con Al Pacino

Arezzo, 25 maggio 2022 - In una chat del gruppo stavano organizzando una spedizione punitiva anche contro un clochard, una sorta di vendetta perché il suo cane li aveva infastiditi. E in una giornata sono stati capaci di mettere a segno sei colpi in fila: furti, rapine, estorsioni nei confronti di coetanei per rubare sigarette, cellulari, auricolari o qualche soldo. Ma anche senza alcun movente. Perché spesso «la violenza non era un mezzo ma lo scopo stesso dell’aggressione», come scrive il giudice per le indagini preliminari del tribunale per i minorenni di Firenze Maria Serena Favilli, che ha emesso, su richiesta del pubblico ministero Filippo Focardi, nove ordinanze di custodia cautelare - sei in carcere, tre in comunità – nei confronti di ragazzi di 16 e 17 anni sodali di una baby gang che si faceva chiamare ’Famiglia Montana’ sulla scia del celebre film Scarface. Così coniando dalla malavita anche la scalata all’interno del gruppo: solo chi si distingueva in azioni criminali di spessore poteva ’entrare’ in famiglia e fregiarsi del nickname Montana.

La banda, disarticolata grazie ad un’operazione congiunta di squadra mobile della questura di Arezzo e Nucleo investigativo della polizia municipale dopo un anno di indagini, è la punta di un iceberg del fenomeno criminale minorile balzato alle cronache ormai a cadenza quotidiana. Dalle baby bulle di Siena e Perugia, al ragazzino fiorentino vessato, al gruppetto di studenti che ha aggredito ad Arezzo il controllore di un autobus, è uno stillicidio di violenza che preoccupa le forze dell’ordine. Stavolta il livello di scontro si era alzato e le modalità ricalcano organizzazioni verticistiche. «La baby gang è stata inquadrata in un’associazione a delinquere dalla stessa magistratura, ci troviamo difronte quindi ad una stabile organizzazione all’interno della quale si faceva carriera», sottolinea il questore di Arezzo Maria Luisa Di Lorenzo, secondo cui adesso serve un’analisi meticolosa del fenomeno e l’intervento di più attori: famiglie, psicologi, assistenti sociali per «stroncare sul nascere» una deriva pericolosa.

Il blitz scattato all’alba è la ’fase 2’ dell’inchiesta dopo l’arresto del capo, Walid Rakia, il rapper di vent’anni che pubblicizzava l’attività del gruppo anche attravers video musicali e social mostrando le armi, finito in cella nel marzo scorso accusato, tra l’altro, di aver pestato un minorenne disabile. Attualmente è agli arresti domiciliari a casa della madre nel nord Italia.

I ragazzini della gang – ha ricostruito la polizia – avevano il loro quartier generale in piazza Sant’Agostino, pieno centro storico, la loro «fottura piazza»: lì aggredivano coetanei anche solo di passaggio perché non ne gradivano la presenza. «La connotazione territoriale era molto forte – spiega il dirigente della Mobile, Pietro Penta – visto che nei post inserivano il codice fiscale di Arezzo 52100 per indicare il territorio di pertinenza».

Ventidue i capi di imputazione contestati ai minorenni: dall’associazione a delinquere alla rapina, dal furto all’estorsione, eppoi minacce e spaccio di droga per un totale di 22 vittime, la maggior parte minori. Nel corso delle perquisizioni gli investigatori hanno sequestrato 50 grammi tra hashish e marijuana e armi bianche con le quali il gruppo aveva creato il terrore in città: coltelli, manganelli e tirapugni. Il modus operandi si ripeteva: attiravano le vittime scegliendo a volte le più deboli e poi il branco le accerchiava. Ma alla baby gang vengono attribuiti anche episodi contro esercenti di locali: perché volevano saltare la fila o farsi servire alcolici. Nemmeno delle forze dell’ordine avevano timore o rispetto. «Mostrano di essere permeati dalle dinamiche di predominio dal gruppo – scrive ancora il giudice nell’ordinanza di custodia cautelare – e agiscono con assoluto senso di impunità senza mai un accenno di ripensamento. La forza intimidatoria del gruppo si manifesta anche verso le forze dell’ordine».

«Più cresceva la loro fama in città, più i ragazzi li conoscevano tutti e molti avevano addirittura paura a uscire tanto erano pericolosi», racconta ancora Gianni Bigliazzi della polizia municipale. E infatti, secondo, la magistratura la gang di ragazzini, ha manifestato un’«elevata pericolosità sociale». Arrestato il capo banda e i personaggi di spicco minorenni, mancano all’appello altri complici su cui sono in corso tuttora le indagini.