
Il bacio, dipinto di Francesco Hayez
Firenze, 9 marzo 2022 - Quando il banditore si diresse in piazza, richiamando l’attenzione della popolazione affaccendata a fare altro, nessuno poteva mai immaginare un cosa simile. I cittadini fecero come sempre cerchio attorno a lui, per udire meglio ciò che stava per dire, e a quell’annuncio rimasero letteralmente sbalorditi. Era una fredda mattina del 9 marzo 1562. L’ufficiale eseguì il suo compito compiendo il tradizionale rituale in voga all’epoca: srotolò la pergamena e lesse ad alta voce, e nel dettaglio, la stranissima legge che da quel momento tutti erano tenuti a rispettare: a Napoli erano banditi i baci in pubblico. E per chi veniva sorpreso a scambiarsi effusioni, era prevista addirittura la pena di morte.
Le ragioni storiche, mai del tutto chiarite, che portarono a questo divieto, erano sostanzialmente due. Da una parte si crede che questa legge fosse legata alla necessità di proteggere le donne vittime di violenza e continue aggressioni in città, stroncando sul nascere ogni approccio e possibile tentativo di stupro. Dall’altra, all’origine di un simile provvedimento, alcune fonti riferiscono una motivazione sanitaria. Le epidemie di peste erano frequenti all’epoca: qualche decennio prima, nel 1527, la malattia si era propagata a Napoli e il timore di una recrudescenza non si era mai sopito. Anzi, si era diffusa voce di focolai di peste a Torino, e soprattutto a Venezia, che con Napoli aveva rapporti commerciali. Per evitare qualsiasi veicolo di diffusione si pensò dunque di proibire i baci in maniera categorica. I trasgressori avrebbero pagato non con una multa salata o con anni di galera, ma addirittura con la vita.
Non è dato sapere se la legge venne rispettata o, in caso contrario, severamente punita. Quel che è certo è l’epidemia di peste bubbonica, che nel 1600 colpì effettivamente l’Italia e in particolar modo il Regno di Napoli. Arrivata, pare, non da Venezia come si temeva, ma dalla Sardegna, che a sua volta aveva avuto rapporti con la Spagna, Paese da cui l’epidemia partì. Quanto ai baci, nessuna legge è mai riuscito a vietarli. Ed Edmond Rostand, proprio al bacio dedicò un’ode, divenuta tra le pagine più celebri del suo capolavoro, Cyrano de Bergerac. “Un bacio – scrive - cos’è mai un bacio? Un giuramento fatto un po’ più da vicino, una promessa più precisa, una confessione che cerca una conferma, un apostrofo rosa messo tra le parole “T’amo”, un segreto confidato alla bocca invece che all’orecchio, un frammento d’eternità che ronza come l’ali d’un ape, una comunione che sa di fiore, un modo di respirarsi il cuore e di scambiarsi sulle labbra il sapore dell’anima”.
Nasce oggi
Umberto Saba nato il 9 marzo 1883 a Trieste. Poeta, scrittore e aforista, il suo vero nome era Umberto Poli. È stato uno degli intellettuali più importanti della letteratura italiana del Novecento. Ha scritto: “Il meglio del vivere sta in un lavoro che piace e in un amore felice”.