DANIELE MANNOCCHI
Cronaca

Bagnini, fine del mito Baywatch: “Siamo in via di estinzione. E contratti fermi da 12 anni”

Versilia, il presidente Pezzini: “Con i tempi sono cambiati i fattori economici e culturali. Meno soldi, stagioni più brevi, alterchi con i bagnanti: lavorare è diventato impossibile”

Bagnini in una foto di repertorio (Umicini)

Bagnini in una foto di repertorio (Umicini)

Viareggio, 2 agosto 2024 – Una volta c’era "Baywatch", col suo carico di muscolatura e abbronzatura, a mitizzare la figura del bagnino. Sulla riviera versiliese, già a 13/14 anni i ragazzini facevano a gara per chiudere gli ombrelloni e rastrellare – per i non addetti: passare al setaccio la sabbia col ’rastrello’ in modo da raccogliere la sporcizia –, in cambio di una maglietta rossa da esibire con orgoglio, magari strizzando l’occhio alle compagne di scuola e alle turiste di passaggio.

Poi il mondo è cambiato, e già da qualche anno di bagnini se ne trovano sempre meno. Non solo tra i giovani: anche chi aveva abbracciato il mestiere per farne la professione della vita sta virando verso altri lidi. A caccia, dicono i transfughi, di maggiore sicurezza.

Per aiutare la categoria ad affrontare il momento, è stata fondata la Lega dei Bagnini della Versilia. Il presidente è Massimiliano Pezzini, ed è lui a fotografare le cause dell’esodo dall’ex mestiere più ambito della riviera. "In primo luogo c’è la questione contrattuale – spiega –; grazie a una lotta sindacale condotta negli anni Settanta, abbiamo una paga leggermente più alta rispetto ai colleghi del resto d’Italia, che deriva da un lavoro più complesso che siamo chiamati a svolgere. Il contratto integrativo andrebbe rinnovato ogni 3 anni, e invece è fermo da 12. Per rendere di nuovo sostenibile questo lavoro dal punto di vista economico, bisogna allungare la stagione balneare. Una volta, il bagnino entrava in servizio quando apriva lo stabilimento. Ora, nonostante tanti bagni aprano già in primavera con bar e ristoranti, noi entriamo in servizio permanente dal 15 giugno al 15 settembre. È troppo poco: la sorveglianza deve durare dal 25 aprile al 5 ottobre. Per le prime settimane può essere ’affievolita’, poi, nel clou della stagione, va fatta bene". La proposta è stata portata in Regione al consigliere Baldini (Lega) e soprattutto all’assessore Marras (Pd), che fin qui ha dato poche speranze.

Oltre al fattore economico, c’è una questione culturale: una volta, il bagnino era un’autorità riconosciuta in spiaggia. Oggi, invece, nonostante una professionalità che fa invidia a tutta Italia – la Versilia, nonostante le specificità della sua costa, è una delle riviere più sicure del mondo – si susseguono in modo allarmante i casi di alterchi, verbali e non, tra bagnini e bagnanti che non accettano più di sentirsi richiamare dai fischietti.

Ultimo ma non meno importante: una volta ogni stabilimento aveva il proprio bagnino in servizio permanente. Oggi ci sono le ’isole’, ossia consorzi di due o tre stabilimenti che alternano i propri bagnini nella sorveglianza. Questo significa che i bagnini lavorano meno (e dunque guadagnano meno) ma soprattutto che hanno intorno meno colleghi con cui intervenire in caso di emergenza. "Le norme dicono che serve un bagnino ogni 80 metri – continua Pezzini – ma per fare un salvataggio servono due persone, meglio ancora tre. In caso di intervento, possono restare sguarniti anche 240 metri di costa". E sul collo del bagnino pende la spada della reponsabilità penale. "Siamo nati per evitare che questo mestiere finisca. Sicurezza, paghe e organizzazione sono i temi che possono restituire appeal alla professione".