Firenze, 20 giugno 2024 – Al centrodestra serve "una rivoluzione" per vincere a Firenze. Il centrosinistra può guardare al "bicchiere mezzo pieno", ma senza ubriacarsi di gioia: attenzione all’affluenza al ballottaggio e ancora di più alla partita delle elezioni regionali, che vede i due schieramenti partire in "sostanziale parità". A tre giorni dal voto che deciderà chi sarà il nuovo sindaco di Firenze, è questa la fotografia scattata durante La sfida di Firenze per la rassegna Gli Incontri dell’Orto promossa dall’agenzia di comunicazione Galli Torrini e curata dal giornalista Massimo Vanni, con il confronto fra tre politologi: Alessandro Chiaramonte e Marco Tarchi (Università di Firenze e Marco Valbruzzi (Federico II di Napoli e Gonzaga Universityateneo di Bologna).
"Il centrodestra – sostiene Chiaramonte - ha guadagnato consenso rispetto a 5 anni fa: il risultato di Schmidt è stato il migliore del centrodestra a Firenze, superiore a quello di Giovanni Galli. Schmidt il suo l’ha fatto. Ma Firenze è Firenze. I rapporti di forza sono 70 a 30, migliorare non è ancora sufficiente per sovvertire l’esito. I 18mila voti di differenza a favore del centrosinistra al primo turno non sono pochi, deve accadere un cambiamento di proporzioni notevoli perché il risultato possa sovvertirsi. A Funaro, insomma, basta riportare a votare i suoi".
Concorde Valbruzzi: "Eike Schmidt è stato un candidato efficace. Basti pensare che c’è una differenza di 9mila voti tra il voto alle liste e quello ai candidati e, di questi 9 mila, 4 mila sono andati a Schmidt. I fiorentini, però, hanno preferito andare sull’usato sicuro rappresentato da Sara Funaro, che parte sicuramente in vantaggio al ballottaggio".
Tra un anno o poco più ci saranno però le elezioni regionali. Tutto un altro film. "La sensazione è che la partita sia aperta – dice Chiaramonte -. Giani non gode di una popolarità estremamente elevata e, in una situazione di tale competitività, è un candidato a rischio. Alessandro Tomasi, se davvero sarà il candidato del centrodestra, può essere quella figura che coagula l’anima identitaria del centrodestra con un profilo in grado di attrarre un elettorato più incerto".
Chi esce pesantemente sconfitto da Europee e amministrative è Matteo Renzi. "La componente renziana – dice Valbruzzi - non è riuscita a fare l’ago della bilancia. E’ la più grossa batosta dal referendum perso nel 2016. La strategia renziana ha fallito sia sul piano delle elezioni europee che su quello delle amministrative perché si proponeva la ristrutturazione del sistema, ma in questa tornata elettorale si sta ricreando una dinamica bipolare con gli elettori del Terzo polo divisi in vari rivoli".
Severo anche il giudizio di Chiaramonte: "Italia Viva e Renzi? La sconfitta è duplice. Alle europee è andata come è andata e alle comunali Saccardi non è riuscita ad andare in doppia cifra. Si è frantumata un’intera area. La situazione si sta bipolarizzando e il destino di Renzi appare segnato: uno scenario di declino e progressiva irrilevanza".