Pisa, 3 maggio 2023 – Al setaccio degli investigatori ci sono in queste ore il computer e il telefono di Gianluca Paul Seung, sequestrati durante l’arresto tra il 22 e il 23 aprile, il giorno successivo all’aggressione che ha portato alla morte della dottoressa Barbara Capovani, responsabile della psichiatria territoriale Asl al Santa Chiara di Pisa. L’uomo è in carcere. Ieri è stato dato l’incarico al perito di analizzare il materiale elettronico, a caccia di altre conferme e nuovi indizi. E anche per capire perché Seung, che era stato ricoverato allo Spdc di Pisa nel 2019, abbia deciso di uccidere il medico che aveva firmato le sue dimissioni a distanza di quattro anni. Intanto ci si concentra anche sulle chat e sui profili social di Seung. Pagine, sia quella personale che quella della sua associazione Adup, che continuano a essere aperte e commentabili. «Andrebbero chiuse», chiedono gli ex colleghi della dottoressa che oggi sarà ricordata a Pisa e in altre città italiane con una fiaccolata che si concluderà in serata al Santa Chiara, dove lavorava e dove è stata uccisa. Nel pomeriggio un convegno organizzato dall’ordine dei medici durante il quale sarà presentata la borsa di studio per giovani medici istituita in sua memoria.
La professionista, madre di tre figli, è stata ricordata al maxi concerto del 1° maggio a Roma. La sua immagine è apparsa in piazza San Giovanni davanti a migliaia di persone prima della canzone di Mr. Rain, «Supereroi». «Amore mio non so neanche da dove iniziare, come fare a dire delle cose che possano renderti giustizia, che possano far, se non capire, almeno intuire chi era Barbara». Inizia così il post su Facebook di Michele Bellandi, il marito della psichiatra, dedicato al suo amore. «Eri cosi piccina, con quel tuo corpicino esile ma forte e scattante: un moto perpetuo, in famiglia ti avevamo soprannominata Kangurina (con la K). Bloccarti era compito arduo, farti stare ferma un’impresa monumentale».
Da Pisa arrivano proposte perché cambi la legge e perché non accada mai più una tragedia simile a quella che ha coinvolto la psichiatra Barbara Capovani. Lo ha spiegato la presidente del Tribunale civile di Pisa, Eleonora Polidori, durante il ricordo pubblico in Sapienza della donna uccisa: "Gli strumenti sono insufficienti per gestire alcuni casi". E lo ribadisce oggi l’ex direttore del Dipartimento salute mentale dell’Asl Toscana Nord Ovest, Roberto Sarlo, ora in pensione. "Conoscevo bene Barbara Capovani, ci sentivamo quasi tutti i giorni".
Dottore, cosa si può fare, subito e in concreto, per la sicurezza degli psichiatri?
"Intanto migliorare il dialogo tra i magistrati, i responsabili dei servizi pubblici che hanno in carico queste persone e i periti. Un dialogo che era già stato promosso dalla Regione Toscana grazie all’adozione di protocolli specifici".
L’obiettivo quale deve essere?
"Quello che i consulenti non facciano perizie in modo del tutto autonomo, nel poco tempo che hanno a disposizione, ma si confrontino con chi lavora nei servizi territoriali e con chi segue le persone per anni e anni e dunque sa bene, nel caso in cui vengano commessi reati, se queste hanno o meno la capacità di intedere e di volere. Oggi un perito è chiamato a giudicare in pochi giorni, mentre è necessario che si giunga a una conclusione condivisa e meditata".
Più perizie avevano valutato Seung incapace di intendere e volere.
"Occorre derubricare i disturbi di personalità dai vizi di mente. Seung aveva ricevuto una diagnosi dalla stessa dottoressa Capovani, che parlava di sintomi di personalità narcisistica, antisociale e istrionica. Diagnosi che, probabilmente, le è costata la vita. Chi ha questi disturbi ha contatto con la realtà perché i disturbi di personalità non inficiano la capacità di intendere. Tant’è - lo dicono le indagini - che il delitto è stato studiato e organizzato in modo lucido e terribile. Queste persone devono fare percorsi carcerari, magari adeguando il carcere".
Come spera che si concluda l’indagine che coinvolge Seung?
"Spero che non si concluda con una accusa di omicidio preterintenzionale e tantomeno che finisca con il riconoscimento del vizio di mente e quindi con la non imputabilità dell’accusato e un suo nuovo affidamento ai servizi psichiatrici".
Esiste il diritto alle cure.
"Certo, ma le persone con questi disturbi di personalità non sono al momento curabili".
Perché Seung avrebbe scelto proprio la dottoressa Capovani, tra le tante persone che accusava ogni giorno, e perché l’avrebbe aggredita e uccisa a distanza di 4 anni dal suo ricovero?
"Potrebbe aver pianificato per lungo tempo, poi mettere in atto il proprio disegno. Quell’uomo partecipava a convegni dell’antipsichiatria, pure io ero nel suo mirino, ma grazie alla mia corporatura mi posso difendere. Probabilmente Seung avrà pensato che Capovani, donna esile, non sarebbe riuscita a opporsi alla violenza".
Un appello finale?
"Seung non può essere affidato di nuovo alle strutture della Salute mentale, purtroppo in lui non c’è nulla da curare. Una persona schizofrenica si cura, con la terapia giusta i deliri scompaiono. Ma spesso chi ha questi disturbi sviluppa un sentimento di impunità, si avvale della diagnosi ma non vuole farsi curare. Bisogna comunque dire che le persone come lui, anche se fossero intenzionate a farsi curare, probabilmente non avrebbero benefici da quelle stesse cure".
Cosa si può dire alle famiglie che hanno parenti con disturbi della personalità? Per loro non c’è speranza di una vita normale?
"Qualche mio collega afferma che forse anni di psicoterapia possono aiutare. Ma Seung, per esempio, non avrebbe mai accettato. Quindi è giusto che cittadini e medici siano protetti".