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Barucci: "Draghi come Ciampi? Allora il problema era l'economia, ora è il Covid"

L'ex ministro, fiorentino, paragona la situazione attuale e quella del 1992. "Draghi conosce i tempi della politica. Meglio i politici di oggi o di allora? Lo dirà la storia"

Piero Barucci con Giuliano Amato

Firenze, 6 febbraio 2021 - La caratteristica principale di Mario Draghi?

«Il senso del tempo della politica: se si sbagliano i tempi si brucia l'idea. Ha questa dote, rara anche nel politico di professione».

Il professor Piero Barucci, 87 anni, conosce bene il premier incaricato: fu ministro del Tesoro dal giugno 1992 al maggio 1994, quando Draghi ne era autorevole direttore generale. E racconta il rapporto con Draghi in questa intervista rilasciata all'Agenzia Ansa. 

Il primo incontro risale agli anni '70. 

«Era allievo di Caffè col quale avevo un rapporto fraterno: me ne parlava sempre. 'Un giovane promettentissimo'. Come tale lo conobbi e lo apprezzai», spiega ricordando l'arrivo a Firenze dell'attuale premier incaricato negli anni 80, dove Barucci era docente alla facoltà di economia. Draghi - continua Barucci - venne a insegnare «a scienze politiche, all'epoca covo di importanti economisti: con lui Nardozzi Tarantelli, Vicarelli hanno lasciato una traccia».

Poi passò a dirigere il ministero.

«Ebbe un gran ruolo nel creare le condizioni per una politica economica diversa. Aveva formato una squadra coesa e importante: Giavazzi, Giovannini, Siniscalco... Sono convinto che Amato, con questa squadra, con l'ausilio di Pedone e Reviglio creò le condizioni per la svolta del '92. Quello con Draghi era un gruppo «in grado di tenere testa a Mediobanca».

Fu l'epoca delle privatizzazioni.

«Quando sono stato chiamato nel governo Amato il programma era fatto. C'era da realizzarlo».

Oggi invece Draghi deve "cominciare da zero".

«Sono due momenti drammatici, ma diversi», risponde Barucci alla richiesta di un paragone. «Per Draghi è una grande prova, ha avuto coraggio e gli fa onore assumersi questa responsabilità: la matassa è ingarbugliata». E comqunque il confronto tra «storia e attualità è spesso difficile e fuorviante».

Più difficile oggi o allora?. «Allora avevo un'idea su come intervenire. Al ministero- aggiunge Barucci - era stata svolta una grande attività preparatoria.  Ora la dura realtà è il Covid».

E il parallelo tra Ciampi e Draghi?

«Temperamento e formazione diversi ma attitudine simile ad affrontare i problemi concreti. Ciampi dimostrò di essere un uomo di Stato, sentiva il dovere civico di perseguire il risanamento finanziario insieme alle privatizzazioni. Anche Draghi non è un tecnico diventato politico che si adatta a fare mediazioni politiche, vuole governare i problemi. Ciampi nasceva come apostolo della Banca d'Italia, coscienza civica del Paese. Draghi è un apostolo del civil servant di altissima qualità, abile e coraggioso nelle scelte più difficili».

Governo Ciampi, governo Draghi

«Il governo Ciampi nacque con la volontà di attuare le riforme di Amato. E nacque sulle macerie dei partiti con la volontà di ricostruire. Draghi nasce ugualmente dalla crisi della politica ma con l'impressione di rompere con un assetto incapace di dare soluzioni. Ciampi costituisce la svolta per il debito pubblico e le privatizzazioni, Draghi ha di fronte una situazione, economica e sociale, veramente difficile da aggredire».

Si dice che l'Italia aspetti i momenti dramamtici per valorizzare i talenti migliori.

«Piuttosto nei momenti più difficili il Paese cerca soggetti che non hanno avuto a che fare con il periodo precedente e che si spera possano affrontare quello successivo positivamente. Se poi l'Italia abbia utilizzato meglio o peggio le persone nei momenti più bui, appartiene alla storia, ossia ai giudizi che si elaborano successivamente. Chi fece parte del governo Ciampi deve aver rispetto della storia in silenzio. Intanto quello fu un governo per lo più di professori universitari - un giornale diceva che non era un consiglio dei ministri ma di facoltà - che avevano un forte senso civico, tenaci nell'affermare le loro idee ma capaci di mediare. Il governo attuale ancora non lo conosciamo. Non direi che i protagonisti di oggi siano migliori rispetto a quelli di prima, questo è un giudizio che dovranno dare gli storici».