
Il professor Alessandro Bartoloni
Firenze, 13 settembre 2023 – La Seu è una complicanza gravissima di un’infezione intestinale causata da un ceppo particolarmente aggressivo di batteri Escherichia coli (Stec) che producono una potente tossina detta Shiga-tossina (Stx) o vero-citotossina (Vt). La complicanza dell’infezione intestinale, specie nei bambini molto piccoli (fino a 5 anni) può dar luogo alla grave sindrome emolitico-uremica, cosiddetta Seu (dall’acronimo).
Infezione gravissima, muore bambina di due anni
All’ospedale pediatrico Meyer, nel giro di due settimane, sono state ricoverate due bambine colpite da Seu. La più piccola, due anni appena, calabrese, non ce l’ha fatta a sopravvivere ai danni causati dalla malattia acuta rara. L’altra bimba di tre anni, aretina, sta lottando. Dopo una lunga permanenza in terapia intensiva, adesso è ricoverata in reparto.
Per evitare rischi infettivi è importante evitare di mangiare carni crude e derivati di latticini non pastorizzati che potrebbe essere contaminati, in quanto il batterio si trova nell’intestino dei bovini. Determinante anche l’attenzione al lavaggio di frutta e verdura che potrebbero essere state contaminata con acqua infetta.
E ovviamente l’igiene delle mani per scongiurare il contagio tra persone. Ne abbiamo parlato con Alessandro Bartoloni, professore ordinario di malattie infettive all’Università di Firenze e direttore della struttura operativa dipartimentale di Malattie infettive e tropicali all’ospedale di Careggi.
Professore, che cos’è la Seu?
«E’ una malattia causata da un batterio intestinale Escherichia coli in grado di produrre una tossina particolarmente aggressiva che, se sviluppata, dall’intestino può entrare nella circolazione del sangue e provocare danni alle cellule in vari organi».
Come si sviluppa?
«Causa la formazione di piccoli coaguli di sangue (trombi) in tutto il corpo che bloccano l’apporto di sangue a organi vitali come il cervello, il cuore e i reni».
Quali sono gli organi maggiormente colpiti?
«Il rene è l’organo che risente maggiormente del danno di queste tossine, più raramente si osservano danni in altri organi: al sistema nervoso centrale, al pancreas e al cuore».
Quali sono i sintomi?
«La sindrome si sviluppa solitamente dopo una settimana dall’inizio dei disturbi intestinali. Di solito la malattia inizia con diarrea con sangue e forti dolori addominali».
Campanelli d’allarme.
«E’ importante riconoscere alcuni disturbi preoccupanti, quali il sangue nelle feci, la ridotta produzione di urina, la presenza di edemi che sono i segni dell’insufficienza renale. In questo caso si rende necessario il ricovero ospedaliero. Ci può essere bisogno anche della dialisi per sostenere il funzionamento renale».
E’ una malattia rara.
«Molto rara. Anche se talvolta ci sono focolai epidemici: un numero più o meno vasto di casi legati alla stessa esposizione al batterio».
Valgono le misure d’igiene.
«Sicuramente il lavaggio attento delle mani, per evitare la diffusione da persona a persona».
Come ci si può infettare?
«Attraverso il consumo di alimenti contaminati».
Come avviene la contaminazione?
«Il batterio è presente nell’intestino dei bovini. Dunque bisogna fare attenzione alle carni crude o poco cotte, ai derivati del latte non pastorizzati, alle verdure o alla frutta contaminate da acque infette. Quando viene distribuita una partita di alimenti contaminati può determinarsi un focolaio infettivo».
Per chi è più pericolosa questa malattia?
«C’è una maggior frequenza di casi nei bambini piccoli, sotto i 5 anni di età. Gli adulti sono meno frequentemente coinvolti, probabilmente per la presenza di anticorpi. Ma tra gli adulti, se colpiti dalla malattia, i più a rischio sono i pazienti fragili, anziani o immunodepressi».
Si tratta di un batterio resistente agli antibiotici?
«In realtà per la Seu non è indicata terapia antibiotica, perché potrebbe avere effetti negativi su produzione di tossine».
Quindi come si cura?
«In alcuni casi con farmaci specifici e sostenendo la funzione renale, con terapie di supporto. Fino alla dialisi quando il rene smette di funzionare. Nella maggior parte dei casi la malattia si risolve completamente, anche se alcuni casi possono residuare danni».
Ha un’elevata percentuale di letalità?
«Dipende dalle forme. Ci sono differenze individuali nell’evoluzione della malattia, talvolta molto rapida e più letale. In altri casi è meno aggressiva con una progressione più lenta. Si può non riuscire a contenerla, ma nella maggior parte dei casi si supera».
In un anno in reparto quanti casi si contano?
«Non è facile dirlo. Perché molti sfuggono alla diagnosi. L’inquadramento non è facile, ci sono molte malattie che esordiscono con sintomi simili. Negli adulti i casi sono veramente rari e anche in età pediatrica è una malattia non comune».
Ulteriori raccomandazioni?
«Attenzione anche quando si tagli la carne, anche macinata. Quando è cruda il coltello e le mani vanno igienizzati per evitare contaminazioni».