
Beatles (foto Ansa)
Firenze, 10 aprile 2023 - Per i fan dei Beatles aprile e maggio sono due mesi drammatici: il 10 aprile 1970, in un'ormai celeberrima intervista, Paul McCartney annunciava la sua uscita dal gruppo, rendendo ufficiale la fine dei Fab Four. Una settimana dopo usciva il suo primo disco solista. A un mese di distanza, l'8 maggio 1970 usciva "Let It Be", ultimo atto ufficiale della band che ha cambiato il mondo e che si congedava facendo uscire contemporaneamente anche un documentario, diretto da Michael Lindsay Hogg, che raccontava le sedute di registrazione, compreso il leggendario concerto sul tetto del quartier generale della Apple Records di Savile Row a Londra. "Let It Be" è il prodotto di una band che all'epoca era ben oltre la crisi: Paul spingeva per riprendere a fare concerti, George, sempre più frustrato per il poco spazio che veniva concesso alle sue composizioni, era il più fiero oppositore al ritorno al live. Dopo una lite furibonda con John aveva lasciato la band. Lennon dal canto suo non nascondeva la sua voglia di andare da solo e la sua insofferenza per le scelte di Paul che sempre più cercava di assumere il ruolo di leader. A ricucire gli strappi, era Ringo, naturalmente votato per carattere alla mediazione. La situazione era così complicata che alla fine i nastri delle sedute di registrazione erano rimasti abbandonati negli armadi. A completare il lavoro, fu chiamato un nume tutelare, Phil Spector, il leggendario produttore del Wall of Sound. Furono Lennon e Harrison a convincerlo a mettere mano a quei nastri: e lui lo fece a modo suo, intervenendo nell'editing e aggiungendo parti orchestrali e cori. Il più celebre di questi interventi è rappresentato dagli archi di "The Long and Winding Road" inseriti a insaputa di McCartney che non ha mai digerito questa scelta, tanto da pubblicare nel 2003 la versione "naked", nuda. Spector produrrà anche le prove soliste di Lennon ed Harrison, due capolavori: "Platic Ono Band" e "All Things Must Pass". In realtà negli anni si è sviluppato un dibattito su quale sia l'ultimo autentico disco dei Beatles: sono in molti a ritenere che l'ultimo atto sia "Abbey Road", nonostante sia uscito nel settembre 1969: in effetti Paul, John, George e Ringo di fatto avevano lavorato al progetto "Let It Be" prima di incidere "Abbey Road" che senza discussione è "un album dei Beatles" più di quanto non lo sia il disco del 1970 e rappresenta il vero testamento spirituale. Il fatto che "Let It Be" fosse stato scartato dimostra l'inarrivabile grandezza dei Fab Four che, dopo aver inciso, con l'aiuto del tastierista Billy Preston, brani come "Let It Be", "Don't Let Me Down", "Get Back", "The Long and Winding Road" avevano lasciato i nastri in un armadio per dedicarsi ad un altro album. La verità è che, nonostante siano passati oltre cinquant'anni da quel traumatico scioglimento, ancora oggi sembra che i Beatles non abbiano mai smesso di suonare. È l'effetto di una grande magia che non ha mai smesso di esercitare il suo fascino irresistibile. Un'epopea pop che ha superato i confini del tempo e che incredibilmente è durata poco meno di otto anni. Nasce oggi Claudio Magris nato il 10 aprile del 1939 a Trieste. Saggista e scrittore. Docente di lingua e letteratura tedesca all'Università di Trieste, poi in quella di Torino nei caldi anni '70 e quindi nuovamente a Trieste, Magris pubblicò nel 1963 un saggio punto di riferimento storico-culturale, 'Il mito asburgico nella letteratura austriaca moderna', seguito poi da quello su Joseph Roth e l'ebraismo, 'Danubio' (1986), 'Microcosmi' (Premio Strega 1997). Ha scritto: “Solo chi non è innamorato perdona facilmente, chi ama è implacabile, non lascia passar nulla.”