Firenze, 5 maggio 2023 - I conti in rosso delle aziende sanitarie e delle aziende ospedaliero universitarie della Toscana, nel 2020, hanno dato una bella mazzata alle finanze regionali, impegnate a ripianare i bilanci in perdita. E’ quanto emerge dalla Sezione regionale di controllo della Corte dei conti, che si è appena pronunciata sui bilanci 2021 delle Asl e delle aziende ospedaliero universitarie, effettuando anche un primo esame dei bilanci 2021 che sono ancora in attesa di approvazione definitiva. In attesa della parifica fissata per il 20 luglio.
Le delibere evidenziano perdite rilevanti di tutte le aziende – al netto dei contributi ricevuti per il Covid – in particolare le più grandi. La Asl Toscana centro ha chiuso l’esercizio 2020 con una perdita di 28.109.724 euro. Il deficit dell’Asl Toscana Nord Ovest è ancora più profondo, ammonta a 31.242.845 euro. Il rosso dell’Asl Toscana Sud Est, sempre relativo al 2020, è di 17.045.169 euro. Careggi perde 9.745.918 euro, l’azienda ospedaliero universitaria Pisana 5.070.723 euro, le Scotte di Siena -2.065.414 euro.
Perdite , come rileva la Corte dei conti, che però non sempre sono riferibili per intero ai costi Covid" e che sono "destinate ad aumentare nel 2021.
Il Covid ha pesato, è evidente, causando minori ricavi (per la riduzione delle attività ordinarie si è persa la compartecipazione della spesa con i ticket) e maggiori costi per l’incremento delle attività richieste dall’emergenza. Ma la Corte rileva purtroppo che il rosso dei bilanci risente "anche di criticità e inefficienze già riscontrate nei precedenti esercizi come causa di uno squilibrio strutturale tra costi e ricavi che caratterizza ormai da anni il sistema sanitario regionale toscano".
La Sezione controllo della Corte dei conti sottolinea che permangono anche nel 2020: crisi di liquidità con maggiori oneri per il ricorso all’anticipazione di tesoreria per il pagamento dei debiti commerciali; persistenza di crediti verso la Regione conseguenti a ritardi nella definizione delle procedure contabili e finanziarie di assegnazione ed erogazione dei contributi di parte corrente e di parte capitale; elevati costi di indebitamento per i mutui contratti a sostegno delle spese di investimento.
A tali disfunzioni già in atto, che risentono anche di evidenti difetti della gestione regionale, si deve aggiungere il significativo aumento di alcune voci di costo registrate nel 2020 a causa della pandemia che rischiano di divenire strutturali, comportando difficoltà per il rispristino dell’equilibrio economico terminata la fase di emergenza.
Il riferimento è soprattutto ai costi del personale, derivante in buona parte da assunzioni a tempo indeterminato effettuate nel 2020, che caricano il bilancio di ulteriori oneri, destinati a gravare in modo permanente sulla gestione ordinaria.
Ma c’era necessità di assumere personale e ce n’è anche anche adesso. Infatti la Corte stigmatizza il blocco del turnover , indicato dalle aziende come strumento per ridimensionare il numero dei dipendenti e le spese. Non è un efficace strumento di governo del personale, in quanto le aziende devono assicurare la presenza di specifiche professionalità per garantire servizi essenziali. Quale soluzione? La Corte richiede misure correttive per superare le criticità. In cooperazione con la Regione le aziende dovranno fornire un’analisi dettagliata dei costi per il personale con una programmazione generale che consenta di attestarne la sostenibilità, mantendendo l’equilibrio nei bilancio e garantendo i livelli essenziali di assistenza.