Firenze, 8 febbraio 2024 – La lotta allo smog nelle città italiane è ancora in salita secondo il nuovo report di Legambiente, “Mal’aria di città 2024”. Nonostante una riduzione dei livelli di inquinanti atmosferici nel 2023, le città faticano ad accelerare il passo verso un miglioramento sostanziale della qualità dell'aria. Il report di Legambiente ha analizzato i dati del 2023 nei capoluoghi di provincia, sia per quanto riguarda i livelli delle polveri sottili (PM10, PM2.5) che del biossido di azoto (NO2). In sintesi, 18 città sulle 98 monitorate, hanno superato gli attuali limiti normativi per gli sforamenti di PM10 (35 giorni all'anno con una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi/metro cubo). L'NO2 è l'unico inquinante in calo negli ultimi 5 anni, ma il 50% delle città resterebbe comunque fuori legge per gli obiettivi da raggiungere nel 2030. Napoli (38 g/mc), Milano (35 g/mc), Torino (34 g/mc), Catania e Palermo (33 g/mc), Bergamo e Roma (32 g/mc), Como (31 g/mc), Andria, Firenze, Padova e Trento (29 g/mc) sono le città con i livelli più alti.
Fonti inquinanti
Le fonti di emissione degli inquinanti, per quanto complesse, ormai si conoscono. Grazie ai numerosi studi che si sono affinati nel corso degli anni, è stato possibile circoscrivere le fonti principali di inquinamento al riscaldamento a biomasse e ai trasporti per il particolato PM10 e PM2.5 primario, all’agricoltura e ai trasporti su strada per il secondario, alla combustione dei motori diesel e al traffico in generale per l’NO2.
Biossido di azoto a Firenze, cos'è e gli effetti sulla salute
Il biossido di azoto NO2 è un gas di colore rosso bruno, di odore pungente e altamente tossico. È un gas irritante per l'apparato respiratorio e per gli occhi che può causare bronchiti fino anche a edemi polmonari e decesso. Contribuisce alla formazione dello smog, e trasformandosi in acido nitrico, al fenomeno delle "piogge acide".
A Firenze ne sono stati registrati 29 g/mc nell’aria, un dato che per gli obiettivi da raggiungere entro il 2030, renderebbe la città gigliata fuori legge.
Le soluzioni possibili
MOBILITÀ E TRASPORTI
Per una mobilità veramente sostenibile e inclusiva, che non lasci indietro nessun cittadino, bisogna accelerare il passo su più direzioni a partire da investimenti massicci nel trasporto pubblico, della mobilità elettrica condivisa (micro, bici, auto, van e cargo bike) anche nelle periferie e nei centri minori; richiedere la mobilità a zero emissioni per l’ultimo miglio delle merci; trasformare la città per salvaguardare la salute e la qualità della vita mediante ZTL, LEZ e ZEZ, la digitalizzazione dei servizi della PA, la promozione dello smart-working, l’espansione delle reti di percorsi ciclo-pedonali, ridisegnando lo spazio pubblico urbano a misura di persona.
RISCALDAMENTO
In una visione più ampia e sistemica di LEZ (Low Emission Zone) anche per il settore del riscaldamento, occorre che caldaie e generatori di calore a biomassa, oltre a dover essere sottoposti a controlli e revisione come tutti gli impianti termici, vengano progressivamente vietati ed abbandonati nelle città e territori più critici ed inquinati; negli altri invece si può supportare l’installazione di tecnologie a emissioni “quasi zero” – con l’applicazione di sistemi di filtrazione integrati o esterni al corpo caldaia - o ibride - che combinano la caldaia a biomassa con altri generatori a fonte rinnovabile - promuovendo infine solo utilizzo di legna e pellet da una gestione forestale e boschiva sostenibile, dove l’utilizzo di questa risorsa per scopi energetici è l’ultimo della filiera.
OCCUPARSI ANCHE DELLE CAMPAGNE
L’idea che l’aria di campagna sia più salubre di quella di città non è sempre vera: nelle aree italiane caratterizzate da agricoltura e allevamento intensivo, le emissioni di fonte agricola sono rilevanti e, talvolta, perfino prevalenti rispetto ad altre fonti di tipo industriale o urbano. I dati delle città della pianura padana ne sono la conferma. Esistono però buone pratiche agricole e obblighi che, se rispettati, consentono di ridurre le emissioni di ammoniaca, un precursore fondamentale delle polveri sottili. Sui campi occorre provvedere al rapido interramento dei liquami per evitarne la prolungata esposizione all’aria. Si tratta di norme che richiedono una vigilanza anche da parte dei comuni, attraverso una adeguata formazione delle polizie locali. I comuni dovrebbero anche incoraggiare e assecondare gli investimenti produttivi delle aziende agricole finalizzati a ridurre le emissioni. L’inquinamento di origine agricola è anche quello legato alle combustioni all’aperto di biomasse cellulosiche: si tratti di residui di potature o di stoppie arse dopo la mietitura, sono attività che dovrebbero essere vietate in tutte le regioni, attuando senza deroghe la normativa nazionale, anche in considerazione della tossicità dei fumi che sono ricchi, oltre che di polveri sottili, anche di sostanze come ossido di carbonio, benzopirene e metalli pesanti.
IL COMMENTO
"Ancora una volta l'obiettivo di avere un'aria pulita nei centri urbani italiani rimane un miraggio, le fonti sono note cosi' come sono disponibili e conosciute le azioni e le misure di riduzione delle emissioni, ma continuiamo a registrare ancora forti e ingiustificati ritardi nel promuovere soluzioni trasversali. Serve quindi un cambiamento radicale, attuando misure strutturali ed integrate, capaci di impattare efficacemente sulle diverse fonti di smog, dal riscaldamento degli edifici, dall'industria all'agricoltura e la zootecnia fino alla mobilità. I dati del 2023 ci dicono che il processo di riduzione delle concentrazioni è inesistente o comunque troppo lento", spiega Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente.