ERIKA PONTINI
Cronaca

Bissoultanov, l’ultimo mistero: potrebbe combattere in Ucraina assoldato come mercenario

L’uomo che nel 2017 uccise Niccolò Ciatti in una discoteca di Lloret de Mar è sparito da quasi un anno. Il processo di appello in Italia: la procura chiede l’ergastolo. La sentenza è attesa il 5 luglio

Firenze, 21 giugno 2023 – Il ceceno Rassoul Bissoultanov, l’uomo che nella notte d’agosto del 2017 a Lloret de Mar uccise con una "furia cieca" il giovane scandiccese Niccolò Ciatti con un calcio alla testa, potrebbe essere nel teatro di guerra ucraino-russo. Mercenario.

Combattere, sapeva combattere. E questa potrebbe essere la sua exit strategy per sfuggire a due Paesi che gli danno la caccia: l’Italia e la Spagna. E’ una delle ipotesi degli investigatori italiani. Anche se ormai il ceceno è scomparso dai radar da quasi un anno. Sulla sua testa pende un mandato d’arresto europeo ma adesso sarebbe impossibile capire dove andarlo a cercare.

La prima volta fu individuato in Francia, la seconda in Germania. Caricato su un aereo militare dopo il sì alla consegna all’Italia che lo stava processando. Il resto è storia nota: i giudici decidono di scarcerarlo e Bissoultanov ne approfitta per far rientro dove, guarda caso, sa che non sarebbe subito riarrestato: la Spagna. Torna a Girona da uomo libero, assiste, senza le manette, con la mamma accanto, al giudizio di primo grado. Successivamente si sottrae all’udienza del tribunale di Sorveglianza e fa perdere per sempre le sue tracce.

Anche perché oltre ai quindici anni (il minimo della pena) comminati dal tribunale di Girona, confermati dalla corte di Barcellona, la magistratura italiana lo vuole all’ergastolo.

E ieri il pm Erminio Amelio, che già aveva chiesto il massimo della pena nel processo dello scorso febbraio, non ha spostato la sua convinzione di una virgola al processo d’appello. "Non ci fu nessuna rissa", incalza il procuratore generale Debora Landolfi. La requisitoria dell’accusa si conclude con la richiesta di aumentare la pena per il picchiatore, professionista della lotta e dell’Mma: in primo grado, la corte d’assise gli ha infatti inflitto 23 anni. Nel precedente processo, non erano state riconosciute le aggravanti dei futili motivi.

Si torna in aula il 5 luglio, prossima tappa di una corsa a far presto: nel conflitto dei processi italiani e spagnoli, che neanche l’arbitro Eurojust ha saputo risolvere. Con la sentenza attesa nella prossima udienza, i due procedimenti gemelli si riallineano. Uguali nell’imputazione ma non nella pena.